STONER di John Williams

Nella prefazione a Stoner Peter Cameron scrive:

E la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria.

Questa è la vita di William Stoner, protagonista del romanzo.

Figlio di genitori contadini, impara da bambino a coltivare la terra che li avrebbe sepolti, consapevole e insofferente al fatto che non sarebbero mai andati via di lì.

A metà della sua vita, William ha raccolto molti momenti grigi, di nessun apparente valore. Come una collezione di francobolli nella quale appaiono sono quelli più comuni o, persino, doppi.

La Verità, il Bene, il Bello. Sono appena dietro l’angolo, nel corridoio accanto; sono nel prossimo libro, quello che non hai ancora letto, o sullo scaffale più in alto, dove non sei ancora arrivato. Ma un giorno ci arriverai.

Durante gli anni di università alla Columbia, il primo conflitto mondiale arriva a sconvolgere il paese, ma non Stoner.

Mentre i suoi amici Dave Masters e Gordon Finch partono per la Francia, lui rimane. Continua a leggere

LA GIORNATA DI UNO SCRUTATORE di Italo Calvino

… Nel crudele gergo popolare, poi, quel nome era divenuto, per traslato, epiteto derisorio per dire deficiente, idiota, anche abbreviato, secondo l’uso torinese, alle sue prime sillabe: cutu. Sommava dunque, il nome «Cottolengo», un’immagine di sventura a un’immagine ridicola (come spesso avviene nella risonanza popolare anche ai nomi dei manicomi, delle prigioni), e insieme di provvidenza benefica, e insieme di potenza organizzativa, e adesso poi, con lo sfruttamento elettorale, d’oscurantismo, medioevo, malafede…

Ambientato nel 1953, questo romanzo breve (o racconto lungo), racconta di una crisi profonda, al limite dell’esistenziale, di un uomo e dell’umano, in una Italia che affronta, nuovamente, le elezioni.
In questo romanzo l’autore mette a nudo, scompone e stravolge la politica e l’etica che dietro essa, troppe volte, si nasconde fino a dissolversi. Se ne Il sentiero dei nidi di ragno Calvino ci faceva vedere il mondo, cioè la guerra, attraverso gli occhi di Kim, un bambino, ora lascia il lettore in balia di uno scrutatore, che è anche un intellettuale comunista, per raccontare il dopoguerra italiano. Continua a leggere

CALIGOLA: IMPERO E FOLLIA di Franco Forte

Gaio sapeva di essere il meno considerato tra i figli di Germanico, forse al pari delle sue sorelle. Ma non solo non si infuriava per questo, anzi portava pazienza e cresceva all’ombra di tutti, imparando quanto più poteva e sfruttando la sua capacità di aggirarsi per il palazzo imperiale come un fantasma per spiare chiunque gli capitasse a tiro. Non dimenticava la promessa che aveva fatto a Germanico: l’avrebbe vendicato, avrebbe restituito dignità alla sua famiglia, convinto di essere il solo, tra i suoi fratelli, che avrebbe potuto tenere testa a Tiberio e ai suoi scagnozzi.

Tra i tanti imperatori di Roma, Franco Forte sembra divertirsi e occuparsi solo di quelli più folli, come nel suo romanzo Caligola: Impero e follia e come aveva già fatto nel suo romanzo Roma in fiamme, nel quale ci racconta la storia dell’imperatore-poeta Nerone.

Quello che la storia ci tramanda di Caligola è la sua follia che fece di un cavallo un senatore ma, quello che quasi sempre viene taciuto, è che molto spesso la rivoluzione, l’opposizione e la resistenza sono gesti simili e degni solo dei folli. Continua a leggere

FRANCO FORTINI (10 settembre 1917 – 28 novembre 1994)

FOGLIO DI VIA

Dunque nulla di nuovo da questa altezza
Dove ancora un poco senza guardare si parla
E nei capelli il vento cala la sera.

Dunque nessun cammino per discendere
Se non questo del nord dove il sole non tocca
E sono d’acqua i rami degli alberi.

Dunque fra poco senza parole la bocca.
E questa sera saremo in fondo alla valle
Dove le feste han spento tutte le lampade.

Dove una folla tace e gli amici non riconoscono. Continua a leggere

CHE TU SIA PER ME IL COLTELLO di David Grossman

Perché a volte, nei momenti più impensati, per strada, puoi sentire l’anima lacerarsi, catturata dalla storia di qualcuno che ti è appena passata accanto. 

La storia di Yair e Myriam è una storia vera, inventata, esiste altrove, nell’anima, nel cuore, nella speranza che ognuno di noi inizia a nutrire, una volta che legge questo libro, che l’amore si nasconde dietro i nostri gesti più insignificanti e qualcuno è lì, ad osservarli, capirli e alla fine, quasi per magia, amarci.

