Penna a penna. Intervista con l’autore: Andrea Molesini

AndreaMolesiniQuando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Intorno ai vent’anni. Volevo essere poeta, solo poeta.

Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Poesie. No, nessuno mi ha incoraggiato.

Continua a leggere

ANNA di Niccolò Ammaniti

AnnaNiccolò Ammaniti, nel suo ultimo romanzo Anna, catapulta il lettore in una Sicilia del 2020 in cui un virus che genera una febbre mortale (la Rossa) ha ucciso tutte le persone adulte.
Rimangono solamente i bambini, tutti condannati a morte una volta giunti nell’età dell’adolescenza.
La protagonista, Anna appunto, è una ragazzina di 13 anni che assieme a suo fratello minore Astor, al cane Coccolone e a un ragazzo, Pietro, conosciuto lungo il percorso, viaggia in direzione del “Continente” nella speranza di trovare qualche adulto sopravvissuto che abbia già trovato un antidoto.

[…] C’erano mille leggende assurde su come guarire dalla Rossa. In molti erano sicuri che qualche Grande fosse sopravvissuto all’epidemia, che oltre il mare, in Calabria, ce ne fossero ancora. Si nascondevano in rifugi sotterranei e bastava trovarli per essere curati. Altri erano convinti che dovevi andare sott’acqua con una gallina e rimanerci fino a che non moriva: guarivi perché le trasferivi il virus. E c’era chi credeva che bisognasse mischiare il cibo con la sabbia, o salire su una montagna vicino Catania da cui nascevano le nuvole. Insomma, se ne dicevano tante. Anna sapeva solo che aveva visto migliaia di Grandi ridotti a mucchi d’ossa e non aveva mai incontrato nessuno che avesse superato i quattordici anni.

Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Federico Moro

FedericoMoro1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Posso dire di avere sempre scritto. Poesie, appunti, commenti, riflessioni, racconti brevi. La forma scritta rappresentava il modo normale di organizzazione del pensiero. Di base sono uno storico ed era questo che desideravo diventare: un indagatore del tempo per cercare di carpire i suoi segreti alla verità. Il lato letterario si è sviluppato, per così dire, come una sorta di deviazione del ramo principale. Tale resta ancora oggi.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Ho cominciato con la poesia. A lungo è stata la forma letteraria che mi sembrava più adatta a esprimere quanto cercavo di dire. Ancora adesso cerco nei versi quegli accenti che non riesco a trovare altrove. Non ho mai ricevuto alcun incoraggiamento. Anzi. Scrivere per me è stato quasi un atto d’insubordinazione, di sicuro una dimostrazione di ostinazione. O di volontà, se si preferisce.

Continua a leggere

L’ARABO DEL FUTURO di Riad Sattouf

Copertina l'arabo del futuroHo conosciuto Riad Sattouf alla presentazione che ha tenuto al Festival di Internazionale a Ferrara. Mentre, come dedica, mi disegnava il piccolo protagonista dai boccoli biondi (cioè se stesso) del suo magnifico romanzo a fumetti autobiografico, io sbirciavo di sottecchi, pieno di curiosità,  la sua capigliatura scura.
La voce narrante dell’opera, appena tradotta in Italia da Rizzoli Lizard, L’arabo del futuro. Una giovinezza in Medio Oriente (1978-1984), già vincitrice in Francia del prestigioso premio Fauve d’or come miglior fumetto al Festival d’Angoulême 2015, è proprio quella del piccolo Riad che racconta i suoi primi sei anni di vita trascorsi fra la Francia, la Libia e la Siria seguendo gli spostamenti per lavoro del padre, professore siriano laureato alla Sorbona. Il bambino attira su di sé le attenzioni di tutti, anche a causa dei suoi capelli biondi (l’autore ha giurato, durante l’incontro, che erano proprio così nell’infanzia): i ragazzini arabi lo chiamano ebreo per questo, mentre i francesi lo considerano un arabo per il nome strano. È un alieno ovunque vada, ma ha dalla sua un carattere espansivo e una sana curiosità che gli fanno superare tanti inconvenienti.
Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Eleonora Sottili

