ZODIACO STREET FOOD di Heman Zed

Se volete passare qualche ora in compagnia di un noir divertente, con un buon ritmo e che vi faccia anche sorridere, vi consiglio caldamente Zodiaco Street Food di Heman Zed, appena pubblicato da Neo Edizioni.

Vi innamorerete (ironicamente parlando, ovvio) di Romeo Marconato, un ruspante gangster di provincia con trascorsi nella Mala del Brenta, dai modi spicci e dal linguaggio sanguigno e sgangherato. Il Nostro campa (alla grande) gestendo con metodi poco ortodossi una squadra di furgoncini che vendono panini luridi (lo Zodiaco Street Food che dà il titolo al romanzo).

Ma, esclusi gli affari, non è che il Marconato se la cavi proprio bene: ha una moglie che lo tradisce e un figlio rimasto inebetito in maniera irreversibile dagli stupefacenti (le pagine che delineano l’evolversi del rapporto padre-figlio sono le uniche in cui il sentimento del lettore può virare alla compassione)

Non era mai stato un bambino facile, Moreno Angus. Già qualche giorno dopo l’ingresso alla scuola elementare la maestra aveva chiamato a udienza Gigliola per parlarle delle difficoltà di integrazione del figlio: non voleva stare al banco con nessuno e, se contraddetto, non esitava a menare le mani con compagni, maestra e bidelli.

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AZZORRE di Cecilia M. Giampaoli

Un arcipelago dà il titolo a questo romanzo (in uscita il 19 giugno), e paragonabile ad un arcipelago è la storia che affiora, ora dolce ora aspra, a seconda dei momenti e dei punti di vista, dalla calma ordinata della narrazione.

La vicenda si basa su un fatto drammatico, realmente accaduto: nel 1989 un charter partito da Bergamo, con 144 persone a bordo, si schianta su una montagna delle isole Azzorre. La figlia di una delle vittime, venticinque anni dopo, decide di partire per il luogo del disastro, alla ricerca di una verità che sente di non avere ancora.

Occhi, sesso, stomaco e lingua: vasi riversi di piombo sottile sotto la curva morbida della mia schiena. Acqua tutt’intorno.
Per la seconda volta, un uomo che diceva di amarmi se ne andava, e in quel momento, nonostante fossero diversi, i due tipi di abbandono mi sembravano la stessa cosa.

La protagonista è la voce narrante: il suo è un viaggio fatto di persone e luoghi, di testimonianze, ricordi, reticenze, incontri fortuiti e voluti. Da ciascuno di questi incontri ne esce rafforzata, arricchita, consapevole del suo venire a patti con il passato.

Lo stile è ricco, sobrio, delicato. Accompagna il lettore, lo tiene per mano durante il cammino in saliscendi attraverso una natura struggente.

Il modo migliore per conoscere un posto è camminare, misurare lo spazio, relazionare la distanza alla lunghezza delle proprie gambe e l’altitudine alla propria fatica. Questo è il mio quarto giorno sull’isola: è arrivato il momento di iniziare le misurazioni.

La fotografia a pagina 155 è un suggello d’amore che chiude alla perfezione questa bellissima testimonianza.

AZZORRE
Cecilia M. Giampaoli
Neo Edizioni
pp. 156
Anno di pubblicazione: 2020
Euro 14,00

LE AFFACCIATE di Caterina Perali

Il romanzo Le affacciate uscirà in libreria (Neo Edizioni) a febbraio e vi consiglio di leggerlo: contiene uno spaccato, descritto in maniera veloce e ficcante, delle vite di una giovane donna milanese, Nina, che, di punto in bianco, viene licenziata dall’agenzia di organizzazione di eventi per cui lavora.

Questo evento inaspettato fa crollare la vita reale di Nina in un apatico trascinarsi fra le mura domestiche contando i chiodi sulle travi e sbirciando i vicini, mentre la sua vita social rimane fittiziamente in piedi fra chat con l’amica del cuore e googlate varie.

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IL TEOREMA DEL NIENTE di Davide De Lucca

Mi sono addentrato in questo enigmatico romanzo con la voglia di conoscere meglio la figura di Aldo Castori, autore della sceneggiatura del film “Il teorema del niente” di Lorenzo Bellini e regista a sua volta (ha lavorato fino agli anni ‘80). Mi sono imbattuto in una figura soprattutto divertente, molto sarcastica e cinica, al limite dell’irriverenza. La lettura è scorsa via piacevole, per merito del capace autore Davide De Lucca, attraverso sentieri imprevedibili, tragici e surreali. Sullo sfondo, la travagliatissima stesura della sceneggiatura maledetta.