È così che Yair nota Myriam, in mezzo ad un gruppo di persone ma lei è diversa da tutti gli altri, questo Yair lo capisce subito perché percepisce in lei, nei suoi gesti, nel suo sguardo, la voglia di allontanarsi, isolarsi, andare via. Per Yair, la fragilità di questa donna, e quindi la sua bellezza, si racchiude in questi suoi primi gesti, attirandolo ed emozionandolo, ormai è tardi, non può più resistere o ignorarla.

Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.

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I RAGAZZI DELLA NICKEL di Colson Whitehead

Elwood ricevette il più bel regalo della sua vita il giorno di Natale del 1962, anche se gli mise in testa le idee che lo avrebbero rovinato. Martin Luther King at Zion Hill era l’unico disco che possedeva, e non lo toglieva mai dal piatto. 

Elwood Curtis è un ragazzino nero che va a scuola, vive con la nonna e fa il garzone nella tabaccheria del signor Marconi. Sono gli anni Sessanta, siamo in Florida, e per essersi trovato al posto sbagliato al momento sbagliato, improvvisamente si vede sottrarre sogni e vita.

Elwood è un tipo sveglio, gli piace studiare e mette via i soldi per andare al college. È curioso, e quando la nonna gli regala un disco con incisi i discorsi di Martin Luther King, Elwood lo ascolta e lo riascolta all’infinito, tanto basta per scatenare la sua fame di giustizia, “si sentiva collegato alla lotta per i diritti nell’intero paese”

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LA REVISIONE di Federico Leva & Christian Pastore

le conclusioni affrettate non fanno bene allo stato di salute della realtà, uno stato di salute assai precario, anche se la realtà non è certo come una palazzina, che basta una fuga di gas e bum, scoppia e poi crolla. Ciò nonostante la realtà si è fatta liquida, ormai lo sanno tutti, il che significa fra le altre cose che più la dai per scontata, più ti sommerge. Quindi legga, commissario, legga. E come ho fatto io da cima a fondo.
La loro corrispondenza era cominciata a settembre, a settembre dell’anno scorso.

Per uno scrittore esordiente cosa ci può essere di meglio che ricevere un giudizio lusinghiero sul proprio lavoro da un grande romanziere, un romanziere così grande che è sparito dalla scena letteraria (e non solo letteraria) da decenni, talmente grande che i suoi libri sono ormai introvabili?

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L’ETÀ RIDICOLA di Margherita Giacobino

È troppo facile parlare di come cominciano gli amori. Sempre nello stesso modo: una felice follia, la vita a banchetto, insaziabile. […] Ma è dopo questo eterno inizio che accade tutto. È a quel punto in cui la maggior parte dei romanzi d’amore finisce – è esattamente e soltanto lì, che l’amore comincia. Se comincia.

La vecchia ha una novantina d’anni e vive sola con il gatto Veleno e il ricordo costante di Nora, il suo grande amore. Ha un carattere forte e spigoloso, è una combattente e vuole mantenere il controllo sulle situazioni e sulle cose. Vuole controllare anche l’incontrollabile, la morte, che affronta in un continuo confronto dialettico, quasi a volerla tener buona.
Poi c’è Gabriela, una ragazza dell’est che si occupa della casa e che la vecchia non vuole chiamare badante. Gabriela è assediata dalla sua famiglia che pretende soldi in continuazione e la tratta come una cosa ridicola, una donna che non riesce a trovare un uomo e non vuole nemmeno sposare Dorin, un mezzo cugino aspirante terrorista che la perseguita. E c’è Malvina, amica della vecchia da sempre, e che però perde colpi, la sua memoria è sempre più fragile, ma rimane l’unico essere che assieme a Veleno la fa sentire ancora vicina alla sua Nora. Continua a leggere

L’INNOCENTE di Marco Franzoso

Oggi esce il nuovo romanzo di Marco Franzoso, L’innocente.

Marco Franzoso è uno scrittore che ho sempre apprezzato molto, fin dai tempi dei suoi primi romanzi più scanzonati come Westwood dee-jay a quelli più intimi che lo hanno portato a indagare la tematica dei rapporti famigliari difficili: una moglie madre che si allontana volontariamente dalla famiglia in Tu non sai cos’è l’amore, una moglie madre che arriva quasi a uccidere il figlio ne Il bambino indaco, una moglie madre che abbandona la famiglia e un padre che si trova solo col figlio a doverlo crescere ne Gli invincibili.
C’è sempre un figlio in queste storie, ma il punto di vista è quello dell’adulto.

