SENZA RAGIONE APPARENTE di Grazia Varesani

SeSenza ragione apparente_Verasaninza ragione apparente, quinto noir della serie che vede come protagonista l’investigatrice privata Giorgia Cantini, è il nuovo romanzo di Grazia Varesani. È passato qualche mese da quando l’ho comprato in occasione della presentazione alla libreria Feltrinelli di Ferrara, e finalmente, sono riuscito tra i troppi impegni a trovare lo spazio per leggerlo.

“Sai perché faccio questo mestiere di merda?” Gli dico avvicinandomi a ogni passo. “Perché detestavo il Carnevale. Non smette mai, dura tutto l’anno. Ci si alza al mattino e ognuno indossa la sua bella mascherina, e se la toglie di notte, come una dentiera. Allora ti chiedi quanto costa fingere, fingere sempre, senza interruzione.” Mi accendo una sigaretta, coprendo l’accendino con la mano. “Forse una verità in senso assoluto non esiste, ma esistono momenti in cui la intravedi e non puoi fare altro che braccarla, perché è una merce rara, moto rara.”

Il romanzo è ambientato a Bologna, città spesso scenario di scrittura gialla con i suoi portici che nascondono insidie e il suo sangue che ribolle. È autunno.  Senza ragione apparente si è suicidato un ragazzo di nemmeno diciott’anni, Emilio, lasciando un biglietto in cui ha scritto solamente due parole: “Sono stanco”. La madre, dopo otto mesi, si rivolge all’investigatrice privata perché non si dà pace. E Giorgia Cantini, donna tosta, corazzata ma non troppo contro le avversità della vita (la morte della sorella Ada, suicidatasi a Roma tanti anni prima – in Quo vadis, baby?, primo romanzo della serie – la scomparsa prematura della madre, il difficile rapporto con il padre, maresciallo dei carabinieri fondatore dell’agenzia investigativa), s’immergerà in un mondo di liceali all’apparenza duri e scafati, sempre connessi con il mondo grazie ai loro smartphone, i quali in realtà si dimostrano fragili, fragilissimi, rispecchiando le figure deboli dei loro genitori, pieni di ansie e di aspettative. Figure principali della storia sono appunto i giovani, le loro emozioni, i loro problemi, l’agonismo obbligato, il rapporto fragilità/forza, il bullismo, la scuola.

Non so niente di loro. Non so se hanno un padre che gli ha fatto ascoltare i Led Zeppelin o i Deep Purple per fargli capire che non ci sono solo i Modà. Non so se hanno una madre che da giovane leggeva Silvia Plath e che adesso regala alla figlia romanzi che parlano di shopping o del grigio in tutte le sue erotiche sfumature. Non so niente, ma penso che invecchiare sia credere di avere avuto diciotto anni in un’epoca migliore, quando in realtà di irripetibile e di entusiasmante c’è solo l’età che avevi.

L’autrice, sotto un velo noir, tesse una trama che le serve per trattare i temi che gli stanno più a cuore: l’animo umgrazia-verasaniano, i sentimenti e il rapporto fra le persone. E, in questo, Grazia Verasani ha un’abilità fuori da comune. Il romanzo fa riflettere, fa divertire (azzeccatissimo il personaggio dell’assistente Genzianella, una ragazza davvero sopra le righe), immerge il lettore nell’umidità e nel grigiore della città e dei suoi abitanti.

Resto seduta, immobile, col cellulare in mano. Ci sono momenti in cui vorresti urlare ma hai le corde vocali bloccate, e ti senti come un pianoforte su cui uno strimpellatore pigia i tasti a casaccio, pestando sul pedale della sordina. Dentro hai questa accozzaglia di suoni compressi, dissonanti, che non trovano via d’uscita. Rabbia, confusione, l’istinto di tapparti le orecchie anche se, fuori, il silenzio è assoluto.

Da leggere, con ragione non solo apparente.

 

 

 

Senza ragione apparente
di Grazia Verasani
Feltrinelli, 2015
Pagine 208
€ 13,00

 

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