VITA E OPINIONI FILOSOFICHE DI UN GATTO di Hippolyte Taine

Vita-e-opinioni-filosofiche-di-un-gattoState cercando un libro da leggere sotto l’ombrellone o nella pace di una vetta alpina? Perfetto, eccolo qui: Vita e opinioni di un gatto del filosofo francese Hippolyte Taine, un libro piccolo piccolo ma dall’anima doppia che riesce a essere doppiamente delizioso e adatto a essere letto ovunque e da chiunque.
Seppur breve, Vita e opinioni filosofiche di un gatto si presenta come vero e proprio racconto di formazione e compendio della filosofia materialista e relativista di Hippolyte Taine, che mischia ironia e realismo, leggerezza e cinismo per raccontare una favola morale, un racconto filosofico che traccia un doppio ritratto, quello del gatto e della natura, e quello dell’uomo: egoista, orgoglioso e superstizioso.
Il racconto inizia con una dolcezza che però già lascia presagire altro:

Sono nato in una botte in fondo a un fienile: la luce cadeva sulle mie palpebre chiuse, così, i primi otto giorni, mi sembrò tutto rosa.
L’ottavo fu ancora meglio; guardai e vidi una grande pioggia di luce sull’ombra nera, danzavano la polvere e gli insetti. Il fieno era caldo e odoroso; i ragni dormivano appesi alle ragnatele; i moscerini ronzavano; tutti avevano un’aria felice.

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AUTOBIOGRAFIA DI UNA FEMMINISTA DISTRATTA di Laura Lepetit

autobiografia-di-una-femminista-distratta-laura-lepetit-nottetempoLaura Lepetit ci consegna un’autobiografia quasi involontaria, tutta fatta di cose piccole anche quando non lo sono. Passa da un argomento all’altro con una leggerezza curiosa, salta qua e là, da fatti minimi di tutti i giorni a incontri memorabili, che però, in questo mare parentetico, sembrano diventare anche loro, semplice vivere quotidiano.

Se i libri, la casa editrice La Tartaruga, da lei fondata nel 1975,  le scrittrici (perché La Tartaruga nasce come casa editrice femminista), sono lo sfondo su cui si muove questo libro dalla struttura esile, ci sono almeno altre due dimensioni rilevanti che accompagnano il lettore: il femminismo e la vecchiaia. A questi due aspetti, o forse come loro complemento/controfigura, ci sono la gatta dell’autrice assieme alla campagna.

Per Lepetit il femminismo sembra stare quasi al pari di un nuovo venire al mondo, e questa ri-nascita per lei coincide segnatamente con l’incontro con Carla Lonzi e il gruppo di Rivolta Femminile. Ma più che essere una femminista distratta, l’autrice sembra essere una donna autonoma e caparbia, a tratti critica, se non addirittura eretica, al punto da essere capace di uno strappo forte che la allontanerà da Rivolta Femminile e dalla fondatrice del gruppo, Carla Lonzi, lasciando una cicatrice profonda. Proprio la nascita della casa editrice è la causa di questo strappo mai ricucito. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Eleonora Sottili

EleonoraSottili1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
A me è sempre piaciuto scrivere, in seconda elementare, componevo poesie. Poi ho anche scritto un romanzo, di cui non ricordo molto, ma so che parlava di pecore. Il motivo di questa ambientazione agreste mi è tuttora sconosciuto, e comunque per molto tempo quel romanzo sulle pecore è rimasto la mia opera più valida, perché nella fase adolescenziale ho preso una deriva filosofico-sentimentale terribile: tutti i miei personaggi stavano seduti al tavolino e parlavano tra loro. Erano pagine di una noia mortale.
Nonostante le oscillazioni del mio talento, ho sempre sognato di diventare una scrittrice, ma ho impiegato diversi anni e ho fatto moltissimi giri prima di riuscire a capire come si faceva.
Continuava a essere un sogno dietro a tutto il resto. Mi sono laureata in psicologia, ho lavorato in ufficio, in ospedale, ho insegnato, ma continuavo a dirmi: da grande voglio fare la scrittrice. Il problema maggiore credo fosse diventare grande. Continua a leggere

LA QUESTIONE PIÙ CHE ALTRO di Ginevra Lamberti

la-questione-piu-che-altro-d466La questione più che altro è il libro d’esordio di Ginevra Lamberti. E’ la storia di Gaia, che poi tanto Gaia non è. Studentessa fuoricorso del Dipartimento di Studi Euroasiatici, in procinto di laurearsi con una tesi sul tagiko, Gaia vive con la madre (la genitrice) nella valle circondata da ricordi (nonna-di-su, nonna-di-giù, nonno-di-su,  nonno-di-giù) e persone reali più o meno strambe. Il padre (il genitore), malato, vive con Marta (la compagna) in un paese vicino Treviso.
Gaia studia, lavoricchia, si laurea, cerca lavoro, non trova lavoro, trova lavoro. Si trasferisce dalla valle a Mestre, da Mestre a Venezia.

Come dicevo, mancano diciannove giorni a Natale, venticinque a Capodanno, qualcosa di piú e di ancora imprecisato all’ultimo esame. Adesso torno dentro a studiare, perché sto bene, non so se l’ho già detto, la questione è piú che altro che alla lunga mi annoio di noia mortale a stare nella valle dove vivo.

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