Penna a penna. Intervista con l’autore: Carla Menaldo

CarlaMenaldo1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ho sempre avuto una passione per la scrittura, ho cominciato a scrivere poesie come molti adolescenti, ma volevo diventare un medico. Non così agli opposti, pensandoci bene, visto che nei secoli medicina e scrittura sono spesso andati a braccetto.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
A parte le poesia, brevi racconti spesso in forma diaristica. Ho trovato insegnanti di lettere molto bravi sia alle scuole medie che al liceo, che hanno sempre incoraggiato la mia espressione letteraria. Unitamente a questo ho partecipato a vari concorsi letterari classificandomi spesso tra i primi posti.

3. Come si fa a sviluppare una buona tecnica della scrittura? Ci sono trucchi che si possono usare per migliorare?
Leggere molto gli autori classici, e la letteratura “importante” del Novecento, avvicinarsi alle differenti correnti filosofiche e artistiche come se fossero dei maestri da cui attingere senza però cadere nelle gabbie di un singolo pensiero. Soprattutto, credo serva una buona base culturale, dove per cultura si includa quella non improvvisabile dei fondamenti della nostra lingua. Solo conoscendo profondamente una lingua uno scrittore può farla propria e creare uno stile. Non contemplo assolutamente la “tecnica”, ovvero la schematizzazione dei diversi generi letterari in assunti pronti all’uso. La tecnica migliore è non averne alcuna, la creatività che storicamente ha superato il concetto di tecnica è la sola che si sia dimostrata capace di esprimere l’arte.

4. C’è una cosa che ha scritto tanto tempo fa e che le piace quanto ciò che scrive adesso?
No, ogni volta che mi rileggo mi sento una straniera.

5. Le sue storie (i suoi libri) nascono meglio quando scrive in tranquillità o sotto stress?
Una volta ho incontrato il mio editore sulla pensilina della stazione dei treni e gli ho detto: “Non sto scrivendo nulla”. Mi ha risposto: “Sono felice per te. Vuol dire che stai bene. La scrittura nasce spesso da qualche angolo che fa male”.

6. Legge molto? Quali scrittori l’hanno influenzata maggiormente?
Facendo per mestiere la giornalista, sicuramente sono stata influenzata anche nella scrittura creativa da alcune caratteristiche tipiche del giornalismo, penso ad esempio all’economia di linguaggio, alla chiarezza dell’esposizione, a una costruzione della frase basata sulla paratassi piuttosto che sull’ipotassi. Ho letto e leggo molto, anche se ho una preferenza per alcuni autori: Pavese, Parise, Buzzati, il Simenon dei romanzi, la scrittura asciutta e pittorica di Somerset Maugham, la genialità di linguaggio di Romain Gary, l’esplosione coloristica di alcuni autori cubani come Leonardo Padura Fuentes.

7. Ha delle abitudini quando scrive? Predilige dei luoghi particolari dove scrivere?
No, scrivo molto a capriccio, non sono un’abitudinaria.

8. Uno scrittore può imparare lo stile?
Uno scrittore deve avere uno stile. Lo stile, anche e soprattutto per uno scrittore, è come la classe: o c’è o non c’è.

9. Il libro è già tutto presente nella sua testa prima di cominciare a scrivere o si sviluppa, sorprendendola, mano a mano che va
avanti?

I miei libri hanno la pessima abitudine di essere ribelli e farsi la loro vita man mano che crescono.

10. Quanto c’è di autobiografico nei suoi lavori?
La storia nasce spesso da un episodio reale, poi diventa altro, diventa appunto “storia”. L’autobiografia nei miei lavori si concentra soprattutto nelle ambientazioni, che hanno sempre una parte fondamentale nella mia narrazione, non posso scrivere di luoghi che non ho visto e vissuto.

11. Progetti per il futuro?
Non ne faccio, mi piace pensare sempre alle finestre spalancate.

12. Scrittura a parte, qual è la forma d’arte che sente più affine?
La pittura. Davanti ad alcune opere mi viene da piangere, mi commuove la bellezza.

13. Il suo rapporto con le critiche e la Critica?
Le critiche servono per crescere e migliorare. La Critica serve solo ai critici.

14. Quali sono le sue piccole manie?
La zuppa inglese, l’acqua minerale non fredda, i tappi alle orecchie quando dormo.

 

Carla Menaldo. Giornalista professionista e scrittrice, si occupa di comunicazione pubblica e istituzionale. Vive a Padova, dove è responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Università.
Laureata in Lettere con tesi in Storia della Lingua italiana, ha conseguito anche la laurea magistrale in Giornalismo e un master in Comunicazione delle scienze.
Ha pubblicato L’unica cosa davvero (Cleup 2004). una raccolta di racconti,  Lei. Cinque storie per Casanova (Marsilio 2008),  Canna da Zucchero (Marsilio 2009), Sangue di Drago (Cleup 2012), HOTell – Storie da un tanto all’ora. Antologia di racconti (WhiteFly Press 2014) e  IL RE DEL TANGO (Gilgamesh Edizioni 2014).

Sito web:  http://www.carlamenaldo.it

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