METROPOLI di Massimilano Santarossa

Metropoli-massimiliano-santarossaIn poche parole: in un futuro ipotetico, l’implosione delle strutture economiche porta alla dissoluzione del mondo, della società per come noi la conosciamo, porta alla quasi totale estinzione del mondo vivente. Gli uomini rimasti vagano combattendo per la vita, nella desolazione, con la speranza di trovare quello che rimane l’unico approdo che possa promettere la salvezza: Metropoli, città-fortezza che metabolizza tutto e che tutto usa per crescere, a partire dai suoi abitanti.

Giunto a Metropoli il protagonista diventerà il cittadino 5.937.178.

“Rimase seduto sull’asfalto bagnato e lucido per ore. La testa tra le mani. La schiena dolorante. Le braccia schiacciate tra le gambe. Si proteggeva dal gelo e dalla pioggia come un animale in punto di morte, abbandonato, con nemmeno la volontà di disperarsi. Dove era il recupero, dove era la salvezza, dove era la speranza cui ogni essere del passato, del presente, del futuro si affidava, erano le nere nuvole ad aver divorato Dio? Si ricordò del foglio con le indicazioni. Lo prese dalla tasca. Le dita gli tremavano, gli occhi faticavano a mettere a fuoco le lettere rosse stampate sulla carta gialla. Cittadino numero 5.937.178, il suo Alloggio del Popolo si trova alla Zona Riposo, Isolato Residenziale alla Periferia Est, Altezza Z, Posizione B 2.2.6. Raggiungibile attraverso Sistema Elettrico di Superficie.

Dico subito che non sono un appassionato del genere distopia, e sicuramente nella mia lettura non ho colto riferimenti a questo o quell’autore che ad altri potranno sembrare anche troppo chiari, quindi cercherò di attenermi a poche osservazioni.

Santarossa con Metropoli sceglie di rischiare, sembra fare una scommessa con se stesso: costruire un romanzo che per sola forza di scrittura sia capace di nominare la vertigine del mondo. Questa scommessa, per ora, mi pare vinta a metà.

L’autore crea una testura sintattica nella quale dominano largamente alcune figure retoriche che si ripetono ossessivamente. Anafore e ripetizioni, anadiplosi e accumulazioni, e ancora dittologie sininimiche e via avanti così, fino a creare una saturazione del senso dello stilema, riuscendo in questo modo a sostanziare linguisticamente le atmosfere di questo mondo-città-fortezza dove i sentimenti sono ormai dissolti. 

Il contenuto è eminentemente ideologico. Questo potrebbe essere un limite, ma è anche un punto di merito. La narrazione cresce non in un nulla sconosciuto, ma sentiamo che si dispiega sotto le mani dell’autore che ci accompagna e ci segna a dito una prossima-possibile umanità sfiancata da se stessa, ridotta a ombra fantomatica, a guscio vuoto.MassimilianoSantarossa

“L’uomo fissò il volto della donna: era sopravvissuta a Metropoli, allo schiacciamento delle regole, all’abbandono e al lavoro restando umana. Piangeva. Fuori dalla casa di legno la città era un brulichio bestiale, rinchiuso nelle mura di contenimento. Tutto era
espansione 
materiale: lavorare per lavorare, produrre per produrre. Nessuna internata era più madre. L’immediato distacco dai figli veniva ormai accettato, assorbito come condizione naturale. Padri, madri, genitori, erano ruoli che avevano sempre portato a conflitti famigliari e sociali. Ruoli del tutto superati. A Metropoli si procreava e basta. La donna reagiva a tutto ciò. Un leggero raggio di luna le attraversò il viso. Aveva smesso di piovere. Nessun rumore valicava le mura di legno. Il buio del cielo e della terra, le voci e i suoni della città, le regole e la fatica dei corpi, erano lontani. La piccola casa divenne, per quelle ore, riparo. La donna si addormentò appoggiata sulla spalla dell’uomo. Sentivano il calore, la forma dell’altro: umana, vicina, preziosa.”

È una narrazione rarefatta, costruita su pochi lanci e molte riprese. Santarossa per portare il lettore dentro il suo mondo nuovo sceglie di far procedere il romanzo con lentezza, a far sentire la fatica di una umanità chiusa in una rappresentazione allucinata di un possibile destino feroce nei suoi modi di spersonalizzazione. Stiamo lì, sulla soglia fino quasi alla fine del romanzo e a quel punto Santarossa scatta e con un colpo di reni chiude, dando al protagonista uno spiraglio di speranza. Perchè «La libertà inizia al principio del nulla».

METROPOLI
Massimiliano Santarossa
Baldini&Castoldi
Anno 2015
pp. 224
Euro 17.00
Disponibile anche in eBook

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