CASINO TOTALE di Jean-Claude Izzo

Casino totale Jeans-Claude IzzoUgo, Manu e Fabio sono cresciuti insieme nella zona povera di Marsiglia, vicino al porto:

I loro corpi e i loro vestiti sapevano di muffa. L’odore del quartiere. La prima ragazza che baciarono aveva quell’odore perfino in fondo alla gola. Ma se ne fregavano. Amavano la vita. Erano belli. E sapevano battersi.

Hanno condiviso tutto, perfino l’amore per la stessa donna: Lole. Dopo qualche furtarello, iniziano a dedicarsi a rapine vere e proprie, durante una delle quali succede un imprevisto: il negoziante rapinato rimane ferito gravemente. Da quel momento le vite dei tre ragazzi si separano: Manu entra nella criminalità organizzata, Ugo se ne va dalla città e Fabio diventa un poliziotto. A quest’ultimo è affidata la narrazione della storia, a partire da quando, anni dopo l’accaduto, si ritroverà a indagare sulla morte dei due amici di gioventù.
La prima dote che ho riscontrato nel romanzo è stata la scrittura altamente visiva: Marsiglia, per esempio, viene tratteggiata in modo così fortemente cinematografico che più che leggerne una mera descrizione la si vede, nei suoi vicoli e con i suoi sapori.

Ricordavo che Aznavour cantava la miseria è meno dura al sole. Sicuramente non era mai venuto fin qui. Fino a questo ammasso di merda e cemento.

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ELOGIO DELLA LETTURA E DELLA FINZIONE di Mario Vergas Llosa

Elogio della lettura copertinaQuando realizzi che la vita fa schifo, è quello il momento in cui prendi in mano un libro.
Sarà che per me è stato così e in un’età in cui ancora non avevo la consapevolezza per capire che, se amavo tanto leggere, era perché mi ribellavo a tutto quello che mi circondava.
Ma ritrovare questa verità nelle parole di Vergas Llosa è stato consolante.
Molti vedono nella lettura appassionata un modo di evadere, fuggire dalla realtà per rifugiarsi nella finzione e in parte è così, ma c’è dell’altro; un concetto più profondo e sottile che a volte anche chi lo pratica non riesce a cogliere interamente.
Chi cerca nella finzione ciò che non ha, dice, senza la necessità di dirlo, e senza neppure saperlo, che la vita così com’è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto, fondamento della condizione umana, e che dovrebbe essere migliore”.
Non mi permetto nemmeno di riassumere questo concetto, che peraltro campeggia sulla copertina di questo pamphlet, Vargas Llosa lo ha espresso troppo bene per banalizzarlo. Continua a leggere