Penna a penna. Intervista con l’autore: Stefano Cosmo

StefanoCosmo1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Ho iniziato da ragazzo, non ricordo di preciso quando. A scuola mi divertivo a trasformare i temi normali in storie strane, appena ne avevo occasione. Alle superiori scrivevo battute comiche ma adoravo i gialli classici, quelli che in gergo si chiamano “a scatola chiusa”.
Non ero sicuro di voler diventare uno scrittore, più che altro perché non avevo le idee chiare su cosa volevo diventare. Un po’ come ora.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Il mio primo romanzo è stato un noir. Ci sono state due figure molto importanti che mi davano e mi danno la carica giusta per continuare a scrivere: la mia famiglia e Massimo Carlotto. Continua a leggere

SEMBRAVA UNA FELICITÀ di Jenny Offill

sembrava-una-felicità-jenny-offill-NNERaccontare una storia d’amore, un matrimonio, una vita e le sue difficoltà, una storia come tante. Ecco, Jenny Offill con Sembrava una felicità fa questo. In modo magistrale.

È un romanzo caratterizzato da una narrazione meticcia, fatta di una prosa diaristico-poetica sprigionata dai pensieri della protagonista che ci fa attraversare la sua esistenza balbettando parole sue che si mischiano a citazioni aperte e nascoste, mimetizzate in questa narrazione anomala e in apparenza disarticolata.

La protagonista è una donna ambiziosa che vuole diventare una scrittrice bravissima, e infatti: “il giorno in cui ho compiuto ventinove anni ho consegnato il mio primo libro. Se non mi sono ingannato…. Ma poi le cose accadono, e stravolgono i piani, anche i meglio congegnati.

Il mio piano era di non sposarmi mai. No, io volevo diventare un mostro d’arte. Le donne non diventano mai mostri d’arte, perché i veri mostri d’arte si preoccupano solo d’arte e mai di cose terrene. Nabokov non si chiudeva nemmeno l’ombrello, era Vera che gli leccava i francobolli.

Incontra un uomo e si sposa e ha una figlia e finisce per tenere corsi di scrittura.

Alcune donne lo fanno sembrare così facile, quel modo di scrollarsi l’ambizione di dosso come se fosse un cappotto costoso che non va più bene

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Penna a penna. Intervista con l’autore: Alessandro Toso

AlessandroToso1. Quando ha cominciato a scrivere? Era sicuro di voler diventare uno scrittore?
Quando mia moglie, durante un viaggio in auto, mi ha detto una cosa del tipo “Tu sei un cretino. Ti ostini a fare un sacco di cose per le quali non hai alcun talento, e non fai l’unica che potrebbe davvero riuscirti bene. Scrivere”. Come spesso capita, aveva ragione. Ho capito qualche mese dopo che non avrei avuto scelta, da quel momento sarei DOVUTO diventare uno scrittore; che lo volessi, o meno.

2. Che cosa scriveva all’inizio? È stato incoraggiato da qualcuno e se sì, da chi?
Come capita spesso ho cominciato con racconti più o meno lunghi, che ho sottoposto a un’amica che all’epoca lavorava all’Ufficio Diritti di RCS. Le sono piaciuti al punto da propormi di diventare la mia editor. Dopo il primo romanzo il rapporto si è interrotto (suppongo che si possano subire le ubbie e l’ego di uno scrittore esordiente solo fino a un certo punto), ma il lavoro di palestra e sollevamento pesi metaforici cui mi ha sottoposto è servito tantissimo! Continua a leggere

IL BUIO OLTRE LA SIEPE di Harper Lee

Il buio oltre la siepeL’attesa per l’uscita in Italia del sequel Va’ metti una sentinella prevista per il 19 novembre in edizione Feltrinelli è talmente elevata che mi ha spinto a leggere un classico della letteratura americana: Il buio oltre la siepe (titolo originale “To Kill a Mockingbird”  – Uccidere un usignolo). Conoscevo poco della figura di Harper Lee e i commenti che avevo ricevuto su questo romanzo scritto negli anni ‘60 erano tutti entusiastici.

Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.