Continuavo a scrivere “Il teorema del niente” senza capire cosa fosse, se solo una storia triste, compiaciuta e senza senso, oppure qualcosa di significativo per cui dovevo trovare la chiave giusta, o ancora il fallimento più totale: la vita di mezzo tra quelle due cose.
«Sarà un bel film almeno?» domandò sconsolato il produttore.
Ci pensai sopra. Dovevo trovare una risposta giusta, convincente: una bugia.
«No» dissi invece. «Per niente.».

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LA GENTE NON ESISTE di Paolo Zardi

La gente non esiste è una raccolta di racconti (ventisette) di Paolo Zardi, uscito per la Neo. Edizioni. Lo sguardo dell’autore, acuto e scaltro, scandaglia con raffinata maestria frammenti delle vite di persone comuni, immerse in vite comuni, che fanno i conti con la quotidianità dell’esistenza. Ne risulta una carrellata di personaggi in cui ogni lettore può riconoscersi e riconoscere reazioni, atteggiamenti, modi di dire di fronte a temi come la morte, la malattia, il futuro. La compiutezza di questi racconti lascia al lettore un gusto buono in bocca, lo stesso che rimane dopo aver gustato il cibo di cui si ha voglia.

“Trovo pace solo quando vado a dormire” mi sussurrò in un orecchio; e, mentre usciva dalla cucina per raggiungere il marito in salotto, si girò verso di me e rimase sospesa per un tempo che mi sembrò lunghissimo.
“Sotto ogni cuscino c’è un Dio” disse piano.

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LE ACQUE DEL NORD di Ian McGuire

Questo romanzo non vuole compiacere il lettore, lo vuole rapire. E ci riesce benissimo: la vicenda si dipana in un carosello di personaggi gretti, con pochi ideali, egoisti che all’interno di una baleniera e fra i ghiacci artici rivelano i loro istinti bestiali. Non c’è una morale, non c’è una redenzione. Ma si segue con il cuore in gola le sorti del protagonista, il medico Patrick Sumner.

Mentre cammina, Sumner ricorda l’aula di dissezione a Belfast, quando guardava Slattery, quel vecchiaccio blasfemo, affettare felice un cadavere.  «Per ora non vi è traccia dell’anima immortale di questo tizio, giovanotti» era solito scherzare mentre rovistava e strappava, tirando fuori budella come un prestigiatore fa con le bandierine, «e neppure delle sue mirabili facoltà intellettuali, ma continuo a cercare».

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L’ABBANDONATRICE di Stefano Bonazzi

L’abbandonatrice è un romanzo in cui mi sono imbattuto per caso e che si è rivelato essere molto interessante. Si apre con la notizia della morte, per suicidio, proprio di Sofia, la donna, provata da una vita difficile, che ha scelto come espediente per sopravvivere quello di abbandonare tutto e tutti (come è stata abbandonata lei da piccola), forse per paura di soffrire, o di far soffrire gli altri, o per il desiderio di ricominciare sperando che la nuova vita possa essere migliore.
A ricevere il triste annuncio è Davide, l’io narrante, che ne è stato un amico molto intimo, ha subito l’abbandono e che non sente da anni.
Al suo funerale, a Londra, conosce il figlio di lei, il sedicenne Diamante che decide di seguirlo fino a Bologna.
A Bologna Davide, omosessuale, vive con il compagno Oscar, ormai prigioniero dell’eroina.
Ai tempi dell’Università, Oscar, Davide e Sofia si erano conosciuti e, proprio in quei tempi, era nato l’amore fra i due ragazzi e l’amicizia fra Davide e Sofia. Continua a leggere

I FANTASMI DELL’IMPERO di Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella

Raramente mi sono imbattuto in un romanzo giallo storico dal respiro così ampio e così accuratamente costruito, appena l’ho terminato mi è venuta in mente la definizione: “kolossal”.
L’ambientazione è l’Etiopia del 1937, occupata dagli italiani. Gli autori sono tre: Marco Consentino, esperto di relazioni istituzionali, Domenico Dodaro, business lawyer, e Luigi Panella, avvocato penalista. L’idea, come si legge nelle note finali, nasce da una serie di documenti rinvenuti negli archivi di Stato da Luigi Panella e in questo romanzo, si scopre alla fine, c’è molta realtà e qualche invenzione letteraria.

«Bene, parola alla difesa. Chiedigli cosa ha da dire, se no di’ qualcosa tu».
Lo zaptié tradusse rivolto verso il vecchio, il quale gli rispose tranquillamente, parlando a lungo.
Lo zaptié esitò.
«Dai, forza! Tra un po’ viene a piovere! Che dice?».
«Dice che fucile è suo. Ha preso fucile a soldato italiano a battaglia Abba Garima, quando ragazzo. Era con fratello grande, con esercito grande imperatore Menelik. Italiano ha ucciso con fucile suo fratello e lui ha ucciso italiano con pietra in faccia. Preso fucile. Dice che ora suo tempo venuto, vecchio non teme morte. Va da fratello ad Abba Garima».
«Va bene, va bene. Basta così, ho capito».
Avevano capito tutti. Prese il foglietto che conservava ripiegato nell’ultima pagina del registro delle sentenze e lesse: «Allora, il giudice dichiara l’imputato colpevole e lo condanna alla pena di morte per impiccagione. Diglielo. A voce alta».

