LA PIÙ AMATA di Teresa Ciabatti

La più amata di Teresa Ciabatti è un libro che si divora e che divora a sua volta. La trama non lascia indifferenti, ma è soprattutto la scrittura a conquistare: convulsa, diretta, usa tutta la sua forza per colpire.
Teresa ha quarantaquattro anni e vuole ricostruire la storia di suo padre, Lorenzo Ciabatti, il “Professore” con un misterioso anello al dito. Un padre bugiardo, anaffettivo, distante, che gioca a fare Dio “costruendosi una schiera di debitori” nel piccolo comune di Orbetello, in cui è primario presso l’ospedale locale.
Nomi noti affiorano alla memoria di quell’“adulta incompiuta” che Teresa crede di essere: Licio Gelli, Amintore Fanfani, Junio Valerio Borghese, persino Robert Wood Johnson II…

Ero il suo alibi […]: c’è una bambina. Agli incontri c’è sempre una bambina (ed ero io, signori! Io in carne e ossa, innocente, sperduta, che assistevo alla Storia d’Italia, credo…

Se scrivere è anche “indagare, ricordare, collegare”, questo libro rappresenta il tentativo di afferrare i fili che tenevano insieme una famiglia o forse, più precisamente, di smascherare la loro debolezza.
Tre figure, quattro momenti e il progressivo sgretolarsi di un castello di sabbia.
Lorenzo Ciabatti: le stesse mani che salvano vite estranee, distruggono la vita di chi lo ama. Come Francesca Fabiani, giovane anestesista romana che diventerà sua moglie, con una cerimonia alla quale gli invitati intonano Faccetta nera. Una madre che, nei ricordi della figlia, dorme sempre. Dorme un anno intero o forse più…

Quanto vorrei averti conosciuta allora, mamma, prima di noi, quando tutto era pieno di speranza. […] Un senso di malinconia mi prende dentro, come una mancanza, la mancanza di quella mamma che non ho mai conosciuto, dove sei? Sospiro. Dove sei, mamma giovane e bellissima?

Teresa Ciabatti: un’infanzia che vale sei miliardi di lire, un fratello gemello quasi fantasma e un modo di piangere che sembra una crisi epilettica. Una ragazzina viziata, sì, ma infelice. Che a un certo punto si lascia alle spalle la cieca ammirazione per il padre e inizia a provare un forte risentimento.

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia del Professore. La gioia, l’orgoglio, l’amore del professor Lorenzo Ciabatti. Che lo sappiate tutti – paesani, poveri, invidiosi – guardateci passeggiare nel corso, io e lui vicini vicini, oh, papi, e voi che vi fermate a salutarlo, e lui che vi risponde con un semplice cenno del capo, come il papa, come dio, lui che risponde alle vostre celebrazioni, tenendo per mano la sua bambina. Solo lei. Solo me. La più amata.
Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni, e a ventisei dalla sua morte, decido di scoprire chi fosse mio padre.
Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni. Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho dieci anni, nove, otto, sette, sei, non mi sono mai mossa da lì.

Un mantra a tratti lucido e deciso, a tratti disperato, un’anafora che testimonia un tormento.
Accavallamenti di voci, sovrapposizioni di volti, confusione di eventi, questo il modo in cui entriamo gradualmente nella vita di una ragazzina che arriva a desiderare di essere picchiata o violentata, pur di legittimare un disagio che in quanto privilegiata non può permettersi di manifestare.

…io sono qui, sopravvissuta al buio del passato (era così buio?), al gorgo di un’infanzia infelice (ma poi: era così infelice? Sii onesta, Teresa Ciabatti…). Io sono una sopravvissuta, e voi no.

A più riprese l’autrice si mostra consapevole della persistenza, nella narrazione, di uno sguardo e di una prospettiva infantile, di una memoria malferma perché impigliata nelle percezioni, talvolta distorte, di una bambina. In alcuni momenti, il lettore è quasi portato a dubitare di essere vittima di un bluff, non capisce dove finisca la realtà e dove inizi l’immaginazione.
Così Teresa ha il suo personale “bianconiglio”: una candida gallinella che fa più volte la sua comparsa, fino a quando, scomparendo dietro un cespuglio, mette un punto a questa storia.
Teresa è una “sopravvissuta”, lei è viva, suo padre e sua madre sono morti. Ma ci si accorge ben presto che quel padre distaccato e quella madre “addormentata” continuano a vivere nei gesti replicati dalla figlia.


La più amata
Teresa Ciabatti
Mondadori
febbraio 2017
Pagine 218
ISBN 9788852078972
Disponibile anche in eBook

2 thoughts on “LA PIÙ AMATA di Teresa Ciabatti

  1. E io come vorrei conoscerti, guardandoti forse capirei meglio se il tuo libro così contratto e lieve , che comunque mi è piaciuto, sia costruito con la testa o venga dalla pancia.
    Lèggerò altri libri

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