La storia è ambientata nell’Alabama degli anni ’30 in un paese chiamato Maycomb ed è narrata dalla voce sfrontata e innocente della protagonista, Jean Louise detta Scout, una bambina che vive con il fratello più grande Jem, il padre avvocato Atticus Finch (portato sullo schermo nella versione cinematografica da Gregory Peck che con quest’interpretazione vinse l’Oscar) e la governante di colore Calpurnia. Continua a leggere

LA VITA È UNO SCHIFO di Léo Malet

Malet_Fazi_Lavitaèunoschifo Con “La vita è uno schifo” Léo Malet sconfina dal romanzo giallo/poliziesco per inoltrarsi in un terreno ancora inesplorato che sfocerà in un nuovo genere definito noir. Il romanzo racconta la storia di Jean Fraiger, un anarchico che, assieme ad altri collaboratori, cerca di finanziare un progetto rivoluzionario mediante una serie rapine; se tali rapine in una fase iniziale hanno i connotati di espropri proletari, con il passare del tempo diventano semplici modi per un arricchimento personale da parte del protagonista, in particolare dopo che un gruppo di scioperanti si è rifiutato di utilizzare il denaro ottenuto illecitamente per finanziare ulteriori azioni di lotta operaia. Il protagonista comincia così ad accumulare soldi al solo scopo di conquistare Gloria, una donna già sposata di cui si è innamorato. Per un momento pare che proprio la donna potrà essere la chiave di volta per la risoluzione di quel puzzle disordinato che è la vita di Jean, ma, come ben spiega Luigi Bernardi nella Prefazione, nel noir nessun mosaico, in realtà, viene mai ricomposto. Continua a leggere

METROPOLI di Massimilano Santarossa

Metropoli-massimiliano-santarossaIn poche parole: in un futuro ipotetico, l’implosione delle strutture economiche porta alla dissoluzione del mondo, della società per come noi la conosciamo, porta alla quasi totale estinzione del mondo vivente. Gli uomini rimasti vagano combattendo per la vita, nella desolazione, con la speranza di trovare quello che rimane l’unico approdo che possa promettere la salvezza: Metropoli, città-fortezza che metabolizza tutto e che tutto usa per crescere, a partire dai suoi abitanti.

Giunto a Metropoli il protagonista diventerà il cittadino 5.937.178.

“Rimase seduto sull’asfalto bagnato e lucido per ore. La testa tra le mani. La schiena dolorante. Le braccia schiacciate tra le gambe. Si proteggeva dal gelo e dalla pioggia come un animale in punto di morte, abbandonato, con nemmeno la volontà di disperarsi. Dove era il recupero, dove era la salvezza, dove era la speranza cui ogni essere del passato, del presente, del futuro si affidava, erano le nere nuvole ad aver divorato Dio? Si ricordò del foglio con le indicazioni. Lo prese dalla tasca. Le dita gli tremavano, gli occhi faticavano a mettere a fuoco le lettere rosse stampate sulla carta gialla. Cittadino numero 5.937.178, il suo Alloggio del Popolo si trova alla Zona Riposo, Isolato Residenziale alla Periferia Est, Altezza Z, Posizione B 2.2.6. Raggiungibile attraverso Sistema Elettrico di Superficie.

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LA FORMA MINIMA DELLA FELICITÀ di Francesca Marzia Esposito

LaFormaMinima_Cover Luce vive a Milano, Luce vive barricata in casa, perché uscire fa paura. Luce guarda solo il Canale 32, l’unico che la tv riceve, televendite di gioielli giorno e notte. Luce sopravvive. Fino a quando, prima impercettibilmente e poi in modo via via sempre più evidente, qualcosa cambierà. Nella sua routine entra la piccola Viola/Bambina. Viola che non parla ma capisce, Viola che attacca post-it sulla parete, Viola che telefona a Canale 32 e che fa entrare così nella vita di Luce una forma minima di felicità.

Trascorse il tempo così, post-it appiccicato sul vetro sporco, occhi proiettati a chilometri di distanza. Una parte di me ripercorreva nei suoi silenzi l’esatta percezione dell’essere piccoli in un mondo sconfinato. Mi dava le spalle, i capelli raccolti sulla nuca tonda, la pelle trasparente del collo, le suole degli stivaletti a vista sotto i glutei. Toccò con l’indice il vetro, lo fece scorrere come a tracciare una linea, poi si bloccò e riprese in un’altra direzione.

