LA CURA DELL’ACQUA di Sophie Mackintosh

Il genere maschile ha un virus che intacca quello femminile. Al solo tocco di un uomo, la donna riporta lividi, escoriazioni e nevrosi, diventa volubile e inizia a provare quel desiderio che la condurrebbe alla morte.

Le donne che si sono lasciate toccare fuggono dalla terra ferma verso l’isola che ospita un vecchio albergo dismesso. Lì vivono quattro donne e un uomo che sono riusciti a curarsi grazie all’acqua. Loro sono le uniche persone che possono salvarle.

Parte di ciò che rendeva il vecchio mondo così terribile, così propenso alla distruzione, era una totale mancanza di preparazione per le energie personali spesso chiamate sentimenti. Mamma ci ha parlato di questo tipo di energie. Pericolose soprattutto per le donne, essendo i nostri corpi già così vulnerabili, in modi in cui i corpi maschili non lo sono.

La mamma e King hanno ideato la cura dell’acqua. La testa viene tenuta sotto finché i polmoni iniziano a gridare. Inutile dimenarsi, loro sanno esattamente quando rialzarle dall’acqua. Un attimo prima della fine. Ancora, bere l’acqua di mare ripulisce l’organismo. Basta qualche bicchiere per scatenare il vomito e bisogna continuare finché la saliva non è rosa e tutto è stato ripulito. Continua a leggere

IL PECCATO di Josephine Hart

Cosa sarebbe successo se fossi nata per prima? Lei sarebbe stata… come me? Cosa sarebbe successo se Set, il terzo figlio dopo Caino e Abele, fosse stato il primogenito? Cosa sarebbe successo se il Signore fosse stato contento del dono di Caino? Caino avrebbe mai risvegliato il mostro che dormiva dentro di lui? Scelsi la veste da indossare. Non avevo, capite?, grandi piani. Perché non ero ambiziosa. Non avevo bisogno degli applausi del pubblico. Ero spirituale per natura. Una creatura spirituale e maligna. Credo che ce ne siamo molte, in giro.

Difficile spiegare perché leggere Il peccato di Josephine Hart, anzi, a dirla tutta, sarebbe molto più facile spiegare perché non si dovrebbe leggerlo. Primo motivo fra tutti è che questo è il libro dell’odio, della rabbia, del rancore e della vendetta; mai mi ero mai avvicinata ad un libro infestato di tutte queste emozioni negative eppure, ad oggi, non ho nessun rimpianto. E questo grazie a come l’autrice, attraverso la sua scrittura, permette al lettore di scivolare su parole amare e scene brutali con la tranquillità, l’indifferenza e perché no, con l’ironia che solo la totale assenza di sentimento può provocare. Continua a leggere

IL MESTIERE DI SCRIVERE di Raymond Carver

Ogni lettore, a un certo punto della sua carriera, dovrebbe fare mea culpa. Il motivo è molto semplice e non ammetterlo sarebbe ipocrisia: siamo egoisti. Gli scrittori con fatica hanno riempito pagine e pagine, mentre editor e traduttori hanno lavorato per portare a noi lettori questi libri. Noi in cambio abbiamo fatto ben poco, al più abbiamo speso un po’ di soldi e abbiamo dedicato loro qualche ritaglio di tempo Ammettiamolo, spesso come lettori siamo ingenerosi. Cosa possiamo fare, allora, per gli autori? Ascoltare con più attenzione ciò che vogliono dirci. Andare oltre la pagina. Avvicinarsi al lato più umano della letteratura.

Le parole sono tutto ciò che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste.

Una volta impegnati in questa missione, ciò che si scopre è inaspettato. Raymond Carver, ad esempio, non cerca di raccontare bugie, la realtà è semplice, anche quella degli scrittori.

Alcolizzato, mai troppo felice e intrappolato in un matrimonio distrutto. E nei suoi libri è questo che dice. Lo stile minimale dell’autore è diventato iconico e ha fatto di lui un insegnante di Creative Writing presso alcuni dei più prestigiosi college degli Stati Uniti. Continua a leggere

STONER di John Williams

Nella prefazione a Stoner Peter Cameron scrive:

E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.

Questa è la vita di William Stoner, protagonista del romanzo.

Figlio di genitori contadini, impara da bambino a coltivare la terra che li avrebbe sepolti, consapevole e insofferente al fatto che non sarebbero mai andati via di lì.

A metà della sua vita, William ha raccolto molti momenti grigi, di nessun apparente valore. Come una collezione di francobolli nella quale appaiono sono quelli più comuni o, persino, doppi.

La Verità, il Bene, il Bello. Sono appena dietro l’angolo, nel corridoio accanto; sono nel prossimo libro, quello che non hai ancora letto, o sullo scaffale più in alto, dove non sei ancora arrivato. Ma un giorno ci arriverai.