EleonoraSottili1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
A me è sempre piaciuto scrivere, in seconda elementare, componevo poesie. Poi ho anche scritto un romanzo, di cui non ricordo molto, ma so che parlava di pecore. Il motivo di questa ambientazione agreste mi è tuttora sconosciuto, e comunque per molto tempo quel romanzo sulle pecore è rimasto la mia opera più valida, perché nella fase adolescenziale ho preso una deriva filosofico-sentimentale terribile: tutti i miei personaggi stavano seduti al tavolino e parlavano tra loro. Erano pagine di una noia mortale.
Nonostante le oscillazioni del mio talento, ho sempre sognato di diventare una scrittrice, ma ho impiegato diversi anni e ho fatto moltissimi giri prima di riuscire a capire come si faceva.
Continuava a essere un sogno dietro a tutto il resto. Mi sono laureata in psicologia, ho lavorato in ufficio, in ospedale, ho insegnato, ma continuavo a dirmi: da grande voglio fare la scrittrice. Il problema maggiore credo fosse diventare grande. Continua a leggere

IL LADRO DI NEBBIA di Lavinia Petti

IlLadrodiNebbiaLo ammetto: i libri che parlano di libri, di scrittura e di scrittori sono il mio pallino. Ne ho una libreria piena e ancora non mi bastano. Perciò, quando ho visto “Il ladro di nebbia” di Lavinia Petti e ne ho scorso le prime righe, ho subito voluto farlo mio. Più ancora dopo che il libraio, vedendomi già irretita dalla prima pagina, ha esclamato alle mie spalle “stupendo!” senza troppi giri di parole. Trattandosi di un giovane libraio vecchio stampo, di quelli che i libri prima di venderli li leggono anche, ho deciso di fidarmi carica di aspettative. Chi fosse questa Lavinia Petti non ne avevo idea. “Un’esordiente”, mi aveva detto, aggiungendo curiosità alla mia voglia di leggere. Così, una volta a casa, quando ormai fuori era buio, ho ripreso la lettura pronta a finirla quella notte stessa.
Ma qualcosa non ha funzionato e l’incantesimo si è rotto. Continua a leggere

Penna a penna. Intervista con l’autore: Carla Menaldo

CarlaMenaldo1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicura di voler diventare una scrittrice?
Ho sempre avuto una passione per la scrittura, ho cominciato a scrivere poesie come molti adolescenti, ma volevo diventare un medico. Non così agli opposti, pensandoci bene, visto che nei secoli medicina e scrittura sono spesso andati a braccetto.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stata incoraggiata da qualcuno e se sì, da chi?
A parte le poesia, brevi racconti spesso in forma diaristica. Ho trovato insegnanti di lettere molto bravi sia alle scuole medie che al liceo, che hanno sempre incoraggiato la mia espressione letteraria. Unitamente a questo ho partecipato a vari concorsi letterari classificandomi spesso tra i primi posti. Continua a leggere

LA QUESTIONE PIÙ CHE ALTRO di Ginevra Lamberti

la-questione-piu-che-altro-d466La questione più che altro è il libro d’esordio di Ginevra Lamberti. E’ la storia di Gaia, che poi tanto Gaia non è. Studentessa fuoricorso del Dipartimento di Studi Euroasiatici, in procinto di laurearsi con una tesi sul tagiko, Gaia vive con la madre (la genitrice) nella valle circondata da ricordi (nonna-di-su, nonna-di-giù, nonno-di-su,  nonno-di-giù) e persone reali più o meno strambe. Il padre (il genitore), malato, vive con Marta (la compagna) in un paese vicino Treviso.
Gaia studia, lavoricchia, si laurea, cerca lavoro, non trova lavoro, trova lavoro. Si trasferisce dalla valle a Mestre, da Mestre a Venezia.

Come dicevo, mancano diciannove giorni a Natale, venticinque a Capodanno, qualcosa di piú e di ancora imprecisato all’ultimo esame. Adesso torno dentro a studiare, perché sto bene, non so se l’ho già detto, la questione è piú che altro che alla lunga mi annoio di noia mortale a stare nella valle dove vivo.

Continua a leggere