Penna a penna. Intervista con l’autore: Alessandro Toso

AlessandroToso1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Quando mia moglie, durante un viaggio in auto, mi ha detto una cosa del tipo “Tu sei un cretino. Ti ostini a fare un sacco di cose per le quali non hai alcun talento, e non fai l’unica che potrebbe davvero riuscirti bene. Scrivere”. Come spesso capita, aveva ragione. Ho capito qualche mese dopo che non avrei avuto scelta, da quel momento sarei DOVUTO diventare uno scrittore; che lo volessi, o meno.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Come capita spesso ho cominciato con racconti più o meno lunghi, che ho sottoposto a un’amica che all’epoca lavorava all’Ufficio Diritti di RCS. Le sono piaciuti al punto da propormi di diventare la mia editor. Dopo il primo romanzo il rapporto si è interrotto (suppongo che si possano subire le ubbie e l’ego di uno scrittore esordiente solo fino a un certo punto), ma il lavoro di palestra e sollevamento pesi metaforici cui mi ha sottoposto è servito tantissimo!

3. Come si fa a sviluppare una buona tecnica della scrittura? Ci sono trucchi che si possono usare per migliorare?
Credo che una buona tecnica sia imprescindibile, se non altro per rispetto del lettore. E’ possibile arrivare a trasgredire le regole solo dopo averle conosciute molto a fondo, non credo nella favola del talento naturale che senza esercizio alcuno arriva a produrre qualcosa di interessante. Per migliorare occorre scrivere moltissimo e, possibilmente, avere qualcuno con la pazienza necessaria per correggere quanto prodotto dall’aspirante autore.

4. C’è una cosa che ha scritto tanto tempo fa e che le piace quanto ciò che scrive adesso?
Di sicuro non dal punto di vista tecnico. La scrittura è esercizio, e credo (spero?) di essere riuscito a trovare la mia voce narrativa solo con il primo romanzo uscito sul mercato. Prima di allora ho scritto moltissimo, e magari le intenzioni narrative erano interessanti; ma di sicuro se pensassi di proporre i miei vecchi lavori a un editore dovrei prima rivederli da cima a fondo.

5. Le sue storie (i suoi libri) nascono meglio quando scrive in tranquillità o sotto stress?
Per fortuna riesco a scrivere in qualsiasi circostanza. Immagino che la qualità di quanto produco possa variare a seconda delle evenienze, ma visto che la riscrittura (e la riscrittura della riscrittura) sono altrettanto importanti della prima stesura c’è sempre il tempo per correggersi.

6. Legge molto? Quali scrittori l’hanno influenzata maggiormente?
Sono un lettore compulsivo, ma non solo di libri. Riviste, fumetti, qualsiasi cosa rechi caratteri stampati attira la mia attenzione. Per fortuna oggi è possibile portare un libro ovunque, persino nel telefonino, per cui non corro più il rischio di restare “senza niente da leggere”, cosa che ricordo ancora essere accaduta in alcuni viaggi all’estero di fine anni 90. In alcune circostanze rimediare era davvero dura! Dovendo fare un nome direi senza dubbio Stephen King. Non tanto per l’ambientazione horror quanto per la sua soprannaturale capacità di comprendere l’animo umano e i meccanismi che ci spingono a comportarci in un modo o nell’altro. In quello è senza dubbio Il Maestro, o almeno lo è per me. Un altro nome che ci terrei a fare è quello di Giovanni Guareschi, artista e artigiano della parola come pochi altri.

7. Ha delle abitudini quando scrive? Predilige dei luoghi particolari dove scrivere?
Per fortuna scrivo ovunque e in qualsiasi momento. Anzi, visto il mio tipo di lavoro “diurno” capita spesso che debba approfittare di momenti rubati qua e là, dalle attese negli aeroporti alle serate negli alberghi. Diciamo che in assoluto preferisco luoghi affollati dove io non debba restare da solo con i miei pensieri. Paradossalmente, quando sono circondato dalle persone mi concentro con molta più facilità su quello che sto facendo.

8. Uno scrittore può imparare lo stile?
Immagino dipenda dalla definizione che si dà di questo termine. Per me non esiste uno stile da canonizzare, esistono le voci letterarie di ciascun autore. Mauro Corona scrive in modo molto diverso da Ian McEwan, eppure sono convinto che nessuno dei due farebbe cambio con l’altro; forse scrivere è un lavoro di scoperta più che di apprendimento, occorre che tramite l’esercizio ogni autore impari a scovare la voce che era già dentro di lui.