In questo nuovo romanzo invece c’è Matteo, un bambino di dodici anni orfano di padre. E’ lui a raccontarci questa storia, la sua storia e lo fa nell’arco di una giornata intera in cui tutto cambierà e diventerà “grande” suo malgrado: dal momento in cui si sveglia, al viaggio in auto accanto alla madre dal paesino di campagna in cui vive verso la città dove lo aspetta il confronto col Giudice per fare chiarezza su un presunto abuso avvenuto due anni prima, al ritorno a casa.

Al buio le lancette della sveglia sembravano due piccoli
neon che illuminavano le api e le rondini disegnate sul
quadrante. Matteo strinse il cuscino con le mani e vi affondò
la testa. Tic.
Chiuse gli occhi e contò i secondi. Quattro. Cinque. Sedici.
Li riaprì per vedere lo scatto in avanti della lancetta
dei minuti, ma come sempre aveva atteso troppo e il piccolo
neon fosforescente adesso stava lì, più in alto, di nuovo
immobile. Era un gioco che faceva con suo padre. Tac.
Matteo non era mai riuscito a cogliere quel movimento,
ma da un po’ aveva imparato a non prendersela perché
nella vita, come gli aveva insegnato suo padre, non
serviva. Quando era bambino lui, diceva, non c’era tempo
per prendersela o starci male, e infatti i bambini erano
più svegli, non c’erano tutte queste comodità che avevano
rovinato la gente. «Dovevi arrangiarti, ed era giusto così,
altrimenti erano affari tuoi» ripeteva. «Siamo in guerra,
vecchio mio, è meglio che ti dai una mossa.» Tic

«Ricordati, Matteo» diceva, «nella vita sono importanti
tre cose.» Si fermava ancora, gli metteva una mano
sulla spalla e stringeva per fargli capire che gli voleva
bene, e che quelli erano gli insegnamenti fondamentali
di un padre. «Tre cose, hai capito? Misurare, scavare e
poi dimenticare.»

Matteo è in guerra e deve dimenticare. Così inizia il romanzo e questo è il suo fulcro.
Sopravviverà Matteo a questa guerra? Riuscirà a dimenticare?

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LE FERITE ORIGINALI di Eleonora C. Caruso

È uscito per Mondadori Le ferite originali di Eleonora C. Caruso, autrice che dalla fanfiction è approdata, nel 2012, al romanzo. Un salto che, almeno in quest’ultimo libro, si rivela maldestro.
Ci troviamo di fronte a una storia di autolesionismo, sadismo e dipendenza, di vite che si nutrono l’una dell’altra come di un veleno necessario. Al centro della vicenda Christian Negri, ex fotomodello, bisessuale, con un disturbo dello spettro bipolare; astro oscuro intorno al quale gravitano, come satelliti, figure a lui legate da rapporti insani: Dafne, studentessa di medicina, figlia di medici volontari in giro per il mondo, che manifesta il disagio della solitudine attraverso lo shopping compulsivo; Dante, quarantenne in carriera che dietro la sua cinica corazza è tormentato dai fantasmi del passato; Davide, studente di ingegneria fisica proveniente da un’umile famiglia veneta alle prese con la scoperta della sua sessualità. Christian è l’amante, il fidanzato, il compagno di ognuno di loro. Porta avanti una doppia – una multipla – vita. Poi c’è Julian, fratello minore di Christian, ragazzo introverso, che col cibo ha un rapporto difficile, pressoché inesistente. Se un merito bisogna attribuire a questa storia è quello di aver abbattuto alcuni stereotipi: l’anoressia non colpisce solo le ragazze, chi fa volontariato non è necessariamente un buon genitore… Continua a leggere

I PAESAGGI PERDUTI. ROMANZO DI FORMAZIONE DI UNA SCRITTRICE di Joyce Carol Oates

Joyce Carol Oates si è lasciata alle spalle i personaggi fittizi e ha scritto un memoir: un collage di momenti, di legami, di luoghi e di stati d’animo. Quegli stati d’animo che Pessoa descriveva come paesaggi.
I paesaggi perduti è un libro in cui si avvertono la fatica del ricordo e la malinconia del dimenticato. La volontà di preservare, insieme alla difficoltà di tenere tutto insieme.

Quel che rimane impresso è il caso o l’evento isolato, che ha colpito e non si è ripetuto, racchiuso nell’ambra, e di rado seguito dal ritorno a casa, dalla cena, dalle osservazioni scambiate, dall’indomani mattina; non la routine, bensì ciò che se ne distacca. Il che spiega perché l’impresa di scrivere un memoir sia così costellata di pericoli, e perché anche i momenti in cui lo sforzo viene ripagato abbiano una sfumatura di nostalgia: Abbiamo dimenticato quasi tutta la nostra vita. Tutti i nostri paesaggi si perdono ben presto nel tempo.