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CASINO TOTALE di Jean-Claude Izzo

Casino totale Jeans-Claude IzzoUgo, Manu e Fabio sono cresciuti insieme nella zona povera di Marsiglia, vicino al porto:

I loro corpi e i loro vestiti sapevano di muffa. L’odore del quartiere. La prima ragazza che baciarono aveva quell’odore perfino in fondo alla gola. Ma se ne fregavano. Amavano la vita. Erano belli. E sapevano battersi.

Hanno condiviso tutto, perfino l’amore per la stessa donna: Lole. Dopo qualche furtarello, iniziano a dedicarsi a rapine vere e proprie, durante una delle quali succede un imprevisto: il negoziante rapinato rimane ferito gravemente. Da quel momento le vite dei tre ragazzi si separano: Manu entra nella criminalità organizzata, Ugo se ne va dalla città e Fabio diventa un poliziotto. A quest’ultimo è affidata la narrazione della storia, a partire da quando, anni dopo l’accaduto, si ritroverà a indagare sulla morte dei due amici di gioventù.
La prima dote che ho riscontrato nel romanzo è stata la scrittura altamente visiva: Marsiglia, per esempio, viene tratteggiata in modo così fortemente cinematografico che più che leggerne una mera descrizione la si vede, nei suoi vicoli e con i suoi sapori.

Ricordavo che Aznavour cantava la miseria è meno dura al sole. Sicuramente non era mai venuto fin qui. Fino a questo ammasso di merda e cemento.

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ELOGIO DELLA LETTURA E DELLA FINZIONE di Mario Vergas Llosa

Elogio della lettura copertinaQuando realizzi che la vita fa schifo, è quello il momento in cui prendi in mano un libro.
Sarà che per me è stato così e in un’età in cui ancora non avevo la consapevolezza per capire che, se amavo tanto leggere, era perché mi ribellavo a tutto quello che mi circondava.
Ma ritrovare questa verità nelle parole di Vergas Llosa è stato consolante.
Molti vedono nella lettura appassionata un modo di evadere, fuggire dalla realtà per rifugiarsi nella finzione e in parte è così, ma c’è dell’altro; un concetto più profondo e sottile che a volte anche chi lo pratica non riesce a cogliere interamente.
Chi cerca nella finzione ciò che non ha, dice, senza la necessità di dirlo, e senza neppure saperlo, che la vita così com’è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto, fondamento della condizione umana, e che dovrebbe essere migliore”.
Non mi permetto nemmeno di riassumere questo concetto, che peraltro campeggia sulla copertina di questo pamphlet, Vargas Llosa lo ha espresso troppo bene per banalizzarlo. Continua a leggere

IL CENTENARIO CHE SALTÒ DALLA FINESTRA E SCOMPARVE di Jonas Jonasson

Guardandosi alle spalle, lanciò un’occhiata in direzione dello stabile che fino a un attimo prima aveva considerato la sua ultima dimora, dopodiché decise che sarebbe morto da qualche altra parte.

Così Allan Karlsson, il giorno del suo centesimo compleanno, scappa dall’ospizio dove vive defilandosi dalla festa che avevano organizzato in suo onore, dopo aver scavalcato la finestra della sua camera da letto. Ai piedi ciabatte marroni ricoperte di urina.
Arrivato allajonas-jonasson-il-centenario-che-saltò-dalla-finestra-e-scomparve stazione, un giovane gli affida la sua valigia ordinandogli di controllarla finché lui è ai servizi. Allan, vista l’arroganza del ragazzo, decide di appropriarsi del bagaglio e salire sul primo autobus, diretto ovunque si possa arrivare con un biglietto da cinquanta corone.
Da qui ha inizio una serie di situazioni rocambolesche, dal momento che il ragazzo che Allan ha derubato appartiene a un’organizzazione criminale; Allan si troverà così inseguito sia dal proprietario della valigia sia dalla polizia, a sua volta perseguitata dalla stampa, che con la storia del centenario in fuga riempie le prime pagine di tutti i giornali.
I capitoli alternano la narrazione dei fatti presenti a flashback che raccontano la vita passata del protagonista, in modo che, oltre alla storia attuale, mano a mano che si procede con la lettura abbiamo un quadro sempre più chiaro della vita del protagonista prima di finire in quell’ospizio. Continua a leggere

