UNA LEZIONE D’IGNORANZA di Daniel Pennac

lezione-ignoranza-pennac-astoriaQuando ho saputo dell’onore che mi facevate, la mia prima reazione è stata quella di dirmi: “ma no, è troppo, non dovevano!” La voce che risuonava in me non era quella dell’uomo che sono diventato e che oggi vi ringrazia. Era quella del bambino, del pessimo allievo che sono stato che non perde occasione per denigrare la legittimità dell’adulto che sono diventato.

Nel 2008, in occasione dell’uscita in Italia di Diario di scuola, a Venezia, nell’Aula Magna dell’Ateneo Veneto, ho assistito a un incontro/presentazione con Daniel Pennac. In quell’occasione, con ironia, l’autore francese ha raccontato la sua accidentata storia di studente, che, da ultimo della classe, arriva all’insegnamento e alla scrittura.

Molti degli argomenti che Pennac espresse a Venezia in un clima informale, li ho ritrovati leggendo Una lezione d’ignoranza, un libro di poche pagine e dal formato ridotto uscito nella collana assaggi dell’editore Astoria.

Una lezione d’ignoranza è il testo della Lectio Magistralis che Pennac ha tenuto all’Università di Bologna nel marzo 2013 in occasione del conferimento della laurea ad honorem in pedagogia. Continua a leggere

PER TUTTO L’ORO DEL MONDO di Massimo Carlotto

Pertuttolorodelmondo_coverNordest. La rapina in una villa della Riviera del Brenta finisce nel sangue: rimangono uccisi il proprietario di casa e la governante. A due anni di distanza, Marco Buratti, investigatore senza licenza, viene ingaggiato insieme ai suoi soci dal figlio dodicenne di Luigina, la governante morta, per fare luce su quel crimine rimasto impunito. L’anticipo per loro è una monetina da venti centesimi.
Subito il caso appare ai loro occhi esperti poco lineare. Sondando il terreno tra le bande locali dedite a questo genere di colpi, risulta immediatamente evidente che quella nella villa di Gastone Oddo, proprietario di un modesto laboratorio di capi in cachemire, è una rapina anomala: “due morti per portar via cinquantamila euro di refurtiva è da pazzi”, sentenzia Toni Brugnera, un basista della zona.
Questa è la storia di una singola rapina ma è anche la storia di una terra nella sua totalità: un territorio che spesso risponde “di pancia” ai torti subiti, in un circolo vizioso di azioni delittuose inarrestabile.
E quando non sono coloro dal cuore fuorilegge a finire inghiottiti nel vortice della violenza, ma la cosiddetta “gente normale”, due amici un bar e il lavoro, il male non ha più regole, quelle norme non scritte che vengono invece seguite scrupolosamente dai maestri del malaffare, dai professionisti del crimine. Continua a leggere

SENZA RAGIONE APPARENTE di Grazia Varesani

SeSenza ragione apparente_Verasaninza ragione apparente, quinto noir della serie che vede come protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini, è il nuovo romanzo di Grazia Varesani. È passato qualche mese da quando l’ho comprato in occasione della presentazione alla libreria Feltrinelli di Ferrara, e finalmente, sono riuscito tra i troppi impegni a trovare lo spazio per leggerlo.

“Sai perché faccio questo mestiere di merda?” Gli dico avvicinandomi a ogni passo. “Perché detestavo il Carnevale. Non smette mai, dura tutto l’anno. Ci si alza al mattino e ognuno indossa la sua bella mascherina, e se la toglie di notte, come una dentiera. Allora ti chiedi quanto costa fingere, fingere sempre, senza interruzione.” Mi accendo una sigaretta, coprendo l’accendino con la mano. “Forse una verità in senso assoluto non esiste, ma esistono momenti in cui la intravedi e non puoi fare altro che braccarla, perché è una merce rara, moto rara.”

Il romanzo è ambientato a Bologna, città spesso scenario di scrittura gialla con i suoi portici che nascondono insidie e il suo sangue che ribolle. È autunno.  Senza ragione apparente si è suicidato un ragazzo di nemmeno diciott’anni, Emilio, lasciando un biglietto in cui ha scritto solamente due parole: “Sono stanco”. Continua a leggere

LA DONNA CHE SCRIVEVA RACCONTI di Lucia Berlin

150055571-f507e4b7-b771-4469-abb3-50982f6f708aPer poter scrivere racconti come quelli di Lucia Berlin bisogna aver vissuto una vita come la sua. Bisogna aver esplorato più strade e aver guardato le cose con occhi sempre diversi. Bisogna essere nati in Alaska e aver vissuto in Messico, passando per il Cile e la California. Bisogna aver indossando i panni della donna delle pulizie, così come quelli dell’alcolista. Aver vissuto una vita dai tanti volti e una sola identità. Fatto diversi lavori e tutti apprezzati in quanto modi differenti e unici di stare al mondo.

Amo le case, le cose che mi raccontano, e questo è uno dei motivi per cui non mi dispiace fare la donna delle pulizie. É proprio come leggere un libro.

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SHAKESPEARE È DAVVERO MORTO? di Mark Twain

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Per quanto ne sappiamo, in base alle prove effettivamente in nostro possesso, Shakespeare di Stratford scrisse una sola poesia in tutta la sua vita. Una poesia autentica. Quella la scrisse veramente – un fatto, questo, che resta incontestabile: la scrisse di suo pugno; la concepì da solo, senza il contributo di nessuno. Pretese che quest’opera d’arte venisse incisa sulla sua tomba e gli obbedirono. E lì  rimane tuttora.

La definizione di questo testo di Mark Twain non è poi così scontata come potrebbe apparire a una lettura di superficie. Forse un saggio, potremmo definirlo così, anche se al suo interno si alternano considerazioni personali, altre più tecniche sul mestiere dello scrittore e fatti autobiografici che hanno il compito di impersonare il termine di paragone con cui Twain cerca di spiegarci perché, secondo lui, le opere del Bardo di Stratford non appartengono realmente a Shakespeare. E in mezzo a tutto questo, quasi in ogni riga, uno humour dissacrante. Continua a leggere