IL PROBLEMA SPINOZA di Irvin D. Yalom

«Come si chiama, giovanotto?»
«Bento Spinoza. In ebraico mi chiamano Baruch».
«E in latino il suo nome è Benedictus. Un nome bello, santo. Io sono Franciscus van den Enden. Dirigo un’accademia di studi classici. Spinoza, ha detto… uhm, dal latino spina e spinosus, che rispettivamente significano “spina” e “pieno di spine”».
«De Espinoza, in portoghese» dice Bento, annuendo. «“Da un luogo pieno di spine”».
«Il suo genere di domande può risultare spinoso per gli educatori ortodossi e dogmatici». Le labbra di van den Enden s’increspano in un sorriso malizioso. «Mi dica, giovanotto, lei è stato una spina nel fianco dei suoi insegnanti?» Anche Bento sorride.

Con affascinante maestria e profonda abilità, Irvin D. Yalom, dopo Le lacrime di Nietzsche e La cura Schopenhauer, inventa l’ennesimo romanzo a marchingegno, un’altra bomba pronta a esploderti nelle mani che non c’è modo di lasciar andare prima di averlo letto fino in fondo.

Questa volta protagonisti della storia sono il filosofo Baruch Spinoza e il nazista Alfred Rosemberg. Apparentemente estranei, lontani per tempo, spazio e religione (cioè i tre dilemmi metafisici del mondo), eppure paurosamente vicini. Rose nate in un roseto che le opprime e le rifiuta, rose cresciute insieme alle loro spine, destini di solitudine, lacrime e incomprensione. Come solitarie rose del deserto, Spinoza e Rosemberg, si attraggono e si respingono, attraverso l’ascesa e la disfatta dell’uno vive la vita e l’esilio dell’altro, la rabbia e il pregiudizio di uno si riflette nella stima vergognosa nei confronti dell’altro, libero pensatore, acuto filosofo che non rinunciò mai alla sua libertà di pensare e di esprimersi.

La previsione del preside Epstein, che la curiosità e l’intelligenza limitate di Rosenberg l’avrebbero reso innocuo, si rivelò completamente sbagliata. E sbagliata fu anche quella che Goethe e Spinoza sarebbero svaniti immediatamente dai suoi pensieri. Al contrario, Alfred non fu mai in grado di liberare la sua mente dall’immagine del grande Goethe inginocchiato dinanzi all’ebreo Spinoza. Ogni volta che i pensieri su Goethe e Spinoza (ormai uniti per sempre) si manifestavano, Rosenberg ne coglieva solo brevemente la dissonanza e poi la spazzava via con la prima ramazza concettuale che aveva sotto mano.

Spinoza, stimato dal grande Goethe, il grande Goethe maestro e autore preferito dal piccolo Rosemberg, nazista fin dall’alodescenza che si scontrerà con l’immensità del pensiero Spinoziano e l’incomprensibilità della sua Etica da parte di chi etica non ne ha; un libro che viaggia su due binari, paralleli e per questo infiniti, che mai si toccano eppur sempre si sfiorano, Rosemberg che non comprende Spinoza, Spinoza che non comprende il pregiudizio e la superstizione, Rosemberg ammaliato e poi umiliato da Hitler, Spinoza che rinunciò a tutto per seguire gli insegnamenti di Van den Enden, storie di persecuzione, di chi la fa e di chi la subisce, il nazista che non cede davanti all’intelligenza del filosofo ebreo e ne cerca l’inganno, il broglio, essere inferiore l’ebreo Spinoza deve il successo del suo pensiero a qualcosa di esterno a lui, alla sua razza: il segreto di Spinoza è nella sua biblioteca. Così mentre vediamo nascere nella mente del filosofo la sua etica e la consapevolezza che essa lo avrebbe allontanato da tutto ciò che amava, perché rivoluzionaria e quindi priva del cattivo gusto di chinarsi a qualsiasi schema impostole,contemporaneamente accanto ad esso si andrà sviluppando un personaggio inquietante, tormentato, rosa piena di spine alla quale neanche lo stesso autore riesce ad avvicinarsi. Sfuggente per natura, Rosemberg ci mostrerà quanto pericolosa sia l’ignoranza e quante spine occorrono a una rosa per perire del suo stesso dolore.

Pensare, pensare sul serio, era un lavoro talmente faticoso, un po’ come spostare bauli pesanti in soffitta. Invece Alfred era diventato un esperto nell’arte dell’omissione. Si distraeva, tuffandosi in varie attività, ma soprattutto si era persuaso che solide convinzioni potessero fare a meno di qualunque indagine.
Un tedesco autentico e nobile onora un giuramento e, all’avvicinarsi del suo ventunesimo compleanno, Alfred ricordò la promessa fatta al preside di leggere l’Etica di Spinoza. Intendendo rispettare la parola data, comprò una copia usata del libro e si immerse nella lettura, solo per essere accolto fin dalla prima pagina da un lungo elenco di definizioni incomprensibili



IL PROBLEMA SPINOZA 
Irvin D. Yalom
Trad. Serena Prina
Neri Pozza (Biblioteca)
pagg. 441
euro 15

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