Durante gli anni di università alla Columbia, il primo conflitto mondiale arriva a sconvolgere il paese, ma non Stoner.

Mentre i suoi amici Dave Masters e Gordon Finch partono per la Francia, lui rimane. Continua a leggere

IL VELO di Stefano Pasetto

Il velo è un oggetto di forte significato rituale e simbolico: entra, per esempio, nelle cerimonie nuziali e lo portano sul capo le religiose. Il velo copre ma lascia trasparire, nasconde e ripara. Si dice sollevare un velo, stendere un velo, alludendo a verità che vengono alle luce o si vogliono occultare.

Il velo evoca il mistero, l’occulto, ciò che non si può o non si vuole conoscere, ciò che deve restare nell’ombra senza però poter essere dimenticato. Ciò che è velato non scompare, resta lì in attesa di essere (s)velato o di piombare per sempre nell’oblio, sempre sul confine fra consapevolezza e ignoranza.

Stefano Pasetto, regista e sceneggiatore, ambienta il suo romanzo d’esordio fra l’Argentina e, in misura marginale, il Belgio nebbioso. Al centro della storia c’è un terribile segreto che unisce e al tempo stesso divide tre donne: una madre e le sue due figlie.

La figlia maggiore, Suor Silvana, insegna filosofia a Bruxelles in un istituto cattolico ed è lei la voce narrante. Nella scena d’apertura del romanzo la vediamo alle prese con i preparativi per un viaggio a Buenos Aires. L’ultima visita alla famiglia è avvenuta per i funerali del padre, sette anni prima. Continua a leggere

Zero K di Don DeLillo

Tutti vogliono possedere la fine del mondo.

Nietzsche, nello Zarathustra, identifica la virtù suprema nella capacità di vivere per tramontare, qualità che definisce gli Ultra Uomini come coloro che “passano dall’altra parte”, la loro peculiarità starebbe, quindi, nella capacità di scomparire – d’essere un ponte piuttosto che rappresentare o avere uno scopo – per consentire una nuova alba, nel susseguirsi dell’alternanza delle forme della storia.

Le oltre 240 pagine di Zero K – il magnifico libro di Don DeLillo – sono la dimostrazione della opinione di Nietzsche ab absurdo, cioè ipotizzando che la tesi sia falsa e mostrando che in questo caso si presenterebbero delle antinomie.

Siamo un in tempo scardinato e illuminato da una luce polverosa in una data indefinita, ma figlia della fase post capitalistica, post socialista, ma soprattutto post religiosa, in cui l’afflato verso il lato metafisico della natura umana è assorbita dalla nuova fede nella scienza, una forma di neopositivismo che impronta di sé ogni aspetto della vita e, soprattutto, della morte. Continua a leggere

NULLA D’IMPORTANTE TRANNE I SOGNI di Rosalia Messina

Tolstoj ci allerta sul fatto che tutte le famiglie felici s’assomigliano mentre ogni famiglia infelice lo è a modo suo. Rosalia Messina in Nulla d’importante tranne i sogni ci conduce nel peculiare labirinto di luce nera di una famiglia della borghesia siciliana: soprattutto, due sorelle, per motivi diversi in rotta con la vita, separate da tutto, ma più che d’ogni altra cosa dallo iato che genera solo l’ineguale distribuzione del talento, diversità che alimenta sull’una supponenza e sull’altra invidia: i fallimenti puzzano e i successi profumano, addirittura, puzzano e odorano di più quelli, di entrambe le categorie, ingiustificati.

Ro, scrittrice di successo, speleologa della psiche femminile, Nana sciatta, tendente alla pinguedine, insegnante insoddisfatta, sola contro il mondo: un figlio, Fosco, che gode del successo ed è riconosciuto dalla isomorfa zia, e una figlia, Giada, alcolista, in lotta con la vita e soprattutto con sé stessa; Ro: una specialità nel raffigurare la deflagrazione dei legami sociali, una Vita ispirata alla letteratura sulla vita.

Fin da quando aveva iniziato, giovanissima, a scrivere, si era prefissa di far intravedere, come in controluce, i meccanismi che fanno nascere odi sotterranei e dipendenze che strangolano vittime e carnefici.

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UN’ESTATE CON LA STREGA DELL’OVEST di Naho Nashiki

La piccola Mai soffre di una forma d’asma che le impedisce di stringere legami con i suoi coetanei. Il respiro affaticato con la quale convive la costringe a isolarsi dalle lunghe chiacchierate, dalle risate a pieni polmoni e dalle corse in cortile. Ogni giorno più chiusa in sé stessa, la meraviglia dei primi anni di vita è stata rilegata in una cantina nascosta del suo cuore.