I ricordi non sono mai definiti, “si confondono come caratteri di stampa bagnati”, ma mantengono sempre una collocazione spaziale. Il cammino di formazione dell’autrice segue un graduale cambio di scenario: dall’America rurale, quasi onirica nella sua immobilità hopperiana, a quella urbana e caotica delle grandi metropoli. Continua a leggere

UNA STORIA NERA di Antonella Lattanzi

Potrebbe trattarsi di una storia attuale, una storia di cronaca nera, di quelle che assicurano un buon numero di puntate e di ascolti ai salotti televisivi. Una storia nera di Antonella Lattanzi è un romanzo che evoca immagini nitide, che trascina il lettore all’interno di scenari familiari, con una narrazione quasi cinematografica. L’atmosfera che si respira sin dall’inizio è asfissiante. Di pagina in pagina ci si attende la catastrofe. Catastrofe che non tarda ad arrivare: un omicidio. Ma sarà il solito omicidio?

È la sera del 6 agosto 2012, in una Roma infuocata e presa d’assalto dai gabbiani, dentro un appartamento di via Prenestina, una famiglia come tante festeggia il compleanno di una bambina. Ma la famiglia Semeraro non è una famiglia come tante (o forse si?): Carla ha preso la figlia minore Mara e se n’è andata, ha lasciato Vito, un uomo violento, come tanti; Rosa e Nicola, i figli maggiori, sono andati a vivere per conto proprio. Ma per una sera, una sera soltanto, sono di nuovo tutti insieme. Continua a leggere

L’ANIMA DELLA FRONTIERA di Matteo Righetto

È ambientato alla fine del 1800 l’ultimo romanzo di Matteo Righetto dal titolo L’anima della frontiera edito Mondadori. Siamo a Nevada, non negli Stati Uniti, ma in un paesino veneto di montagna, in Val Brenta. In questa terra circondata da boschi, vivono solo tre famiglie. Tra queste, ci sono i De Boer: da Augusto, uomo alquanto taciturno, la moglie Agnese e i tre figli, due femmine Jole e Antonia, e un maschio, Sergio.

Nel corpo e nel cuore la primogenita era tutta sua madre, e probabilmente per questo amava soprattutto suo padre. Legava quasi sempre i suoi capelli biondi in una lunga treccia che dalla nuca le scendeva tra le scapole. Era magra e aveva due grandi occhi chiari dal colore mai certo: a volte sembravano verdi come un lariceto d’estate, altre parevano grigi come il manto invernale dei lupi, altre ancora glauchi come un lago alpino in primavera.

La famiglia De Boer, come le altre famiglie del posto, coltiva tabacco da ormai diverse generazioni, anzi da secoli, perché sopra la val Brenta il tabacco cresce bene ed è buono come da nessun’altra parte. I proventi della vendita del tabacco però non bastavano per mantenere una famiglia numerosa come quella di Augusto, che per questo, un giorno prende la decisione di tentare un viaggio che lo porterà oltre la frontiera austriaca per contrabbandare parte del raccolto. Continua a leggere

LA PIÙ AMATA di Teresa Ciabatti

La più amata di Teresa Ciabatti è un libro che si divora e che divora a sua volta. La trama non lascia indifferenti, ma è soprattutto la scrittura a conquistare: convulsa, diretta, usa tutta la sua forza per colpire.
Teresa ha quarantaquattro anni e vuole ricostruire la storia di suo padre, Lorenzo Ciabatti, il “Professore” con un misterioso anello al dito. Un padre bugiardo, anaffettivo, distante, che gioca a fare Dio “costruendosi una schiera di debitori” nel piccolo comune di Orbetello, in cui è primario presso l’ospedale locale.
Nomi noti affiorano alla memoria di quell’“adulta incompiuta” che Teresa crede di essere: Licio Gelli, Amintore Fanfani, Junio Valerio Borghese, persino Robert Wood Johnson II…
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CASCA IL MONDO di Nadia Terranova

Quella notte che sta tra prima e per ora, la terra ha tremato, la torre ha barcollato e la città è caduta, il castello è stato circondato con un nastro rosso e bianco. Per ora non deve abitarci nessuno.

Dove viviamo adesso, una signora ha appeso un lenzuolo con su scritto: BENVENUTI A TENDOPOLI.

A Oscar manca il suo coccodrillo, manca la sua casa, gli manca la vita di prima, di quando il terremoto non aveva ancora fatto franare le certezze e le parole non erano ancora perse. Sarà l’incontro con il piccolo Golan, in fuga dalla guerra, a restituirgli le parole e uno guardo a un futuro di nuovo sereno.

Non ha importanza se questo libro è stato scritto pensando a un terremoto in particolare o no, nessuna importanza nemmeno se la città del racconto è reale o soltanto immaginata, così come non conta l’altro dove della storia: il paese della guerra. Continua a leggere