VERSO IL MARE IN OGNI CASO di Carlo Zambotti


I bambini corrono, scappano, si inseguono. La bambina grassa ride. Il bambino biondo, col nasone, ride anche lui. Hanno la cartella sulle spalle, il bambino non le ha volute abbandonare sull’erba umida, si possono rovinare aveva detto. E la bambina non aveva trovato niente da ridire. Le cartelle piene di libri pesano sempre di più. Più fatica, meno forza dice allora la bambina grassa, saggia e stanca di correre. Più volontà meno lagne risponde il bambino. E non parlano più. Corrono.

Verso il mare in ogni caso di Carlo Zambotti è un libro frantumato, la storia è evanescente, non si capisce bene. I due protagonisti si rincorrono e si incrociano di racconto in racconto, prima bambini, fino a diventare adulti. Ci sono qua e là indizi a sufficienza per non essere del tutto disorientati, ma non è questo l’importante, non è la storia che fa stare in piedi il libro, anzi. All’evanescenza della trama fa da contrappeso la gabbia della struttura formale: ogni (mini) racconto ha per titolo una frase di entrata che è anche la frase che chiude il racconto precedente, a eccezione del primo, nel quale il titolo diventa anche incipit. A chiudere questa sequenza, le ultime parole dell’ultimo racconto (e quindi del libro) coincidono col titolo “…verso il mare in ogni caso” a sigillarne la circolarità. Continua a leggere