Nel buio di una notte che sembra non finire, si accendono tredici lumi. A loro, se ne aggiungono poi centinaia. Migliaia. Milioni. Questo è il potere dei racconti: avvicinare. Così i lumi, con le loro fiamme rassicuranti, si raggiungono. Ogni luce è pronta ad illuminare le storie taciute. Ogni voce si unisce al coro per cantare la propria canzone e ogni penna è pronta a trascriverla perché non sia più dimenticata.
Ho capito, altresì, che la voce si è fatta scrittura, luogo di passaggio dove donne di diversa età, provenienza, formazione e cultura si incontrano per tessere la loro personale trama e unirla a quella delle altre compagne.
Comunità significa ascolto e condivisione. È così che sentiamo il disagio di essere una figlia e la responsabilità che si nutre nel soddisfare le aspettative della famiglia, le stesse del mondo che è lì, immobile, ad aspettarla. Imposizioni, sempre le stesse, alle quali sottostare.
Ciò che mamma e papà insegnano. Non sporcare i vestitini ai pranzi della domenica, non arrampicarsi sugli alberi con calze nuove, non graffiarsi le ginocchia sui rami altrimenti si vedranno sotto le gonne e daranno il via ad uno spettacolo grottesco: non si è mai vista una principessa tutta livida. Invece si. Ce ne sono tantissime.
…sapevo che da me ci si aspettava che da scimmia mi trasformassi in signorina, in una donna beneducata, e così avevo imparato come dovevo comportarmi: non mi muovevo, non parlavo, sorridevo se mi sorridevano, compiacevo, non disturbavo, chiedevo sempre ‘scusa’ e ‘per piacere’, non guardavo gli sconosciuti, non accettavo complimenti, camminavo composta, quasi non respiravo.
Così tante principesse devono nascondere i propri lividi e, spesso, non se li sono fatti cadendo dalla bicicletta o correndo tra i campi di grano. Che poi, perché devono essere proprio principesse? Possono impersonare i ruolo che più gli piace nella storia. Tranne quello di vittima. Quello lo vogliono eliminare dal copione.
Sono vestita di bianco, sembro una bambina, mentre lui ora è adulto; mi spinge contro il muro. Lancio un urlo smorzato. Lui sussurra di tacere, è dolcissimo mentre gioca a violentarmi.
Ci sono anche le aspettative, tuttavia, che vanno trasgredite. Come quelle sulla carriera o quella dell’essere madre e nient’altro. L’avere un figlio deve per forza coincidere con il prosciugamento della propria individualità? L’apice della carriera di una donna sembra essere questo. Il riconoscimento di quando si scorgono le offerte più vantaggiose al supermercato, di quando si scopre la marca migliore di biscotti da portare a tavola o la tintoria con l’ammorbidente più profumato e che dia la perfetta piega al colletto delle camice. I lumi delle tredici autrici, (Cettina Caliò, Ilaria Palomba, Gisella Blanco, Patrizia D’Antonio, Antonietta Gnerre, Emma Saponaro, Raffaella Gambardella, Elisa Ruotolo, Antonella Rizzo, Luigia Sorrentino, Elisa Longo, Sabrina Caregnato e Manuela Mazzi), avvicinandosi tra loro stringono la mano a tutte coloro che, nascoste nel buio, vorrebbero dire che no, non è così.
Una donna non sposata, non madre, che non accavalli le gambe o malata, non è meno donna.
L’Antologia femminile curata da Sara Durantini dà origine ad una testimonianza corale che crea unità. Ogni voce, pur venendo ascoltata con rispetto, si unisce alle altre. Il risultato è un canto quasi epico che inciti alla comunità. È un insegnamento al non sentirsi sole. Un inno al valore del rispetto per la vita.
Tutto ciò che è vivo è meraviglioso. Lo insegna Madre Terra nella sua canzone. Ogni essere, uomo, donna, coperto di peli, piume, foglie. Che solchi i cieli, che marci sulla terra o che fluttui nell’oceano. Che parli, emetta richiami o stia in silenzio. Che viva il giorno o preferisca le ore della notte. Tutto ciò che è vita merita di essere preservato e glorificato. Tuttavia, come vogliono affermare le tredici autrici illuminate dalla luce della parola, siamo noi, prima di chiunque altro, a dover avvalorare e rispettare come donne, come individui, come vita. Niente più buio, niente più capi chinati, niente più solitudine.
Sono la madre di tutte le madri. Ho generato la vita e ho accompagnato tutti i miei figli nel cammino dell’esistenza, breve o lunga che fosse, e delle sue infinite forme.
Proprio così: le sue infinite forme.
Parte del ricavato delle vendite sarà devoluto all’Associazione Difesa donne: noi ci siamo di Milano.
LA TERRA INESPLORATA DELLE DONNE
a cura di Sara Durantini
Dalia Edizioni
pp. 152
euro 14