LA PRIMA FOGLIA: intervista a Cesare Di Cola

È dell’ultima pubblicazione di Cesare Di Cola che parleremo con l’autore, al quale innanzitutto chiediamo: che gestazione ha avuto un’opera come La prima foglia, in cui all’immagine si sposa la parola poetica? Qual è stato il primo embrione di questo progetto, come si è arrivati dal pensiero di raccogliere insieme, di organizzare in volume alcune immagini alla più complessa operazione culturale di accostare a quelle immagini (il mondo come lo vede e vuole mostrarcelo il fotografo) i versi di grandi poeti (il mondo come lo vedono coloro che per esprimersi usano la parola e, in particolare, la poesia)?

La prima foglia è un lavoro che si è andato facendo. Un processo che ha attraversato linee d’ombra, che si è innervato dall’incontro con la poesia di alcuni autori contemporanei e che è stato concepito anche grazie al “lievito padre”, una vecchia fotocamera medio formato e un retino realizzato alla fine degli anni ’70 su una pellicola trasparente tipografica. Le immagini quotidiane del mio andare a zonzo per il territorio di Castelnuovo di Porto si incastrano, secondo stratificazioni temporali non lineari, con quelle che ritraggono il paesaggio domestico e intimo. Continua a leggere

JULIE DE CARNEILHAN di Colette

Allegri, protetti contro le avversità da una frivolezza che assomigliava al coraggio e che spesso lo generava.

Si potrebbe parlare per ore di Julie o con Julie e comunque non la si capirebbe, si uscirebbe fuori dalla conversazione confusi, appannati, inchiodati alla certezza di una bellezza senza fine né tempo che non smetterà mai di stupirci e affannarci. Eppure, a un primo sguardo superficiale, (superficiale come Julie), si potrebbe cadere nel fatale errore di credere che non ci sia nulla da capire, da approfondire. Colette ci dipinge un personaggio chiaro tanto nell’aspetto esteriore quanto in quello interiore: una donna bella, di buona famiglia, attaccata alle sue abitudini e ancor di più a sé stessa, al tempo che passa e la rende più bella, liscia, superficiale. E allora ci può venir da credere che Julie la conosciamo l’abbiamo incontrata forse un migliaio di volte nella vita o tra le righe di un libro. Però poi qualcosa cambia: Julie incontra il suo ex, Herbert d’Espivant.

L’una e l’altra volevano solo abbandonarsi a cuor leggero a un qualcosa che non avrebbe mai potuto essere chiarito

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VOCI SULLO STATO DELL’EDITORIA

Si parla tanto, con maggiore o minore cognizione di causa, di editoria, dello stato di salute dell’editoria italiana, del grande numero delle case editrici medie, medio-piccole e piccole, delle difficoltà di distribuzione e della scarsa visibilità in libreria dei libri pubblicati dalle piccole case editrici.
Si parla anche delle numerose librerie indipendenti che non riescono a resistere sul mercato e, una dopo l’altra, chiudono. Mi sembra interessante porre alcune domande ai soggetti direttamente interessati: oggi tocca ad Arianna Attinasi, docente e titolare della casa editrice indipendente Arianna Editore, di Geraci Siculo, e a Marilia Di Giovanni, titolare di una storica libreria siracusana situata nel cuore di Ortigia, La casa del libro.

Domanda: Dai vostri differenti ma ‒ credo ‒ non distanti punti di osservazione, quale ritenete essere il principale ostacolo alla diffusione dei libri editi dalle piccole case editrici? In che modo la distribuzione gioca il ruolo determinante che le viene attribuito nell’opinione diffusa anche fra i non addetti ai lavori?

