LE FRAGILI ATTESE – Mattia Signorini

LeFragiliAtteseQuando diventò il proprietario della Pensione Palomar, nell’inverno del 1952, Italo rimase a lungo seduto sul pavimento della sua stanza. Osservava una piccola macchia di muffa. Dall’angolo vicino alla finestra si stava allargando verso l’alto come il sentore di un’attesa.

Questo romanzo è una storia che ne racchiude tante altre: a fare da sfondo alle vicende, fino a diventarne essa stessa una protagonista, è la pensione Palomar, un anonimo edificio situato nella zona periferica di una grande città e e crocevia di numerose esistenze che, tra le quattro mura del piccolo albergo, si dipanano e si intrecciano.
Nel presente narrativo Italo, che gestisce la pensione da quarantasei anni, è intento a sbrigare le ultime faccende prima di chiudere definitivamente l’attività e girare un po’ il mondo, come avrebbe sempre voluto fare. A distrarlo è il ritrovamento di alcune lettere d’amore risalenti agli anni cinquanta; Italo, non accontentandosi di conoscere solo i contorni della vicenda deducibili dalle parole contenute in quelle lettere, decide di mettersi alla ricerca dell’autrice misteriosa, la quale si firma solo con l’iniziale S.:

Cosa era successo tra lei e l’uomo a cui scriveva le lettere? Italo non riusciva a capirlo. Forse la risposta era scritta in quelle che doveva ancora leggere, o in modo più semplice, gli venne da pensare, era scritta nella vita, che non va mai come vorremmo veramente.

Entriamo in contatto, nel corso della storia, con gli ultimi clienti che, per i casi più vari del destino, risiedono alla pensione nelle ultime settimane di apertura, per qualche giorno o da troppo tempo; nonostante le più svariate biografie, tutte le persone che incontriamo hanno un denominatore comune, il quale rievoca anche l’azzeccatissimo titolo del romanzo: sono tutte in attesa di qualcuno o qualcosa, e tutte in modo altrettanto fragile; talvolta queste attese, che paiono non avere nulla a che fare l’una con l’altra, finiscono per intrecciarsi: Guido è un professore di lingue che attende un nuovo lavoro, dopo che, per una spiacevole vicenda personale, è stato licenziato dall’università dove lavorava. Lucio Ormea risiede presso la pensione in attesa di trovare il coraggio per incontrare suo padre, che non vede da quando era un bambino; Adolfo Trento, ex generale rimasto invalido durante la guerra, spera che i suoi figli abbiano voglia di rivederlo, prima o poi; Ingrid che per un disgraziato caso della vita non può più suonare l’arpa, è costretta a lavorare tra i bip ripetitivi e anonimi della cassa di un supermercato. Ed Emma, la domestica della pensione, che ha fatto di quel piccolo albergo la sua casa e che non pare avere più qualcosa da attendere, se non l’indomani mattina, quando dovrà alzarsi per preparare nuovamente le colazioni agli avventori.
Il romanzo si legge tutto d’un fiato e dispiace quasi, arrivati all’ultima pagina, abbandonare le storie delle persone incontrate nel corso del libro: viene la voglia di accompagnarle un altro po’ per mano, per vedere come andranno avanti le loro esistenze oltre le pagine in cui sono state immortalate e per poter continuare a fare il tifo per ciascuna loro fragile attesa.

MattiaSignorini

Le fragili attese
di Mattia Signorini
Anno 2015
p. 249
€ 17,00
Marsilio (collana Romanzi e racconti)

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