COME HO INCONTRATO VOSTRA MADRE di Gianluca Morozzi

cop_morozziGianluca Morozzi in Come ho incontrato vostra madre, sembra quasi voler costruire una storia sgangherata, ma talmente sgangherata, da renderci questo racconto, che è quasi un’allucinazione notturna, digeribile come un sorbetto al limone.
Il titolo ci presenta il primo elemento che già dopo poche righe non regge l’urto di questa scrittura psicotico-allucinatoria e a tratti trash.
Come ho incontrato vostra madre, come fosse un raccontino della buona notte per ammansire i bambini che non vogliono andare a dormire, come una favola dolce al punto da essere zuccherosa all’eccesso, o magari come una sitcom della CBS.

Il protagonista del racconto è uno scrittore che ha esaurito le idee e che non ha “abbastanza mestiere per scrivere il niente come tanti facevano”, così si ritrova davanti a uno schermo bianco, con le mani che “galleggiavano sulla tastiera senza toccarla” con solo un rettangolino che lampeggia in modo ipnotico.

Fino a che suona alla sua porta uno strano dirimpettaio:

Molto più gentile e colto di quanto si potesse supporre da una prima occhiata, ma pur sempre un tipo strano. Immaginate Charlie Brown, ma un Charlie Brown cresciuto ascoltando musica chiassosa, facendosi crescere dei lunghi baffi spioventi, tracannando così tanta birra da trasformarsi la pancia in una mongolfiera. Uno di età indefinibile, che girava con una rumorosa moto e faceva lavori improbabili come il dj metal ma anche – mi era parso vagamente di capire – il volontario sulle ambulanze.

E ora era lì, quel tipo che si faceva chiamare l’Orrido

Larry, il protagonista, dopo un tour alcolico con l’Orrido, si trova in un locale strano, dove si addentra oltre una porta talmente anonima che pare disegnata: “Questa città è tutta piena di porte strane che rivelano mondi sconosciuti”. Lì, immersa in una musica terribile, al centro di un terzetto, c’è una ragazza che attira la sua attenzione. Pallida, seminuda, che balla sudata lasciandosi toccare dagli altri due, un ragazzo altissimo e una tizia rasata. Ma oltre a vedere questo e che ha tre particolari tatuaggi, Larry vede anche “una faccia dietro la sua faccia, un viso che sembrava contratto da sempre e per sempre in un urlo silenzioso”. E ancora, sente “come una corrente elettrica, una cascata di orrore che continuava a fluire da lei a me”. Da lì inizierà la ricerca per rivedere questa ragazza, come se tutto, inspiegabilmente, scrittura e vita, dipendessero da lei.

La ragazza dei tre tatuaggi era piegata in avanti su un divano mezzo strappato, il cappuccio della felpa tirato sulla testa. Guardava la tv che mandava la replica di una sit-com. E piangeva.
Mi ero fermato a osservarla dall’ultimo gradino, indeciso sul da farsi.
Lei aveva alzato la testa. Mi aveva visto. Si era asciugata gli occhi.
“Faccia di vetro!” aveva detto, tirando su col naso. “Sei venuto per me?”

Morozzi gioca consapevolmente con stereotipi triti, ri-costruendo una Bologna reale e al GianlucaMorozzicontempo surreale attraversata dalla più varia umanità, riuscendo a miscelare il tutto grazie all’evidente capacità affabulatoria. In poche battute, il lettore è dentro la storia, completamente. La topografia è precisa e i personaggi sono bel delineati, pur mantenendo un grado di ambiguità che li rende vivi anche nel loro essere bislacchi.

Lettura divertente soprattutto per gli over 40. 42806 caratteri ben spesi.

Quel che stavo scrivendo poteva sembrare un cliché, ma l’ho detto: i cliché certe volte si rivelano veri. E se li scrivi bene, se li rendi plausibili, lo sono ancor di più.

Come ho incontrato vostra madre
di GIANLUCA MOROZZI
Intermezzi (collana Ottantamila)
2015
caratteri 42806
Euro 3

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