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DA DOVE LA VITA È PERFETTA di Silvia Avallone

Ho partecipato qualche settimana fa alla presentazione del nuovo romanzo di Silvia Avallone nella libreria Libraccio di Ferrara. Dopo aver letto e apprezzato la Piombino operaia di Acciaio e la vallata biellese di  Marina Bellezza ero curioso di sapere in quale mondo volesse trasportarci questa volta l’autrice.
Bologna. Non i portici eleganti del centro, ma la periferia, in un complesso residenziale per famiglie proletarie, i Lombriconi. E qui bisogna dare atto alla scrittrice di essere veramente efficace nel descrivere l’ambiente, nel tracciare la coreografia della storia. Pare di esserci catapultati all’improvviso, ai Lombriconi.

La sedia era una di quelle pieghevoli da campeggio, in alluminio e poliestere. La trascinava là, di fronte alla finestra della cucina, e si sedeva a guardare fuori. In silenzio, per ore.
Lo faceva da cinque anni.
Il panorama dal quarto piano non era poi così male. Oltre le colate di cemento, oltre le torri tutte uguali butterate di parabole e tapparelle sbiadite, la campagna si estendeva calma e muta come un lago verde.
Se chiudevi gli occhi, potevi persino fingere che il rumore delle auto in tangenziale fosse quello dell’acqua.

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LA PASSIONE SECONDO MATTEO di Paolo Zardi

Attendevo l’uscita del nuovo romanzo di Paolo Zardi con trepidazione, dopo aver apprezzato le pagine di “XXI secolo”. Sono stato ripagato. La capacità più grande di quest’autore sta, a mio avviso, nella leggerezza, nella precisione, nella perfezione con cui le parole che sceglie – pennellate di maestro, vivide e mai scontate  – tratteggiano interiormente ed esteriormente i personaggi, anche quando le vicende che li vedono protagonisti sono “difficili” o essi sembrano solo secondari.

Mentre il capotreno fischiava la partenza, Matteo aveva abbracciato di nuovo Maura; salendo sul vagone si era girato a guardarla. Stava dritta, in piedi, con i bimbi a fianco, uno per parte, e sorrideva gentile, trattenuta. Aveva un’aria da vecchia; con una mano sulla fronte si proteggeva dal sole ancora alto, nascondendo gli occhi socchiusi. Uno spettacolo ottocentesco, da romanzo russo. La prima volta che Matteo l’aveva vista, a una festa di carnevale, aveva notato i denti piccoli e le gengive che si scoprivano a ogni sorriso, e aveva pensato che non fosse bella. L’aveva pensato prima di iniziare ad amarla – prima che l’attrazione diventasse un’opzione non necessaria – e quel ricordo ogni tanto tornava a tormentarlo, come una colpa che non era riuscito a rimuovere del tutto, un’incrostazione resistente a ogni assalto. La guardo ancora un po’, e dietro quel sorriso vide un’ombra scura che ormai aveva imparato a riconoscere.

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GRANDE NUDO di Gianni Tetti

copertina-grande-nudo-gianni-tetti-neo-edizioni-hi-resLa prima immagine che mi è venuta in mente quando ho finito di leggere le 670 pagine de “Grande Nudo” dell’autore sardo Gianni Tetti è quella di essere finito in una palude. È un libro che si presenta con una copertina accattivante, ben confezionato dagli editori della Neo. Ci infili un piede dentro, rimani sbigottito dalle prime pagine. Ti chiedi “dove sono finito?” e inizi a sprofondare.

Finisci in una Sardegna cupa, cupissima, zeppa di cani che la fanno da padroni, abitata da una popolazione dolente e affamata dalle carestie. Sassari è una città nera, mostra al lettore/visitatore una facciata apocalittica e cattiva.