Sotto stretto consiglio dei medici, i genitori decidono di mettere in pausa la scuola per farle trascorrere qualche mese in montagna assieme alla nonna. L’aria pulita che circonda la piccola dimora di quest’ultima potrebbe giovare al corpo e allo spirito di Mai. Una vita nuova: la speranza che un animo più felice guarisca anche i suoi polmoni.

Forse imparerei a vivere facendomi meno problemi, sgusciando tra le difficoltà come un pesce che nuota nell’acqua

Mai e la nonna non si sono viste spesso e, appena scesa dalla macchina, la figura minuta pronta ad accoglierla le incute timore. Capelli bianchi come la neve, fitte ragnatele sotto gli occhi e un sorriso accennato, senza denti in mostra, con un pizzico di furbizia come quella che possiedono le streghe. Non ha gli occhi a mandorla come i suoi: la nonna è di origini inglesi e la notte, quando aiuta Mai ad infilarsi sotto le coperte, ripete «‘night ‘night sweetie». Continua a leggere

FOLLIA di Patrick McGrath

Le storie d’amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni. Si tratta di relazioni la cui durata e la cui intensità differiscono sensibilmente, ma che tendono ad attraversare fasi molto simili: riconoscimento, identificazione, organizzazione, struttura, complicazione, e così via. La storia di Stella Raphael è una delle più tristi che io conosca.

Quante volte si ama nel corso della vita? Quante volte veramente? E quanto amore abbiamo sprecato? Quanto non ne abbiamo visto?
Tutti almeno una volta nelle nostra vita abbiamo incontrato la parola amore, magari inciampandoci sopra, o riconoscendola fra un milione di altre parole. Abbiano provato le palpitazioni, la gioia esplosa all’improvviso, la rabbia furiosa, la gelosia cieca, il dolore sordo a qualsiasi cura; molti hanno tentato il per sempre rinchiudendo i pensieri in una favola, pochi ci sono riusciti. Eppure se dovessimo descrivere che cos’è l’amore e cosa si prova quando esso ci invade impossessandosi di noi, non ne saremmo capaci perché lo sentiremmo troppo complesso, sfaccettato e restio ad ogni logica forma del linguaggio che pretende di incatenarlo. Continua a leggere

DIVORZIO DI VELLUTO di Jana Karšaiová

Divorzio di velluto è l’espressione con la quale si descrive la separazione fra la Repubblica Ceca e la Slovacchia (1 gennaio1993).

Questo romanzo di Jana Karšaiová (Feltrinelli, 2022) racconta, sullo sfondo della scissione della Cecoslovacchia in due Stati distinti, una serie di distacchi: dal Paese, dalla famiglia, da un amore.

La Cecoslovacchia era durata meno di settantacinque anni, non era mai esistita una nazione “cecoslovacca”, anche se per aumentare la credibilità del nuovo Stato si era cercato di cavalcare questa idea. La lingua e la cultura slovacca si erano sviluppate più tardi rispetto a quelle ceche, e le due non si erano mai veramente amalgamate. Anche per questo, e per la maggioranza numerica dei cechi che erano quasi il doppio, in Cecoslovacchia gli slovacchi erano economicamente e culturalmente più deboli. Durante il comunismo le divergenze fra le due nazioni si erano un po’ affievolite, il regime rappresentava il nemico comune da combattere per tutti. Ma poi l’avevano sconfitto.

Katarína torna a Bratislava da Praga per trascorrere il Natale con la famiglia. Da sette anni sua sorella Dora, la persona alla quale fin dall’infanzia è stata più legata, vive negli Stati Uniti. Continua a leggere

I SACCHEGGIATORI di William Faulkner

E’ tornato nelle librerie, per la Nave di Teseo, l’ultimo dei romanzi scritti da William Faulkner, I saccheggiatori, l’opera è del 1962, lo stesso anno della morte dell’autore.
La storia prende avvio, nel Mississippi e più precisamente nella contea immaginaria di Yoknapatawpha, la Macondo di Faulkner, in una primavera di inizio ‘900: Lucius è un bambino bianco di undici anni, rampollo di una famiglia borghese e benestante; scopriamo subito che in virtù dell’approccio calvinista del padre e del nonno, non è stato abituato nella bambagia, è già inserito nel tritacarne del mondo e della vita famigliare.

…e io ero seduto sulla sedia contro il muro ad aspettare mezzogiorno quando come ogni sabato avrei ricevuto la mia paga settimanale … dopodiché sarei stato libero di raggiungere (era maggio) la partita di baseball che andava avanti dall’ora di colazione senza di me: sulla base del presupposto (non mio: del mio bisnonno) che persino a undici anni un uomo dovesse già avere alle spalle un anno in cui aveva pagato, e si era assunta la responsabilità, per lo spazio, il posto che occupava nell’economia…

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PARADISI PERDUTI di Emanuele Zeffiro

Davide è un archetipo. È laureato in fisica, ha un lavoro stabile in un ente pubblico ed è single. I suoi amici sono accasati e, quelli che non lo sono ancora, compiranno presto il grande passo. Il fratello Alessandro desidera una famiglia da cui tornare ogni sera.

