Ricordo, in ordine sparso:
– un lucido interno polso;
– vapore che sale da un lavello umido dove qualcuno ha gettato ridendo una padella rovente;
– fiotti di sperma che girano dentro uno scarico prima di farsi inghiottire per l’intera altezza di un edificio;
– un fiume che sfida ogni legge di natura, risalendo la corrente, rovistato onda per onda dalla luce di una decina di torce elettriche;
– un altro fiume, ampio e grigio, la cui direzione di flusso è resa ingannevole da un vento teso che ne arruffa la superficie;
– una vasca da bagno piena d’acqua ormai fredda da un pezzo, dietro una porta chiusa.
L’ultima immagine non l’ho propriamente vista, ma quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni.
Più che un romanzo una trappola. La scrittura scivolosa ti invischia, sabbie mobili si nascondono dietro ogni frase con semplicità, la storia fila, ti avvolge e poi ti intrappola e poi ti divora. Difficile descrivere la trama, non perché sia complessa ma perché insidiosa. Continua a leggere