Risposta ARIANNA ATTINASI: Il principale ostacolo, ovviamente, è quello della distribuzione capillare e soprattutto nazionale. È questo che ci chiedono anche gli autori quando ci incontrano la prima volta e prima di scegliere di pubblicare con noi. La distribuzione gioca un ruolo determinante, soprattutto nell’opinione diffusa, dici bene, perché tutta la nostra società contemporanea si basa sulla visione di un’immagine e, quindi, se tu vedi il libro in libreria, quel libro conta, vale, magari ti piace anche e lo compri. Un po’ come al mercato, dove vale l’esposizione della merce. Continua a leggere

ROMA RACCONTATA DA DENTRO: INTERVISTA A LIVIO CURATELLA

Livio Curatella, romano che più non si potrebbe, ama raccontare storie. Nei suoi libri si sente la passione dello scoprire e del narrare frammenti di vita. In questa intervista, in particolare, risponde alle mie domande su due sue opere pubblicate dalla casa editrice indipendente Chipiuneart Edizioni: Facce e martello (2018) e Carne di Roma (2024).
Una Roma personificata, viva, di carne appunto, che l’autore fa parlare così, nel brano che apre la sua più recente pubblicazione:

Oltre a guardarvi ho anche una voce, e decidete voi quale timbro posseggo dopo aver passato millenni sopra e sotto questo terreno.
Sono fatta di tante sostanze e sono vista da voi come appaio, cioè di marmo bianco e tufo, circondata da fontane e alberi secolari, monumenti millenari, sterminate periferie, dove tutto ha una storia, dove ogni pezzo di me racconta qualcosa, ma sono anche carne, sì, quella carne che voi sentite in un semplice contatto delle vostre membra con il mondo.

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VOCI SULLO STATO DELL’EDITORIA

Si parla tanto, con maggiore o minore cognizione di causa, di editoria, dello stato di salute dell’editoria italiana, del grande numero delle case editrici medie, medio-piccole e piccole, delle difficoltà di distribuzione e della scarsa visibilità in libreria dei libri pubblicati dalle piccole case editrici.
Si parla anche delle numerose librerie indipendenti che non riescono a resistere sul mercato e, una dopo l’altra, chiudono. Mi sembra interessante porre alcune domande ai soggetti direttamente interessati: oggi tocca a Fabio Croce, titolare dell’omonima casa editrice indipendente romana, e a Tonino Puccica, titolare della libreria indipendente Enoteca letteraria di Roma.

Domanda: Dai vostri differenti ma ‒ credo ‒ non distanti punti di osservazione, quale ritenete essere il principale ostacolo alla diffusione dei libri editi dalle piccole case editrici? In che modo la distribuzione gioca il ruolo determinante che le viene attribuito nell’opinione diffusa anche fra i non addetti ai lavori?

Risposta FABIO CROCE: Il sistema di distribuzione libraria è radicalmente cambiato in peggio negli ultimi anni: i grandi distributori come il gruppo Messaggerie e Mondadori sono anche proprietari dei più importanti marchi editoriali italiani e badano a proporre i loro prodotti al pubblico sostenendoli con ottimi investimenti economici in pubblicità. Il resto è in fuori gioco non perché propone prodotti editoriali peggiori dei loro, ma perché semplicemente non ha gli strumenti economici per sostenerli degnamente. Continua a leggere

SCRIVERE È UN TIC di Francesco Piccolo

A trent’anni dalla sua prima pubblicazione per minimum fax, Einaudi ripropone Scrivere è un tic, il primo libro di Francesco Piccolo.

Il sottotitolo I metodi degli scrittori è chiaro sul contenuto, infatti in questo centinaio di pagine Francesco Piccolo ordina una specie di sua personale collezione di citazioni di scrittori che parlano del loro rapporto con la scrittura, di cosa significa essere scrittori e di come è scandita la giornata di uno scrittore.

Credo che Scrivere è un tic, per chi lo legge adesso, possa continuare a raccontare con una certa spietatezza la vita quotidiana di uno scrittore e i vari modi in cui mette in atto il suo sforzo creativo – e possa così essere utile sia a chi è curioso di fare un giro nel mondo della scrittura, sia a chi ha il desiderio di raccontare e vuole capire come lo fanno gli altri. È allo stesso tempo inquietante e rassicurante, perché rende la scrittura un mestiere comprensibile in cui c’è bisogno di fatica e costanza come in qualsiasi altro mestiere. È una rapida terapia di educazione creativa.

