Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
In seguito alla morte di mio padre, per un incidente d’auto e un caso di malasanità, sono andata in pellegrinaggio a Lourdes, esperienza da cui è nato l’omonimo romanzo con cui ho esordito nel 1998.
Alla seconda domanda non so come rispondere, non sono mai stata sicura di nulla. Non si “diventa” scrittori, non credo neppure si tratti di una qualifica, sulla carta di identità non si può adottarla. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore
Penna a penna. Intervista con l’autore: Ilaria Palomba
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ero molto piccola, sette anni mi sembra. Allora volevo fare l’astronauta. Ero una bambina piuttosto sola, i miei lavoravano tutto il giorno. Avevo degli amici ma non riuscivo a sentirmi bene con gli altri, ero una specie di alieno, non riuscivo a entusiasmarmi per le cose che piacevano a tutti: i cartoni animati, i videogame, i giochi di gruppo. Mi piacevano i film di Charlie Chaplin e mi piaceva la gente assurda, gli incompresi. Una volta mia madre portò a casa un dipinto di un ragazzo con una grave malattia cardiaca. Era un cuore anatomico diviso e intersecato da vene, una parte bianca, l’altra nera. Per me erano il Bene e il Male. Faceva paura. Non so perché ma fu proprio questo il primo momento in cui scrissi. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Christian Mascheroni
Quando hai cominciato a scrivere? Eri sicuro di voler diventare uno scrittore?
Innanzitutto ciao a tutti come state? Spero bene! Ok, ora sono pronto per rispondere: ho iniziato sin da quando avevo 6 anni. Ricordo che prima ancora di saper scrivere e leggere, mia madre mi aveva portato dentro il meraviglioso mondo dei libri leggendomeli prima di dormire ed io già da bambino volevo essere dall’altra parte, ovvero nelle vesti del narratore. Pensavo, guardando le foto degli scrittori sulle quarte di copertina, che avessero poteri magici e che fossero persone speciali. Perciò sin da quell’età non vedevo l’ora di diventare anche io speciale, magico; diventare come loro uno scrittore capace di portare le persone dentro le storie. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Giusi Marchetta
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Da piccola lo sognavo di sicuro. Al liceo ho cominciato a scrivere racconti ma non pensavo che avrei potuto superare certi blocchi e diventare una scrittrice.
Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
Scrivevo storie col finale a sorpresa, fantastiche o di fantascienza. Sperimentavo col punto di vista. Un disastro. All’università ho frequentato il laboratorio di Antonella Cilento che mi ha fatto scoprire alcuni autori necessari, ha evidenziato tutte le mancanze della mia pagina ma ha anche creduto molto in me. Lei mi ha fatto pensare che dovevo provarci. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Piergiorgio Pulixi
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Quando ho iniziato confondevo l’essere uno scrittore con quel bisogno istintivo e insopprimibile che è il raccontare storie. Sono due cose diverse. Scrivere libri e romanzi con lo scopo della pubblicazione significa diventar parte di un processo commerciale perché quei libri poi andranno venduti. Per fare questo devi essere disposto a scendere a patti con ciò che scrivi, come lo scrivi, e per chi lo scrivi. E non do a questo un’accezione negativa. Quel bisogno incolmabile di essere un tramite per le storie che ti nascono dentro è solitamente poco propenso al compromesso e allo scendere a patti. Il vero scrittore invece riesce a mediare con quell’impulso e cerca di addomesticare quella necessità per far sì che le sue storie possano essere migliori e più consone al maggior pubblico possibile. Riesce a comprendere che se davvero vuole raccontare quelle storie, deve fare in modo di renderle universali, aprendosi a un pubblico più vasto di quello dei lettori immaginari della sua mente. Per questo la figura degli editor è così importante: se gli autori a volte sono dei palloncini che si librano in volo e raggiungono altezze pericolose dove la pressione è così alta che potrebbe farli scoppiare, gli editor sono le funicelle e le mani a cui quei palloncini sono legati e che tirandoli, li riportano ad altezze più sicure. Quando ho iniziato questo non lo capivo. Idealizzavo troppo i lettori e non avevo nemmeno contezza di chi fossero gli editor. Quando poi ho avuto a che fare con lettori, editor e librai “reali”, ho capito che stavo sbagliando, e ho iniziato a scrivere in modo diverso, con più consapevolezza. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Laura Liberale
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ho cominciato molto presto, da bambina, ma senza il sogno di diventare scrittrice. Era pura autoespressione. Spesso convogliavo lì le mie paure.
Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
Ci furono due primi tentativi di racconto lungo (all’epoca delle scuole medie): uno era una specie di “noir-rosa” orrendo, di cui ricordo solo una microspia nascosta nel vaso di una pianta; l’altro, un testo a quattro mani con una cara amica, sui (miei) turbamenti cimiteriali e il mio mood gotico in boccio. E poi, fin dalle elementari, le poesie.
Nessuno mi ha incoraggiata. Ma nessuno mi ha nemmeno mai ostacolata. Ho goduto della grande prerogativa di un certo grado di segretezza, respirando comunque, in casa, la fiducia nelle mie possibilità e nelle mie scelte. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Alessandro Cinquegrani
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Non so quando ho cominciato a scrivere. Forse non ho mai cominciato davvero, tutto va a ondate, a momenti. Da ragazzo, come tutti, scrivevo poesie, ho avuto qualche riconoscimento, poi sono arrivato a una fase di stallo. Forse non avevo più niente da dire, o forse non avevo più come dirlo. Poi il silenzio, poi di tanto in tanto qualche folata, il ritorno, con la prosa: scrittura, silenzio, scrittura, silenzio, senza continuità, senza progetto. Fino a Cacciatori di frodo che è nato improvvisamente e inaspettatamente da un’esigenza profonda.
Non ho mai pensato di diventare uno scrittore, né penso che aver pubblicato un romanzo e fatto qualcos’altro (teatro, per esempio) faccia di me uno scrittore. La scrittura è un processo dinamico, che nasce da una ricerca, da un’identità inappagata. Non credo ci sia un momento in cui si dica “ecco, sono uno scrittore”, perciò non credo possa esserci un momento in cui si vuole diventare scrittore. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Michela Monferrini
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Scrivere mi è piaciuto da sempre. A scuola, il tema era il mio momento preferito. Cercavo di metterci quel di più di fantasia che mi permettesse di eludere la domanda diretta espressa dalla traccia e di seguire un mio percorso personale, di raccontare una storia. Ecco, andando forse un po’ fuori tema ho iniziato a scrivere. Ma non avevo il sogno di diventare una scrittrice; da bambina, alla domanda canonica su cosa volessi fare da grande, rispondevo più frequentemente “la giornalista”: mi sembrava un lavoro più faticoso, e dunque più serio, più “mestiere”. In fondo, ancora oggi penso che sia così, e non mi definirei mai una scrittrice solo per aver scritto uno, due, tre libri.
Lavoro con le parole, in vari modi, e dunque posso dire che effettivamente faccio quel che avrei voluto fare da sempre. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Sarah Spinazzola
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ho iniziato a scrivere quando ero piccola, intorno ai sette anni, quando mia mamma mi regalò un diario segreto, subito dopo aver letto il Diario di Anna Frank. Non ero sicura di niente quando ho cominciato, ma la scoperta che potevo raccontare dentro a un diario tutto quello che mi succedeva dentro, mi esaltava moltissimo.
Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
Crescendo, lo scrivere si limitava alla forma diaristica. Verso i quindici anni, ho cominciato a leggere gli unici libri che giravano per casa. Erano quelli di Osho, che all’epoca non era così diffuso come adesso. Mia mamma, che era stata in India ed era stata una sua discepola, tornando in Italia aveva portato con sé alcuni suoi libri. In quel periodo, leggendo i libri di Osho, ho desiderato scrivere realmente, ma non racconti o romanzi, volevo scrivere di filosofia, cioè pensieri, soprattutto sulla vita. È stato verso i ventidue, dopo aver abbandonato gli studi di filosofia all’Università, che ho cominciato ad andare in biblioteca, e dopo aver conosciuto un ragazzo che all’epoca stava scrivendo il suo primo libro, (poi pubblicato da Baldini e Castoldi, Manuale per diventare Valerio Millefoglie) ho cominciato a scrivere racconti. La mia prima raccolta di racconti si chiamava: Mamma, scendo giù in cortile! (cosa di cui mi vergogno molto e che mi fa tenerezza insieme).
È stato Valerio Millefoglie il primo a incoraggiarmi. E per Baldini e Castoldi uscì nel 2004 il mio primissimo racconto, all’interno dell’antologia, Scontrini. Racconti in forma d’acquisto. E poi in seguito, anni dopo, Paolo Nori pubblicò nel 2010 alcuni miei racconti nella rivista letteraria, L’Accalappiacani, edita da Derive Approdi. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Gianluca Morozzi
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
A dodici/tredici anni. Mio nonno mi ha regalato una macchina da scrivere, un manuale di dattilografia e l’autobiografia di Isaac Asimov. Il mix è stato devastante: da lì in poi non ho mai voluto fare nient’altro che questo.
Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Scrivevo racconti di fantascienza: il primo si intitolava Divoratore cosmico, e si svolgeva su Nettuno. Il primo romanzo, che ho riscritto quattro o cinque volte, si intitolava Trappola androide. Indimenticabile.
Poi ho avuto il grande innamoramento per Stephen King, e ho provato a imitarlo per metà degli anni Novanta. Dopo ho scopiazzato Tondelli, Brizzi, Nick Hornby, Paolo Nori. E nel Duemila finalmente ho pubblicato.
Grandi incoraggiamenti non ne ho avuti, se non da mio padre, che però aveva una tecnica di incoraggiamento simile agli allenatori di pallavolo dei cartoni animati giapponesi degli anni Ottanta. Se avete presente.
Penna a penna. Intervista con l’autore: Ilaria Gaspari
Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Da bambina ero una piccola grafomane. Scrivevo molto, mi avventuravo in generi diversi. Scrivere, allora, era il mio sogno, e anche l’unico mestiere che pensavo che avrei potuto fare. Non ho mai creduto di voler fare la dottoressa o l’astronauta o la cantante. Anche perché sarei stata troppo goffa per fare l’astronauta, troppo ipocondriaca per fare il medico, e quanto alla musica, ho un disturbo un po’ curioso, che si chiama amusia, che mi rende insensibile al ritmo – quando ero piccola non sapevo di cosa si trattasse, ma la mia insensibilità al ritmo l’avvertivo già. Poi, durante l’adolescenza, per un severo senso di inadeguatezza, ho smesso; per anni non ho scritto niente, se non i temi a scuola. Ho ripreso all’improvviso, in una specie di febbre, verso la fine dell’università.
Penna a penna. Intervista con l’autore: Andrea Molesini
Penna a penna. Intervista con l’autore: Federico Moro
1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Posso dire di avere sempre scritto. Poesie, appunti, commenti, riflessioni, racconti brevi. La forma scritta rappresentava il modo normale di organizzazione del pensiero. Di base sono uno storico ed era questo che desideravo diventare: un indagatore del tempo per cercare di carpire i suoi segreti alla verità. Il lato letterario si è sviluppato, per così dire, come una sorta di deviazione del ramo principale. Tale resta ancora oggi.
2. Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Ho cominciato con la poesia. A lungo è stata la forma letteraria che mi sembrava più adatta a esprimere quanto cercavo di dire. Ancora adesso cerco nei versi quegli accenti che non riesco a trovare altrove. Non ho mai ricevuto alcun incoraggiamento. Anzi. Scrivere per me è stato quasi un atto d’insubordinazione, di sicuro una dimostrazione di ostinazione. O di volontà, se si preferisce.
Penna a penna. Intervista con l’autore: Eleonora Sottili
1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
A me è sempre piaciuto scrivere, in seconda elementare, componevo poesie. Poi ho anche scritto un romanzo, di cui non ricordo molto, ma so che parlava di pecore. Il motivo di questa ambientazione agreste mi è tuttora sconosciuto, e comunque per molto tempo quel romanzo sulle pecore è rimasto la mia opera più valida, perché nella fase adolescenziale ho preso una deriva filosofico-sentimentale terribile: tutti i miei personaggi stavano seduti al tavolino e parlavano tra loro. Erano pagine di una noia mortale.
Nonostante le oscillazioni del mio talento, ho sempre sognato di diventare una scrittrice, ma ho impiegato diversi anni e ho fatto moltissimi giri prima di riuscire a capire come si faceva.
Continuava a essere un sogno dietro a tutto il resto. Mi sono laureata in psicologia, ho lavorato in ufficio, in ospedale, ho insegnato, ma continuavo a dirmi: da grande voglio fare la scrittrice. Il problema maggiore credo fosse diventare grande. Continua a leggere
Penna a penna. Intervista con l’autore: Carla Menaldo
1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ho sempre avuto una passione per la scrittura, ho cominciato a scrivere poesie come molti adolescenti, ma volevo diventare un medico. Non così agli opposti, pensandoci bene, visto che nei secoli medicina e scrittura sono spesso andati a braccetto.
2. Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
A parte le poesia, brevi racconti spesso in forma diaristica. Ho trovato insegnanti di lettere molto bravi sia alle scuole medie che al liceo, che hanno sempre incoraggiato la mia espressione letteraria. Unitamente a questo ho partecipato a vari concorsi letterari classificandomi spesso tra i primi posti. Continua a leggere