CRISTINA CAMPO (29 aprile 1923 – 10 gennaio 1977)

Passo d’addio

For last year’s words belong to last year’s language
and next year’s words await another voice.

Si ripiegano i bianchi abiti estivi
e tu discendi sulla meridiana,
dolce Ottobre, e sui nidi.

Trema l’ultimo canto nelle altane
dove sole era l’ombra ed ombra il sole,
tra gli affanni sopiti.

E mentre indugia tiepida la rosa
l’amara bacca già stilla il sapore
dei sorridenti addii.

[Amore, oggi il tuo nome]

Amore, oggi il tuo nome
al mio labbro è sfuggito
come al piede l’ultimo gradino…

Ora è sparsa l’acqua della vita
e tutta lunga la scala
è da ricominciare.

T’ho barattato, amore, con parole.

Buio miele che odori
dentro i diafani vasi
sotto mille e seicento anni di lava —

ti riconoscerò dall’immortale
silenzio

[Devota come ramo]

Devota come ramo
curvato da molte nevi
allegra come falò
per colline d’oblio,

su acutissime làmine
in bianca maglia d’ortiche
ti insegnerò, mia anima,
questo passo d’addio…

La Tigre Assenza

pro patre et matre

Ahi che la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…

TRADUZIONI POETICHE

Da Dickinson

[Tocca leggero la dolce]

Tocca leggero la dolce
chitarra della natura
se non conosci ancora
la canzone.
O d’ogni uccello
ti accuserà lo sguardo
che ti facesti bardo
innanzi l’ora.

Da Rossetti

Compleanno

Il mio cuore è un uccello che canta
e il mio nido fra i giunchi dell’acqua,
e il mio cuore è un arbusto di melo,
e piegano i rami le frutta.
Il mio cuore, conchiglia iridata,
scherza in un mare d’alcione:
ma più giocondo è il mio cuore
perché il mio amore è venuto.

Levate un’alcova di seta
ornata di porpora e vaio,
melograni e colombe scolpite
e pavoni di mille pupille,
grappoli d’argento e d’oro
fiori di giglio e foglie d’oro —
perché il gran compleanno è venuto,
è venuto il mio amore.

Da Williams

Aprile

Fossi venuta via
con me, in un altro stato,
avremmo avuto pace, tu ed io.
Ma il sole che sale laggiù
dal nulla, da oltre il lago, era
troppo basso nel cielo,
troppo lo si premeva
da ogni lato,
troppi bocci di sùmmaco, rosei sulla cima,
coperti di gomma limpida,
troppi cuori dischiusi di lillà,
troppi, troppi rigonfi
molli fiocchi di pioppo,
sui rami spogli!
Troppa forza nell’aria.
Io non avevo requie contro quella
primavera!
Il tonfo degli zoccoli
sulle crude zolle mi restava
metà della notte accanto.
Mi destavo sorridente ma stanco.

Cristina Campo, La Tigre Assenza a cura di Margherita Pieracci Harwell — Adelphi

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