XXI SECOLO di Paolo Zardi

xxi-secolo-paolo-zardi-coverLe sorprese come XXI SECOLO di Paolo Zardi, edito dalla piccola casa editrice Neo Edizioni di Castel di Sangro e assurto fra i finalisti del Premio Strega 2015, scaldano il cuore di un lettore affamato.
Il primo motivo salta subito agli occhi, bastano poche pagine: è scritto bene. La prosa allo stesso tempo ricercata e semplice è uno dei tanti ossimori in cui mi sono imbattuto nella lettura rapita di questo romanzo. Come nella figura retorica, vi sono accostamenti di elementi contradditori che, uniti, colgono lo spirito tragico di un secolo che abbiamo appena iniziato a vivere. Un XXI secolo medioevale, in cui tutti si sentono in guerra contro tutti, l’ambiente circostante rispecchia il degrado dell’umanità, e la gente, nel frattempo, segue con attenzione sui media notizie senza alcuna importanza.
«Ho paura, papà».
«Di cosa?»
«Del buio. E dei rumori. Li senti?»
Dal soffitto, da sotto, da punti indefiniti, arrivavano gli scricchiolii che avevano accompagnato tutte le sue notti in quella casa. Il palazzo era in continuo assestamento, come un ragazzo nell’età della crescita, un vulcano sopito, come un vecchio decrepito che cerca disperatamente di rimanere in piedi.
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SOLO IO POSSO SCRIVERE LA MIA STORIA. AUTORITRATTO DI UNA DONNA SCOMODA di Oriana Fallaci

autobiografiafallaci_coverSolo io posso scrivere la mia storia. Autoritratto di una donna scomoda è da giovedì 13 ottobre in tutte le librerie e io l’ho divorato in due giorni. La donna scomoda di cui parla il titolo è la giornalista e scrittrice – o meglio scrittore, come voleva essere chiamata lei – Oriana Fallaci.
Nel decimo anniversario della sua morte la casa editrice Rizzoli, che fin dal suo esordio ha pubblicato i suoi scritti, le dedica queste pagine dando vita a quello che vuole essere un autoritratto.  La quarta di copertina riporta parole precise pronunciate dalla Fallaci: “Se mai qualcuno scriverà la mia vita, un giorno, questa persona sarò io e nessun altro.” L’editore ha infatti ripercorso la vita della giornalista riportando brani tratti dai suoi scritti editi e inediti, ed è sempre e solo la voce di Oriana che ci parla.
Il libro, suddiviso in cinque parti, non tralascia nulla degli avvenimenti che hanno contraddistinto la biografia di Oriana: c’è la giovinezza segnata dalla seconda guerra mondiale, dalla Resistenza, dall’impegno di essere una piccola staffetta; c’è la casa, la mamma Tosca, il padre Edoardo, c’è l’emozionante scoperta delle prime letture; c’è la guerra e la povertà, il coraggio e la paura; ci sono le bombe che cadono a Firenze e c’è lo schiaffo del padre perché “una ragazzina non piange”. Continua a leggere

DI RABBIA E DI VENTO di Alessandro Robecchi

dirabbiaediventoIn sintesi: brillante, affilato, impietoso.

Milano. Una escort uccisa malamente, un tesoro “nascosto”, un passato che ritorna senza troppi complimenti. Poi, tre uomini – personaggi già conosciuti e amati nei precedenti romanzi di Robecchi – che cercano di capire la ragione di una morte troppo vicina e pure troppo lontana: Tarcisio Ghezzi, detective sui generis con moglie quasi fantozziana al seguito; Oscar Falcone, spalla fuori dagli schemi, e Carlo Monterossi, creatore di mielosi format televisivi dove Flora De Pisis, stravagante conduttrice, la fa da padrona. Sul fondo appunto, Milano, spazzata da un vento insolito, e la musica di Bob Dylan a far da colonna sonora.

Odetta sings Dylan, ecco, perfetto. E così insieme al profumo del pollo si diffonde quel blues calmo che trattiene il furore, che ti si appiccica addosso come la pece e le piume durante i linciaggi nel West.
Odetta Holmes, maestosa trentacinquenne nel 1965, combattente dei diritti civili, attivista, orgoglio nero, i capelli alla Angela Davis, chitarra appena pizzicata alla Joan Baez, canta le parole di quel ragazzo bianco come se fosse sempre notte e sempre Harlem.
I got a heavy-headed gal
I got a heavy-headed gal
I got a heavy-headed gal
She ain’t feelin’ well
When she’s better only time will tell.

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NOLI ME TANGERE di Andrea Camilleri

71qx5vqra3lUna donna seduta di spalle su dei gradini, il suo vestito rosso e la sua ombra in quella che sembra essere una giornata calda e soleggiata in uno spazio anonimo e immobile come nei quadri di Hopper. Ecco l’illustrazione di Jean-Pierre Leclercq che fa da copertina al nuovo libro di Andrea Camilleri. Un’immagine e un nome, quello dell’autore, che suscitano già interesse al primo sguardo.

Non è la prima volta che lo scrittore siciliano ci conduce per i sentieri dell’arte. Nel 2009 aveva pubblicato Il cielo rubato. Dossier Renoir, storia di fantasia su un’opera realizzata dal pittore impressionista durante il suo soggiorno in Sicilia. Ma questa volta Camilleri prende congedo dalla sua terra per attraversare altre località italiane: da Roma a Milano, passando per Firenze e Murano, tappe di “un viaggio che ha del rituale e purificatorio”. Continua a leggere

NON NE HO LA MINIMA IDEA di Francesca Massaroli

nonneholaminimaidea_coverNon ho la minima idea di come cominciare questa recensione. Sarà che questa storia è un cerchio perfetto: inizia nello stesso momento in cui finisce. E in mezzo c’è tutto il resto. E allora tu non sai bene se iniziare dall’inizio, dalla fine (che poi sono la stessa cosa, appunto), o da tutto-il-resto. Forse meglio lasciar perdere questi ragionamenti e scrivere qualche pensiero sparso, così come viene.

Quando la vita sembra procedere su un binario che non ammette deviazioni, è sempre il momento in cui, di solito, accade qualcosa. Bello o tragico che sia questo qualcosa, alla vita non importa. Le interessa solo dimostrarti che quel binario lì, che vedi tra i tuoi piedi quando guardi per terra, in realtà non esiste; che te lo faccia capire a colpi di orrore o di gioia, è ai suoi occhi (della vita, intendo) irrilevante.

Succede così anche in questo romanzo, quando l’esistenza di Anita Giunchi sta procedendo, senza scossoni, verso nulla. Anita, legata a un ragazzo di nome Otis che “fa l’artista”, ha da poco trovato un lavoro sicuro come segretaria in uno studio notarile rinomato, accantonando, forse per sempre, il sogno di fare l’insegnante:

A me far quel lavoro, mi sembrava di stare lì a compilare i giorni. Crocette a caso, però.

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