L’OPERA di Émile Zola

Era quella, esattamente quella la figura che aveva inutilmente cercato per il suo quadro, e già quasi in posa. Un poco esile, un poco gracile d’infanzia, ma così morbida, d’una giovinezza così fresca! E, sul tutto, seni già maturi. Dove diavolo l’aveva nascosto, la sera prima, quel seno così, che non l’aveva neanche sospettato? Una vera rivelazione!

Romanzo assai curioso e tra i meno conosciuti di Zola, maestro nonché inventore del realismo letterario, L’opera racconta la vita di un artista a Parigi negli anni della rivoluzione artistica portata dall’impressionismo e da tante altre correnti che sottovoce, bisbigliavano parole nuove incomprensibili alla tradizione e al mondo.

E Zola con l’occhio del fotografo ha ripreso e narrato, non solo la vita di un artista in quegli anni, ma anche e soprattutto il rapporto dell’artista con la sua opera. Ma qui non parliamo di un’opera qualsiasi, di una qualsiasi produzione, qui parliamo dell’Opera, quella che secondo l’artista lo rappresenta al meglio,e che è fatta di ripensamenti e di sudore, di incubi e notti insonni, dove la linea è complicata come quella del pensiero: nulla conta tranne Lei.

Forse è questa la vita di qualsiasi Artista, votare e vuotare, ogni significato e affetto, in quel centro nevralgico che accoglie e respinge ogni speranza. Allora chi meglio di Zola poteva raccontarci la storia di un artista rivoluzionario, che crede in qualcosa che ancora non si vede, che aborra le accademie con i loro concetti e teorie che svuotano l’Arte di ogni significato, chi meglio di Zola poteva capire l’avanguardia e l’incomprensione che qualsiasi Cassandra è costretta a subire?

Claude corse leggero a prendere la sua scatola di pastelli e un grande foglio di carta. Poi, accovacciato sull’orlo d’una seggioletta, sistemò sulle ginocchia un pezzo di cartone e si mise a disegnare, con aria profondamente felice. Tutto il suo turbamento e il desiderio contrastato sfumavano nello stupore dell’artista, nell’entusiasmo per la bellezza dell’incarnato e l’armonia della muscolatura. Già aveva dimenticato la ragazza, rapito dalla neve dei seni che spiccava nell’ambra delicata delle spalle. Davanti alla natura una disagiata umiltà lo faceva sentire piccolo, stringeva i gomiti, tornava un ragazzino, tutto assennato, attento, rispettoso. Andò avanti così per un quarto d’ora circa, ogni tanto si fermava, socchiudeva gli occhi. Ma aveva paura che lei si muovesse e si rimetteva subito al lavoro, trattenendo il respiro per timore di svegliarla.

Ma quello che Zola trascrive non è solo la sua vita, la sua opera e la sua disperazione, tra le righe del romanzo traspare un altro personaggio, artista, amico di Zola ugualmente incompreso e ugualmente così geniale da essere spinto alla solitudine e al vuoto dalla società che lo circonda: Cezanne. Cezanne, artista rivoluzionario, propulsore di quello che da lì a poco sarebbe diventato il movimento che sconvolse la prospettiva in arte, il cubismo, Cezanne amico di Zola, entrambi artisti, entrambi alla ricerca di quell’opera che con la sua magnificenza avrebbe scosso la scena. Troppo grandi per il loro tempo, geniali artisti periti nell’unica opera che non sono mai riusciti a realizzare.

L’OPERA
Émile Zola
Introduzione Lanfranco Binni
Trad. Franco Cordelli
Garzanti
pp. 416
euro 13

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