ANNA di Niccolò Ammaniti

AnnaNiccolò Ammaniti, nel suo ultimo romanzo Anna, catapulta il lettore in una Sicilia del 2020 in cui un virus che genera una febbre mortale (la Rossa) ha ucciso tutte le persone adulte.
Rimangono solamente i bambini, tutti condannati a morte una volta giunti nell’età dell’adolescenza.
La protagonista, Anna appunto, è una ragazzina di 13 anni che assieme a suo fratello minore Astor, al cane Coccolone e a un ragazzo, Pietro, conosciuto lungo il percorso, viaggia in direzione del “Continente” nella speranza di trovare qualche adulto sopravvissuto che abbia già trovato un antidoto.

[…] C’erano mille leggende assurde su come guarire dalla Rossa. In molti erano sicuri che qualche Grande fosse sopravvissuto all’epidemia, che oltre il mare, in Calabria, ce ne fossero ancora. Si nascondevano in rifugi sotterranei e bastava trovarli per essere curati. Altri erano convinti che dovevi andare sott’acqua con una gallina e rimanerci fino a che non moriva: guarivi perché le trasferivi il virus. E c’era chi credeva che bisognasse mischiare il cibo con la sabbia, o salire su una montagna vicino Catania da cui nascevano le nuvole. Insomma, se ne dicevano tante. Anna sapeva solo che aveva visto migliaia di Grandi ridotti a mucchi d’ossa e non aveva mai incontrato nessuno che avesse superato i quattordici anni.

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L’ARABO DEL FUTURO di Riad Sattouf

Copertina l'arabo del futuroHo conosciuto Riad Sattouf alla presentazione che ha tenuto al Festival di Internazionale a Ferrara. Mentre, come dedica, mi disegnava il piccolo protagonista dai boccoli biondi (cioè se stesso) del suo magnifico romanzo a fumetti autobiografico, io sbirciavo di sottecchi, pieno di curiosità,  la sua capigliatura scura.
La voce narrante dell’opera, appena tradotta in Italia da Rizzoli Lizard, L’arabo del futuro. Una giovinezza in Medio Oriente (1978-1984), già vincitrice in Francia del prestigioso premio Fauve d’or come miglior fumetto al Festival d’Angoulême 2015, è proprio quella del piccolo Riad che racconta i suoi primi sei anni di vita trascorsi fra la Francia, la Libia e la Siria seguendo gli spostamenti per lavoro del padre, professore siriano laureato alla Sorbona. Il bambino attira su di sé le attenzioni di tutti, anche a causa dei suoi capelli biondi (l’autore ha giurato, durante l’incontro, che erano proprio così nell’infanzia): i ragazzini arabi lo chiamano ebreo per questo, mentre i francesi lo considerano un arabo per il nome strano. È un alieno ovunque vada, ma ha dalla sua un carattere espansivo e una sana curiosità che gli fanno superare tanti inconvenienti.
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IL BUIO OLTRE LA SIEPE di Harper Lee

Il buio oltre la siepeL’attesa per l’uscita in Italia del sequel Va’ metti una sentinella prevista per il 19 novembre in edizione Feltrinelli è talmente elevata che mi ha spinto a leggere un classico della letteratura americana: Il buio oltre la siepe (titolo originale “To Kill a Mockingbird”  – Uccidere un usignolo). Conoscevo poco della figura di Harper Lee e i commenti che avevo ricevuto su questo romanzo scritto negli anni ‘60 erano tutti entusiastici.

Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.

La storia è ambientata nell’Alabama degli anni ’30 in un paese chiamato Maycomb ed è narrata dalla voce sfrontata e innocente della protagonista, Jean Louise detta Scout, una bambina che vive con il fratello più grande Jem, il padre avvocato Atticus Finch (portato sullo schermo nella versione cinematografica da Gregory Peck che con quest’interpretazione vinse l’Oscar) e la governante di colore Calpurnia. Continua a leggere