ROMANZI BREVI di Joseph Roth

E’ raro trovare un altro scrittore la cui opera, come quella Joseph Roth – scrittore austriaco vissuto a cavallo tra il XIX^ e il XX^ secolo – sia totalmente inchiavardata nella storia del suo tempo: i suoi scritti sono una sonata monocorde sul tasto della crisi dell’occidente, focalizzata attraverso la disgregazione del suo “piccolo mondo antico”, costituto dall’Impero austro-ungarico, la cui Weltanschauung per generazioni aveva fatto da collante a popoli di culture svariate.

Le sue opere più famose sono: La marcia di Radetzky (1932), La cripta dei cappuccini (1938) e La leggenda del santo bevitore (1939), la prima scritta anteriormente alla presa del potere di Hitler (gennaio 1933), le altre in pieno Nazismo. In queste opere, in un certo senso, si fornisce compiutezza storica a cause che risalgono alla crisi immediatamente posteriore alla prima guerra mondiale, di cui Roth dà conto in altri tre romanzi brevi: La tela del ragno (1923), Hotel Savoy (1924), La ribellione (1924), pubblicati in Italia da Adelphi insieme al posteriore Il peso falso (1937), che tratta temi diversi, col titolo Romanzi brevi. Continua a leggere

IL SOCCOMBENTE di Thomas Bernhard

Il soccombente di Thomas Bernhard, Edizioni Adelphi, è la prima e sinora unica opera che ho letto dell’autore austriaco prematuramente scomparso nel 1989 a soli 58 anni, dopo aver convissuto sin dalla giovinezza con la tubercolosi.

Ho iniziato la lettura del romanzo subito dopo l’acquisto, ed ho finito la lettura delle 186 pagine che lo compongono già il giorno successivo, e sono impaziente di affrontare le altre opere di questo potente scrittore.

La storia ripercorre l’esistenza di due giovani pianisti, entrambi provenienti da ricche e opprimenti famiglie borghesi, che, nei primi anni ’50, recatisi a Salisburgo a un corso di perfezionamento tenuto dal maestro Horowitz, incontrano un altro giovane pianista, le cui capacità straordinarie sono sin da quei giorni già evidenti, Glenn Gould, colui che presto diventerà uno dei più grandi, se non il più grande pianista del ‘900.

 

Fatale per Werthemer è stato il fatto di essere passato davanti alla stanza trentatrè proprio nel momento in cui Glenn Gould suonava in quella stanza la cosiddetta Aria. Werthemer mi raccontò la sua esperienza e disse che mentre sentiva suonare Glenn era rimasto in piedi davanti alla porta della stanza trentatrè fino alla fine dell’Aria. Allora compresi con chiarezza che cos’è uno shock, pensai adesso

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