Se fosse uscito oggi per la prima volta potremmo dire che è l’ennesimo libro che parla di scrittura scritto da uno scrittore, ma nel 1994 il panorama editoriale era ben diverso rispetto a oggi e i libri sulla scrittura come questo erano merce rara sugli scaffali delle librerie. Continua a leggere

VOCI SULLO STATO DELL’EDITORIA

Si parla tanto, con maggiore o minore cognizione di causa, di editoria, dello stato di salute dell’editoria italiana, del grande numero delle case editrici medie, medio-piccole e piccole, delle difficoltà di distribuzione e della scarsa visibilità in libreria dei libri pubblicati dalle piccole case editrici.

Si parla anche delle numerose librerie indipendenti che non riescono a resistere sul mercato e, una dopo l’altra, chiudono. Mi sembra interessante porre alcune domande ai soggetti direttamente interessati: oggi tocca ad Adele Costanzo, direttrice editoriale di Chipiuneart Edizioni, casa editrice romana che pubblica narrativa, teatro, poesie, saggistica, e a Elena Aielli, titolare di una libreria indipendente, sempre a Roma.

Domanda: Dai vostri differenti ma ‒ credo ‒ non distanti punti di osservazione, quale ritenete essere il principale ostacolo alla diffusione dei libri editi dalle piccole case editrici? In che modo la distribuzione gioca il ruolo determinante che le viene attribuito nell’opinione diffusa anche fra i non addetti ai lavori?

Risposta ADELE COSTANZO: I problemi sono molteplici e di diversa natura, ma sempre riconducibili alla scarsa disponibilità economica delle piccole aziende editoriali. La stampa in numero limitato di copie, cui si è costretti sia per la limitata capacità d’investimento sia per il prevedibile scarso impatto commerciale della proposta, fa sì che i libri prodotti non possano essere esposti se non in un numero esiguo di librerie indipendenti. Continua a leggere

L’OTTAVA VITA (PER BRILKA) di Nino Haratischwili

L’ottava vita (per Brilka) è un romanzo di Nino Haratischwili, scrittrice e drammaturga nata a Tbilisi, in Georgia, nel 1983 ma che vive in Germania e scrive in lingua tedesca. Il suo romanzo profuma del “grande romanzo storico” dell’ottocento, con l’eco evidente di Guerra e pace contaminato con pillole di “sano” realismo magico à la Marquez, tra pozioni metafisiche (la cioccolata, ricetta miracolistica del capostipite, stigma della speranza e della morte) e morti che ricompaiono imperterriti a suggerire la vita ai vivi.

La storia cavalca e scollina il cosiddetto secolo breve: dal 1900 al 2007. L’occhio del lettore vede: la prima guerra mondiale, la rivoluzione d’ottobre, la guerra civile nell’URSS, la seconda guerra mondiale, la guerra in Vietnam, Michail Gorbaciov e la sua perestroika, il disgregarsi dell’URSS e la nascita della repubblica della Georgia.

Il libro è per alcuni versi profetico: per capirlo, basta accettare la chiave di lettura dell’isomorfismo tra movimento centrifugo e contro-movimento centripeto di una famiglia georgiana e dinamica disgregativa delle repubbliche sovietiche, seguita dall’attuale tentativo putiniano di ricostruzione dell’Unione. Continua a leggere

AFFETTI NON DESIDERATI di Elena Rui

La dimensione narrativa breve non è particolarmente amata dal pubblico italiano (soprattutto dagli editori italiani); eppure, una mole esigua può coesistere con la profondità e mostrare, attraverso un frammento di esistenza, tutto un mondo. Affetti non desiderati è il titolo dell’ultima opera di Elena Rui, una raccolta di racconti appena pubblicata da Arkadia Editore.