Cerchi di uscire da questa palude, ma invece ne vieni sempre più risucchiato, pagina dopo pagina, finché ti accorgi che divincolarsi e cercare di fuggire non serve a nulla, ma continuare a rimanere immersi ha un fascino sinistro, addirittura piacevole. Continua a leggere

XXI SECOLO di Paolo Zardi

xxi-secolo-paolo-zardi-coverLe sorprese come XXI SECOLO di Paolo Zardi, edito dalla piccola casa editrice Neo Edizioni di Castel di Sangro e assurto fra i finalisti del Premio Strega 2015, scaldano il cuore di un lettore affamato.
Il primo motivo salta subito agli occhi, bastano poche pagine: è scritto bene. La prosa allo stesso tempo ricercata e semplice è uno dei tanti ossimori in cui mi sono imbattuto nella lettura rapita di questo romanzo. Come nella figura retorica, vi sono accostamenti di elementi contradditori che, uniti, colgono lo spirito tragico di un secolo che abbiamo appena iniziato a vivere. Un XXI secolo medioevale, in cui tutti si sentono in guerra contro tutti, l’ambiente circostante rispecchia il degrado dell’umanità, e la gente, nel frattempo, segue con attenzione sui media notizie senza alcuna importanza.
«Ho paura, papà».
«Di cosa?»
«Del buio. E dei rumori. Li senti?»
Dal soffitto, da sotto, da punti indefiniti, arrivavano gli scricchiolii che avevano accompagnato tutte le sue notti in quella casa. Il palazzo era in continuo assestamento, come un ragazzo nell’età della crescita, un vulcano sopito, come un vecchio decrepito che cerca disperatamente di rimanere in piedi.
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SENZA RAGIONE APPARENTE di Grazia Varesani

SeSenza ragione apparente_Verasaninza ragione apparente, quinto noir della serie che vede come protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini, è il nuovo romanzo di Grazia Varesani. È passato qualche mese da quando l’ho comprato in occasione della presentazione alla libreria Feltrinelli di Ferrara, e finalmente, sono riuscito tra i troppi impegni a trovare lo spazio per leggerlo.

“Sai perché faccio questo mestiere di merda?” Gli dico avvicinandomi a ogni passo. “Perché detestavo il Carnevale. Non smette mai, dura tutto l’anno. Ci si alza al mattino e ognuno indossa la sua bella mascherina, e se la toglie di notte, come una dentiera. Allora ti chiedi quanto costa fingere, fingere sempre, senza interruzione.” Mi accendo una sigaretta, coprendo l’accendino con la mano. “Forse una verità in senso assoluto non esiste, ma esistono momenti in cui la intravedi e non puoi fare altro che braccarla, perché è una merce rara, moto rara.”

Il romanzo è ambientato a Bologna, città spesso scenario di scrittura gialla con i suoi portici che nascondono insidie e il suo sangue che ribolle. È autunno.  Senza ragione apparente si è suicidato un ragazzo di nemmeno diciott’anni, Emilio, lasciando un biglietto in cui ha scritto solamente due parole: “Sono stanco”. Continua a leggere

IL MATRIMONIO DI MIO FRATELLO di Enrico Brizzi

cover_-Il-matrimonioAvevo abbandonato Enrico Brizzi col suo Jack Frusciante molto tempo fa e sono tornato a leggerlo dopo la bellezza di vent’anni. Premetto che Jack Frusciante mi era piaciuto parecchio con il suo modo molto originale (per allora) di piegare la lingua narrativa al parlato degli adolescenti dei primi anni novanta. Nel frattempo l’autore ha percorso sentieri letterari diversi, legati soprattutto alla sua passione per il camminare e per la musica.
È tornato al romanzo “classico” con Il matrimonio di mio fratello, edito da Mondadori nel novembre del 2015. Si tratta di un’epopea familiare, i Lombardi, ambientata a Bologna che ripercorre la vita di due fratelli fino a ritrovarli quarantenni nel mondo di oggi. I protagonisti sono Teo, un trentanovenne cresciuto nell’ombra, desideroso di una vita godereccia e incardinata nelle certezze di un lavoro sicuro nell’azienda, la Vortex, in cui suo padre è un dirigente e Max, di tre anni più vecchio, uomo di ideali  e dal carattere ribelle, che ha deciso di vivere la sua vita sfidando le montagne. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Gianluca Morozzi

GianlucaMorozziQuando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
A dodici/tredici anni. Mio nonno mi ha regalato una macchina da scrivere, un manuale di dattilografia e l’autobiografia di Isaac Asimov. Il mix è stato devastante: da lì in poi non ho mai voluto fare nient’altro che questo.

Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Scrivevo racconti di fantascienza: il primo si intitolava Divoratore cosmico, e si svolgeva su Nettuno. Il primo romanzo, che ho riscritto quattro o cinque volte, si intitolava Trappola androide. Indimenticabile.
Poi ho avuto il grande innamoramento per Stephen King, e ho provato a imitarlo per metà degli anni Novanta. Dopo ho scopiazzato Tondelli, Brizzi, Nick Hornby, Paolo Nori. E nel Duemila finalmente ho pubblicato.
Grandi incoraggiamenti non ne ho avuti, se non da mio padre, che però aveva una tecnica di incoraggiamento simile agli allenatori di pallavolo dei cartoni animati giapponesi degli anni Ottanta. Se avete presente.

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