L’ABBANDONATRICE di Stefano Bonazzi

L’abbandonatrice è un romanzo in cui mi sono imbattuto per caso e che si è rivelato essere molto interessante. Si apre con la notizia della morte, per suicidio, proprio di Sofia, la donna, provata da una vita difficile, che ha scelto come espediente per sopravvivere quello di abbandonare tutto e tutti (come è stata abbandonata lei da piccola), forse per paura di soffrire, o di far soffrire gli altri, o per il desiderio di ricominciare sperando che la nuova vita possa essere migliore.
A ricevere il triste annuncio è Davide, l’io narrante, che ne è stato un amico molto intimo, ha subito l’abbandono e che non sente da anni.
Al suo funerale, a Londra, conosce il figlio di lei, il sedicenne Diamante che decide di seguirlo fino a Bologna.
A Bologna Davide, omosessuale, vive con il compagno Oscar, ormai prigioniero dell’eroina.
Ai tempi dell’Università, Oscar, Davide e Sofia si erano conosciuti e, proprio in quei tempi, era nato l’amore fra i due ragazzi e l’amicizia fra Davide e Sofia. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Gianluca Morozzi

GianlucaMorozziQuando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
A dodici/tredici anni. Mio nonno mi ha regalato una macchina da scrivere, un manuale di dattilografia e l’autobiografia di Isaac Asimov. Il mix è stato devastante: da lì in poi non ho mai voluto fare nient’altro che questo.

Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Scrivevo racconti di fantascienza: il primo si intitolava Divoratore cosmico, e si svolgeva su Nettuno. Il primo romanzo, che ho riscritto quattro o cinque volte, si intitolava Trappola androide. Indimenticabile.
Poi ho avuto il grande innamoramento per Stephen King, e ho provato a imitarlo per metà degli anni Novanta. Dopo ho scopiazzato Tondelli, Brizzi, Nick Hornby, Paolo Nori. E nel Duemila finalmente ho pubblicato.
Grandi incoraggiamenti non ne ho avuti, se non da mio padre, che però aveva una tecnica di incoraggiamento simile agli allenatori di pallavolo dei cartoni animati giapponesi degli anni Ottanta. Se avete presente.

Continua a leggere