Quello degli affetti non desiderati è un territorio di cui tutti abbiamo esperienza: chi, almeno una volta nella vita, non ha subìto malvolentieri l’attaccamento di una persona percepita come molesta, superflua, sgradevole, nella migliore delle ipotesi patetica? Viceversa, a chi non è capitato di provare sentimenti benevoli non ricambiati o che, addirittura, suscitano l’ostilità della persona che ne è destinataria?

Nei nove racconti che compongono la raccolta si narrano, appunto, relazioni d’amore e d’amicizia sbilenche: il termine è usato dall’autrice in Compromessi, storia dell’incontro fra un tredicenne non omologato ‒ che ama i libri e cerca il confronto con gli adulti estranei alla sua famiglia ‒ e un libraio trentottenne introverso e irrisolto. Fra i due nasce una comunicazione e, per un momento, un legame significativo, nonostante la grande differenza d’età. Continua a leggere

A CASA di Judith Hermann

Il ricordo la coglie inaspettatamente. Quella volta in cui ha rischiato di partire per Singapore, su una nave da crociera con due perfetti sconosciuti. Erano un mago e la moglie. Lui l’aveva vista alla stazione di servizio e si era avvicinato: “sono un mago e tu sei bassa abbastanza”. Così le aveva detto, intendendo il numero che aveva in mente di preparare. Cercava una ragazza da mettere in una scatola e tagliare a metà. Con questo avrebbero debuttato sulla nave da crociera. È quasi partita. All’epoca lavorava da poco alla fabbrica di sigarette, catena di montaggio, nulla di speciale.

Guardavo la taglierina che sezionava il cilindro in singole sigarette, ne cadevano giù a migliaia, tutte quelle sigarette che poi la gente in città avrebbe fumato. Prima di entrare al lavoro. In pausa pranzo. Dopo mangiato. Durante un litigio. Durante l’amore e dopo l’amore.

Però aveva quel piccolo monolocale che, la sera, si illuminava del colore della scritta al neon del locale di fronte. Non è partita. Continua a leggere

TRA IL SILENZIO E IL TUONO di Roberto Vecchioni

Tra il silenzio e il tuono, di Roberto Vecchioni (Einaudi), è l’ultima fatica letteraria del professore, famoso, soprattutto negli anni settanta, come cantautore “impegnato”. Si tratta di un’opera inquadrabile come non-fiction, cioè con contenuti non finzionali e fondati, o perlomeno fortemente ispirati, dalla realtà.

Il tessuto del libro è costituito da una serie di lettere che un nipote scrive a suo nonno sugli avvenimenti della sua vita, dall’infanzia, alla giovinezza e oltre. Il nonno non gli risponde mai, interloquendo invece con personaggi anche famosi, un po’ come Herzog, il personaggio creato da Saul Bellow che scriveva lettere mai spedite a Nietzsche e Heidegger.

Con il passare degli anni le traiettorie di nipote e nonno s’intersecano e il lettore comprende che si tratta della stessa persona colta in periodi diversi della propria esistenza: il versante empirico, il nipote, narra i fatti della vita, da un esame universitario, a un amore finito, mettendo in scena il lento sgocciolare dell’esistenza. Continua a leggere

FUGA NELLE TENEBRE di Arthur Schnitzler

Dopo i momenti di serenità degli ultimi mesi, si abbatteva ora su di lui quella sensazione inconcepibile, afferrabile appena col pensiero e mai traducibile in parole che, minacciosa e oscura, sembrava preannunciare mali ancora peggiori?
Si erano sbagliati i medici o l’avevano ingannato di proposito affermando che sei mesi di vacanza gli avrebbero restituito completamente la salute?

I viaggi dentro se stessi sono sempre quelli più difficili, tormentati e pieni di pericoli che uno possa affrontare; simili a pellegrinaggi o a imprese eroiche, i viaggi all’interno della nostra mente e, ancora di più, del nostro animo non prevedono itinerario, rotta o sosta, ma mostri e una gran dose di nostalgia.

