PIÙ PICCOLO È IL PAESE, PIÙ GRANDI SONO I PECCATI di Davide Bacchilega

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Leggere parole così non mi era mai capitato. Neanche sentirle dire mi era capitato. Parole come queste non credevo neppure si potessero pensare. Voglio dire, non possono venire da una persona normale, ci mancherebbe. Neanche da una persona malata, per forza. Parole così vanno ben oltre, sicuro, e comunque.
Comunque sono arrivate discrete queste parole, come amano arrivano discrete le parole importanti: scivolano sulla carta, sotto la porta, fra le dita. Si rassegnano anche a farsi buttare via, il più delle volte.

Tre donne con un passato in comune, e che in comune hanno anche la volontà di cambiare vita, ricevono tre lettere terribili che danno l’avvio a una serie di omicidi. Michele, giornalista di nera sempre a caccia di notizie; Gola Profonda, la sua fonte privilegiata, sempre pronto a passare cattive notizie d’altronde: “le cattive notizie sono buone notizie”; Mauro, un tanatoprattore che fa il suo lavoro, (cioè ricompone le salme), con particolare scrupolo, sognando di andare a un quiz tv; una donna con un dolore irrimediabile alle spalle, e poi un pugno di imprenditori e professionisti a completare la fauna che abita questo romanzo corale nel quale le vite dei personaggi si incrociano o semplicemente si sfiorano nel vivere quotidiano della provincia, dove anche ciò che è nascosto non resta mai segreto. 

Davide Bacchilega con Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati, costruisce un noir in cui il mistero sembra fare solo da sfondo a un carosello di varia umanità, dove tutto si lega e dove anche le vite che paiono dall’esterno piane, nascondono pieghe impreviste. Ogni vita ne nasconde un’altra: una vita vissuta parallelamente, fuori dall’ufficialità pubblica, o vite sognate, e forse per qualcuno realizzate.

È un romanzo dove la malattia e il disfunzionale sono presentissimi, fino a confinare col perturbante, in una prosa ripetitiva, ossessiva quanto i personaggi che mette in scena. Si susseguono le descrizioni, il racconto di gesti, sempre gli stessi. Ogni personaggio ha il suo tic, linguistico o no, ma tutto, gesti, descrizioni, tutto va nella direzione di una compulsione continua che contrasta con un paesaggio fatto di una nebbia che non avvolge ma sprofonda, e che più che nascondere mette allo scoperto la carne viva di una comunità come tante.

La storia si dipana tra il ventitre dicembre e il primo gennaio, con una coda finale il primo agosto. Poco più di una settimana in cui i fatti si annunciano, deflagrano (in quantità), e si arriva alla risoluzione. Un limite di questo libro è che lo sviluppo degli eventi non è omogeneo, anzi. Nella prima parte c’è la descrizione dei protagonisti e poi una grande attesa. Leggevo e aspettavo, ma nulla. Per molta parte della prima metà si aspetta. E poi succede tutto senza sosta. Di certo così riusciamo a conoscere bene i personaggi, ma a discapito del ritmo della narrazione.

I personaggi parlano in prima persona, alternandosi: ognuno ha il suo capitolo, uno dopo l’altro, e ognunodavidebacchilega inizia a parlare da dove smette il precedente, creando un continuum narrativo che non rimane puro espediente, ma riesce a spingere il lettore ad andare avanti e girare pagina, anche se l’esito di queste legature è variabile.

Non è facile costruire una storia composta da una catena di voci che prendono la parola per dire io e che si alternano, ognuna diversa e riconoscibile senza sembrare un’unica cosa indistinguibile. Davide Bacchilega ci riesce.

Non chiedo altro che scrivere le mie venti righe, chiamare in redazione e dire di aspettare cinque minuti. Cinque minuti per sfornare la notizia calda che scioglie l’inverno. Servirla in tavola e farvela assaggiare. Cinque minuti per farmi amare.
Perché io vi do la cattiva notizia e voi un po’ mi amate. Perché amate leggere le cose brutte che capitano agli altri. Frugare nei loro escrementi per sentirvi più puliti. Vi piace da matti la cronaca nera. Parlarne a lavoro nella causa caffè.
La mia passione sono gli omicidi. Anche la vostra, lo so. In questo siamo complici. Voi davanti alla pagina e io dietro. A ciascuno il suo.

Consigliato a chi legge noir: ‘perché sapere chi è l’assassino non è poi la cosa più importante’.

PIÙ PICCOLO È IL PAESE, PIÙ GRANDI SONO I PECCATI
Davide Bacchilega
Las Vegas
2016
pp.303
Euro 15,00
Disponibile anche in eBook

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