SIRENE di Laura Pugno

Di solito docili come vacche, le femmine di sirena si rivelavano stupendamente feroci alla fine della monta. Non appena cessato l’estro che le manteneva narcotizzate e placide, alla mercé dei maschi, le femmine li avrebbero uccisi e in parte divorati. Era l’unica occasione in cui la specie – o così credevano gli scienziati – consumava carne.

Con la mattanza, l’acqua si sarebbe scurita di sangue e sarebbe stato necessario liberare le carcasse nell’oceano, procedere allo svuotamento delle vasche. I maschi servivano solo a fecondare le femmine, la loro carne era velenosa per l’uomo.

L’ozono ha abbandonato il Pianeta Terra. Le radiazioni solari affondano le loro lame nella carne umana senza alcuna pietà. Per gli uomini esse non sono solo letali, ma addirittura pandemiche, diffondendo, per chiunque si esponga alla luce, il cancro nero, una malattia del derma che ha termine solo con la morte dell’individuo infetto. La minaccia spinge l’umanità, o meglio, i pochi ricchi privilegiati, a costruire le loro dimore sotto la superficie dell’acqua, godendo in questo modo della confortante sicurezza degli abissi.

Nasce così Underwater, la nuova comunità sottomarina governata dalla spietata yakuza. È qui sotto che si giungerà alla scoperta sensazionale dell’esistenza delle sirene. Ben più simili ad animali che ad esseri umani, vengono immediatamente invase e detronizzate dal dominio dei mari, prelevate e confinate in allevamenti abominevoli. Diventano carne da macello, cavie per esperimenti, corpi vuoti volti a soddisfare i più perversi piaceri dell’uomo e uteri da ingravidare per ottenere vitelli da divorare in pregiati sashimi.

Samuel, a cui il cancro nero ha strappato la moglie, lavora all’interno degli allevamenti di sirene a supervisione delle vasche adibite alla monta. L’orrore indicibile di cui è testimone e carnefice, lascia il lettore interdetto, trascinandolo in questo romanzo breve ma che sembra non avere fine, un racconto di poche pagine che dura in eterno.

Ti guardavano con occhi vuoti, spenti, verde mare o oltremare, con le membrane nittitanti delle palpebre come pezzi di plastica sporca, i visi poco più che musi – di vacca, pensò Samuel – ma a complicare il loro corpo c’erano quei capelli lunghi, se poi si potevano dire capelli, un’unica massa elastica verdeazzurra o azzurro vivo che scendeva sulla schiena, che ondeggiava nell’acqua come le trecce della più splendida delle adolescenti, e le braccia verde chiaro con le mani palmate, il seno sempre grande e pesante con i capezzoli verde cupo, durissimi, da cui nell’estro usciva un latte dolciastro. Samuel l’aveva bevuto più di una volta, quando gli era capitato di rubarlo dall’allevamento.

Ti guardavano con occhi vuoti, spenti, verde mare o oltremare, con le membrane nittitanti delle palpebre come pezzi di plastica sporca, i visi poco più che musi – di vacca, pensò Samuel – ma a complicare il loro corpo c’erano quei capelli lunghi, se poi si potevano dire capelli, un’unica massa elastica verdeazzurra o azzurro vivo che scendeva sulla schiena, che ondeggiava nell’acqua come le trecce della più splendida delle adolescenti, e le braccia verde chiaro con le mani palmate, il seno sempre grande e pesante con i capezzoli verde cupo, durissimi, da cui nell’estro usciva un latte dolciastro. Samuel l’aveva bevuto più di una volta, quando gli era capitato di rubarlo dall’allevamento.

La scrittura dona vita ad un quadro funebre, dipinto con un tratto talmente lucido da essere spaventosamente reale. Sarebbe un insulto definirlo godibile. No, piuttosto è: disturbante, cattivo, angosciante, colpevolizzante. Ma soprattutto, è esattamente così che deve essere. Ciò che narra Laura Pugno è convincente e decisamente meno distopico, purtroppo, di tante storie a lieto fine. Non si può che trarne una sola riflessione: cosa saremmo disposti a fare per sopravvivere? E, segnatamente, a spese di chi?

Tutto stava ritornando selvaggio. Underwater, i Territori, l’oceano. Le sirene smetteranno di vivere in fondo al mare e ci succederanno sulla Terra. Non le abbiamo addomesticate, non ancora. Le teniamo prigioniere, mangiamo la loro carne, ma non siamo riusciti a addomesticarle.

SIRENE
Laura Pugno
Marsilio (Universale Economica Feltrinelli)
pp. 144
euro 9

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