Impossibile tornare indietro, arduo andare avanti, certe insidie hanno la bella faccia e le belle facce sono specchi senza sorriso, riflessi perduti, ricordi come sogni e sogni come incubi. Scilla e Cariddi ci aspettano, ma come si fa a combattere e soprattutto a vincere quando i mostri peggiori siamo noi stessi? Continua a leggere

LE SCHEGGE di Bret Easton Ellis

Los Angeles, 1981. Mentre nell’ombra “il Pescatore a strascico” trucida giovani ragazze lungo tutta la costa, la vita sotto il sole californiano prosegue luminosa. Per studenti dell’ultimo anno, alla Buckley High School, vige un trattamento speciale: i ragazzi possono allentare i cravattini e sostituire le camice scolastiche con quelle di Polo Ralph Lauren; le gonne delle ragazze possono svelare qualche centimetro di coscia e si chiude un occhio riguardo al lucidalabbra.

Bret ha trascorso l’estate al solito modo, sballato e in compagnia dei suoi amici. Conosce Thom, Susan e Dabby dai tempi delle medie e quest’ultima, di recente, è diventata la sua ragazza. Lei è uno stupendo nascondiglio. Le fantasie di Bret sono rivolte a Susan e Thom. Sogna di poterli avere entrambi, in ogni modo possibile.

I passatempi estivi non hanno riguardato solo le fantasie erotiche: anche la scrittura ha trovato spazio. Bret vuole diventare uno scrittore, sa già che lo farà, per questo motivo la questione dell’ultimo anno alla Buckley gli sembra totalmente inutile. Continua a leggere

LA RAGAZZA DELL’OPÉRA di Adriana Valenti Sabouret – Intervista all’autrice

Adriana Valenti Sabouret, nata a Siracusa, laureata in Lingue e Letterature straniere, da molti anni risiede in Francia. Ha insegnato presso l’Istituto Statale Italiano Leonardo da Vinci, a Parigi, e presso il Liceo Internazionale di Saint-Germain-en-Laye. Ha lavorato come traduttrice e ha collaborato con alcune riviste. Trasferitasi ad Alghero con il marito e i figli, ha esordito nel suo Paese di adozione con il romanzo Le rêve d’Honoré (Éditions du Panthéon, 2019). Con Arkadia Editore ha pubblicato Madame Dupont (2021) e La ragazza dell’Opéra (2023).

1. Adriana, il tuo ultimo romanzo è ambientato nei quartieri popolari di Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, dove la miseria spinge le famiglie allo sfruttamento delle figlie ancora bambine, usate come risorsa economia. La protagonista, Émilie detta Millie, piccola danzatrice e oggetto del desiderio di uomini molto più anziani di lei, ha due relazioni importanti che cambiano il corso della sua vita: la prima con il principe italiano Valerio Cedronio, la seconda con l’inglese Lord Sutton Bunbury. Continua a leggere

MARIA MALVA. BRUCIA IL GIORNO PER ME di Emiliano Dominici

Ha preso fuoco, proprio lì, sotto gli occhi dei presenti. Sarebbe meglio dire che si è data fuoco. Nessuno ha saputo salvarla. L’unico aiuto è arrivato da una donna sudamericana che ha tentato di soffocare con una giacca le fiamme che le avvolgevano il corpo. Senza successo.

Già, com’è squallido l’essere umano

La ragazza è entrata nella cartolibreria di Gemma e le ha chiesto un accendino -profondi occhi scuri, capelli neri e un’ingiusta giovinezza – . L’unico che la donna possiede, ha sopra incise le sue iniziali e quelle di suo marito Giorgio. Ci tiene particolarmente e, prima di darlo alla ragazza, le chiede di restituirglielo una volta accesa la sigaretta alla quale sarebbe dovuta servire. “Brucia il giorno per me” è ciò che la ragazza risponde, lasciando Gemma interdetta.

Esce dal negozio, si dirige al centro della piazza, vicino alla panchina, si svuota sulla testa una tanica di benzina e aziona l’accendino con incise le due “G”. La vita dei presenti è segnata per sempre. Continua a leggere