Siete di fretta? Avete a disposizione pochi minuti e non volete sprecare nemmeno un secondo in stupidaggini? Questo è il libro giusto! Ventiquattro pagine per cominciare a conoscere una tra le poetesse più amate di questi ultimi anni: Wislawa Szymborska.
Queste due parti oltre ad avere una lunghezza/brevità molto simile, sono accomunate dalla felice concentrazione di contenuti in uno spazio così ridotto.
La prima frase è la più difficile si compone di due parti: la prima, Il poeta e il mondo, è il discorso tenuto il 7 dicembre 1996 a Stoccolma dalla poetessa polacca in occasione della cerimonia di conferimento del premio Nobel; la seconda parte, Wislawa Szymborska. Creare una poesia universale nel pieno del caso politico, è invece una intervista di Dean E. Murphy alla stessa Szymborska rilasciata antecedentemente al discorso pronunciato davanti all’Accademia di Svezia e apparsa il 13 ottobre sul Los Angeles Times.
Nella intervista di Dean Murphy scopriamo una donna di 73 anni schiva e appartata e che tiene molto alla sua privacy, “la poesia non nasce nel rumore”, una donna consapevole della complessità e ricchezza, sua e del mondo. Ha scritto anche alla maniera del realismo socialista, e senza giustificarsi spiega “Ero mossa dall’amore per il genere umano, ma poi capii che non serve amare il genere umano: bisogna apprezzare le persone”. In questa intervista, si nota con evidenza, il convivere nella Szymborska di aspetti normalmente antitetici, che però qui sembrano facilmente sciogliersi e diventare un’unica amalgama.
“…nel linguaggio della poesia, che soppesa ogni parola, nulla è consueto o normale. Non una singola pietra, né una singola nuvola al di sopra di essa. Non un giorno né la notte che segue. E soprattutto, non una singola esistenza, l’esistenza di nessuno su questa Terra. Sembra che i poeti avranno sempre in loro bel daffare”.
Szymborska pone al centro del discorso essenzialmente due questioni: il fatto che i poeti contemporanei sono “riluttanti a confessare pubblicamente di essere poeti, quasi se ne vergognassero un po’”; ma soprattutto su cos’è per lei l’ispirazione e cosa significhi: “Qualunque cosa sia l’ispirazione, nasce da un continuo ‘Non lo so’”. L’ispirazione non è roba solo di poeti e artisti, deriva da un approccio alla vita che tutti possono avere, “quanti hanno consapevolmente scelto la propria vocazione e svolgono il proprio lavoro con amore e immaginazione”. La frase centrale è ‘non lo so’, una frase che i veri poeti devono ripetere a se stessi trasformando, impastando ogni poesia come una (momentanea) risposta a questa affermazione, ‘non lo so’. Il mondo è stupore, non esiste un mondo ovvio, ogni cosa è nuova, e sta al poeta far emergere quelle unicità stupefacenti.
“…’Non lo so’. È solo una frasetta, ma vola su ali possenti. Espande le nostre vite, abbracciando gli spazi dentro noi e le distese esteriori in cui il nostro piccolo pianeta fluttua sospeso…”
Questo libro con poche pagine riesce a lasciare il segno. Il discorso è efficace e l’intervista molto riuscita. Pochi euro spesi bene.
LA PRIMA FRASE È SEMPRE LA PIÙ DIFFICILE
Wislawa Szymborska
Con un’intervista all’autrice di Dean Murphy
Trad. di Sara Crimi
Terre di Mezzo
24 pp.
3 euro