L’immagine che ci si potrebbe fare di Davide è quella di un bianco etero libertino che affronta con successo il suo lavoro e colleziona aneddoti da raccontare alle numerose donne che ammalia e accompagna in camera da letto. Non è così. Davide non sa avere successo e non riesce a comunicare, specialmente con le donne.

«Ma io a volte mi sento inadeguato» aveva farfugliato lui, rendendosi conto che stava, di nuovo, restituendole solo una pallida fotografia della realtà. Avrebbe voluto dirle che in quella relazione gli sembrava di camminare in un campo minato: lasciava trapelare ben poco di sé, nel timore di irritarla con una delle sue frasi fuori luogo…

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UVA. UNA VITA ALTROVE di Giovanni Capotombolo

Chiunque sia stato giovane negli Anni ’90, aveva amici, un fratello, una sorella o un conoscente anche solo lontana che faceva parte di una rock band.
Le sale prove erano i garage del componente con la casa più grande o, semplicemente, con i genitori e i vicini più tolleranti. I social network, la realtà mediatica e la FOMO erano concetti lontani.
Solitamente si presentavano come esseri mitologici di poche parole, con le cuffiette che collegavano direttamente le orecchie al walkman e le magliette con stampate sopra facce di altri esseri mitologici. Eppure, ai concerti, si scatenavano: tiravano fuori la voce e pogavano via ogni problema della vita.

Sono come guerrieri urbani dentro l’Inferno dantesco, sono colorati e vivaci, vivi e vitali. In una parola: bellissimi.

UVA e Wally sono amici da una vita. Non hanno combinato troppi guai e, da bravi fratelli minori, vivono per emulare i maggiori. Così, appena questi ultimi compiono il loro battesimo del fuoco nel panorama del rock, i due amici non possono astenersi dall’imitarli. Continua a leggere

NÉ IL FIORE NÉ IL BARATRO di Giovanni Rossi

Un modo di classificare i libri è quello che si basa o sul determinismo associato al progetto d’una solo traiettoria possibile nella lettura, anzi nella vita del lettore, oppure sull’accettazione, paradigmatica in Borges, della distribuzione di probabilità d’infinite traiettorie. Il bel libro di poesie di Giovanni Rossi – Né il fiore né il baratro (editrice ChiPiùNeArt, Roma) – appartiene inequivocabilmente al secondo tipo.

Il tessuto è spugnoso, la luce v’entra stentorea e ne percorre i tratti cedendo colore alle pareti dei tessuti, la struttura modulata con la curvatura del sogno, del resto la via dritta è dell’uomo e la piegata di Dio: all’impavido lettore come al reticente sbirciare non rimane che scegliere una tra le infinite chiavi di lettura; io ho optato, sa il cielo perché, per l’ingresso nel labirinto dalla parte della contumacia del padre (Mio padre non è un sarto), questo senza, ovviamente, nessuna supposizione che questa sia anche la traiettoria che sceglierebbe l’Autore se costretto nei panni del Lettore: Continua a leggere

PENELOPE di Silvana La Spina

Penelope, romanzo di Silvana La Spina ispirato alle vicende della sposa di Odisseo, è stato pubblicato per la prima volta da La Tartaruga nel 1998 ed è stato ripubblicato nel maggio di quest’anno.
Con scrittura elegante e al tempo stesso sanguigna, l’autrice rovescia tutti gli stereotipi ai quali siamo abituati: Penelope felicemente prigioniera del ruolo di donna paziente, Penelope moglie e madre che attende il ritorno dell’eroe infedele rimanendogli fedele, regina nel suo gineceo ma priva di ogni potere, tanto che perfino il figlio giovanissimo, Telemaco, la esclude con durezza e fermezza dalle decisioni importanti, rimandandola alle sue stanze, al suo telaio, alle “cose da donne”.
La storia di Penelope, come la ricostruisce e la reinventa Silvana La Spina, non inizia con l’attesa del ritorno del guerriero vagabondo, come se nulla di importante potesse esserle accaduto prima; già solo per il risalto che l’autrice dà alle vicende che precedono l’incontro e il matrimonio con Odisseo, questa Penelope ha un risalto da protagonista anziché da sbiadita figura di contorno in una storia tutta maschile, incentrata sul celebre marito, sul figlio Telemaco, sui Proci che aspirano a sposarla per regnare su Itaca. Continua a leggere