NÉ IL FIORE NÉ IL BARATRO di Giovanni Rossi

Un modo di classificare i libri è quello che si basa o sul determinismo associato al progetto d’una solo traiettoria possibile nella lettura, anzi nella vita del lettore, oppure sull’accettazione, paradigmatica in Borges, della distribuzione di probabilità d’infinite traiettorie. Il bel libro di poesie di Giovanni Rossi – Né il fiore né il baratro (editrice ChiPiùNeArt, Roma) – appartiene inequivocabilmente al secondo tipo.

Il tessuto è spugnoso, la luce v’entra stentorea e ne percorre i tratti cedendo colore alle pareti dei tessuti, la struttura modulata con la curvatura del sogno, del resto la via dritta è dell’uomo e la piegata di Dio: all’impavido lettore come al reticente sbirciare non rimane che scegliere una tra le infinite chiavi di lettura; io ho optato, sa il cielo perché, per l’ingresso nel labirinto dalla parte della contumacia del padre (Mio padre non è un sarto), questo senza, ovviamente, nessuna supposizione che questa sia anche la traiettoria che sceglierebbe l’Autore se costretto nei panni del Lettore: Continua a leggere