9. Il libro è già tutto presente nella sua testa prima di cominciare a scrivere o si sviluppa, sorprendendola, mano a mano che va avanti?
I miei libri partono sempre da una singola scena che per un qualsiasi motivo mi sembra possa essere interessante. Comincio con il descrivere quella, e man mano decido chi siano i personaggi della scena che diventeranno protagonisti, antagonisti o comprimari del romanzo. Sono loro a spiegarmi cosa succederà e perché succederà. Credo che partire con una trama precostituita dia a un romanzo lo stesso sapore dei Quattro Salti in Padella. Niente di male, ma un buon piatto cucinato ingrediente dopo ingrediente è un’altra cosa.

10. Quanto c’è di autobiografico nei suoi lavori?
Credo che nelle trame ci sia poco o niente che mi sia veramente accaduto; al contrario le suggestioni, la psicologia dei personaggi, il modo di comportarsi delle persone sia esattamente quello che osservo tutti i giorni. Dovendo riassumere penso che l’adagio “non scrivere di te, scrivi di ciò che conosci” sia un ottimo consiglio per non annoiare il lettore! Che almeno per quanto mi riguarda, è IL peccato capitale.

11. Progetti per il futuro?
Il mio prossimo romanzo uscirà in primavera per una casa editrice di Napoli, Scrittura e Scritture, con la quale comincio il mio cammino dopo la felice esperienza con Ediciclo. Si tratta di una storia ambientata in Veneto che ruota attorno a una fabbrica e allo scontro tra un manager con pochi scrupoli e le forze che gli si oppongono sotto forma della sua stessa famiglia e di un gruppo di operai deciso a difendere il proprio posto di lavoro. Poi sarei interessato a fare leggere un paio di romanzi per bambini che ho scritto un annetto fa; purtroppo il tempo per la parte, diciamo, promozionale della mia attività di scrittura è limitato, ma sarei proprio curioso di sapere se posso trovare un piccolo pubblico anche per le mie storie per ragazzi.

12. Scrittura a parte, qual è la forma d’arte che sente più affine?
Ecco una risposta che non ha richiesto neppure un secondo di riflessione; la musica! Fin da piccolo ho sempre avuto un “orecchio” piuttosto spiccato, e in età adolescenziale ho cominciato a suonare la chitarra. Purtroppo o per fortuna non ho mai studiato la teoria musicale, ma con la praticaccia e il suddetto orecchio sono arrivato a un livello tale da non infastidirmi quando accendo l’ampli e alzo il volume. Cosa che come sanno perfettamente i miei vicini di casa, avviene almeno tre volte la settimana…

13. Il suo rapporto con le critiche e la Critica?
Domanda cui è difficile rispondere senza sembrare troppo pieno di me. Ci proverò comunque. Mi è capitato di ricevere critiche anche severe da parte di persone del settore e di trovarle assolutamente centrate e pertinenti, e di mettermi al lavoro subito dopo per correggere il tiro. Al contrario, una critica vaga del tipo “non mi è piaciuto” oppure “mi ha annoiato” mi lascia abbastanza indifferente. Dovendo tirare le somme del discorso direi che quando una critica è circostanziata non può non cogliere nel segno, portando un autore a tentare di migliorarsi superando i propri limiti. In quanto alla critica con la C maiuscola, confesso di non frequentarla e di non ambire a esserne frequentato. Scrivo romanzi popolari e spero di restare in quell’ambito, senza scomodare critici letterari di alcun genere o tipo.

14. Quali sono le sue piccole manie?
Nell’ambito della scrittura sono piccole cose innocue che derivano dall’eterna sensazione di non essere all’altezza del mondo letterario (sempre quello popolare, beninteso!); per esempio non numero le pagine, come se nessuno dovesse mai prendersi la briga di leggerle. O do il titolo ai miei romanzi solo dopo averli terminati, per paura di non riuscirci. Anzi, il prossimo che uscirà un titolo provvisorio ce l’aveva, ed era Titanic. Perché avevo la ferma certezza che tutto il progetto sarebbe andato a fondo insieme al suo autore… Per fortuna non è andata così!

 

 

Alessandro Toso è nato a Venezia nel 1970, cresciuto a Treviso, dove vive tuttora con la moglie e le due bimbe. Si occupa di export presso una multinazionale nel settore dell’edilizia.Inizialmente I suoi primi scritti hanno trovato spazio in rete, nei siti di letteratura online www.letteratu.it, www.tornogiovedi.it, www.unonove.org
Nell’autunno 2013 ha preso parte al talent televisivo Masterpiece proponendo il suo romanzo “A Galla”, risultando come secondo classificato della quinta puntata.
A settembre 2014 è uscito il romanzo “Destini Verticali”, con Ediciclo di Portogruaro. Il romanzo è entrato nella cinquina finale del Premio Itas per la letteratura di montagna, e nella terna del premio Cortina d’Ampezzo per la categoria romanzi di montagna. Ha partecipato alla raccolta di racconti Social Network edita da Edizioni Canova nel 2015. Il prossimo romanzo, dal titolo provvisorio “A Galla”, uscirà in primavera del 2016 per Scrittura & Scritture.

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