LEGGIADRA STELLA – Lettere a Fanny Brawne di John Keats

Leggiadra stella copertinaEra il 1818 quando John Keats, rientrato dalla Scozia, si trasferì a Well Walk per dedicarsi alle cure del fratello Tom, malato di tisi.
In occasione di una serata mondana conobbe Fanny Brawne, che abitava con la madre e i due fratelli nella casa di Wentworth di proprietà di Charles Brown, amico e benefattore del giovane poeta.
Nessun colpo di fulmine fra i due. Keats era troppo preoccupato per le condizioni di suo fratello e Fanny, probabilmente, troppo vivace per non infastidirlo.
Quando Tom morì nel dicembre dello stesso anno, Keats si trasferì nell’ala della casa di proprietà del suo amico Brown, diventando così vicino della famiglia Brawne.
Ogni giorno vedeva Fanny dalle finestre del suo appartamento, parlavano, si scambiavano visite e biglietti e si innamorarono.
Chiedi a te stessa, amore mio, se non sei crudele per avermi irretito così, per aver distrutto così la mia libertà”. Continua a leggere

BELLI E DANNATI di Francis Scott Fitzgerald

Belli e dannati copertinaQuando affrontiamo un nuovo autore, tendiamo quasi sempre ad iniziare con quei libri che vengono considerati i suoi capolavori.
Ma, riflettendoci, per alcuni scrittori sarebbe meglio accostarsi a loro attraverso i loro testi meno conosciuti.
Belli e dannati viene considerato il “tentativo”, la cosiddetta prova generale di Fitzgerald in attesa de Il grande Gatsby ma, nonostante tutto, avrei preferito accostarmi a lui tramite questo romanzo.
Non è facile spiegare il perché. Questo libro ha la tendenza a rimanermi in mente tramite immagini in dissolvenza.
Difficile immortalarle singolarmente a parole.
Un momento brillano di quella luce dorata che Fitzgerald sa donare alle parole, e un momento dopo, te le vedi sfumare davanti confondendosi in una lunga coda di cometa. Sempre luminosa e dorata, come la sua natura vuole, ma dai margini incerti e confusi. Continua a leggere

SIGNORI BAMBINI di Daniel Pennac

signori-bambini-pennac-feltrinelliJoseph e Igor: “venticinque anni in due”, amici da sempre; Nourdine, mezzo arabo di seconda generazione che fa di tutto per integrarsi, perfino attribuirsi colpe che non ha. Compagni di scuola e compagni di sventura: la sventura di essere alunni del professor Albert Craistang.

Quanti anni poteva avere quel prof inossidabile che trasformava da sempre i suoi allievi in statue di sale? Non lo vedevi entrare in classe. Lo aspettavi, non era ancora lì. Alzavi la testa e non vedevi altri che lui: lo stesso completo da sempre, la stessa macchia viola sotto il fermaglio della penna, lo stesso cerotto sulla stanghetta destra degli occhiali… e così pallido che vedevi di lui solo i lineamenti: il profilo di una caricatura.

Durante la lezione, i tre ragazzi si passano sotto banco un disegno satirico in cui il professore viene inseguito da una folla che marcia dietro a uno striscione con su scritto: “Craistang farabutto pagherai caro, pagherai tutto.” La punizione arriva inesorabile: per l’indomani i tre studenti dovranno svolgere un tema immaginando di trasformarsi in adulti, mentre i loro genitori sono diventati bambini. “E niente soluzioni di comodo.”
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A COLPI D’ASCIA – Una irritazione di Thomas Bernhard

A colpi d'ascia CopertinaHo trovato A colpi d’ascia in una catasta di libri usati. La mia copia ha la copertina scorticata, qualcuno direbbe vissuta, io dico semplicemente rovinata, ma che importa? A colpi d’ascia. Che titolo!

Associato all’autore de Il Soccombente poi, ha tutta la forza di un pugno in faccia e il fascino di una rissa interminabile.
Me lo sono portato via dal negozio a un prezzo ridicolo e per tutto il resto della giornata non pensavo ad altro: A colpi d’ascia. Me lo ripetevo a fior di labbra e già alla parola “d’ascia”, quando la lingua ti si spalma sul palato, mi sembrava di gustare tutto il livore e il lucido cinismo di Bernhard, un veleno che da dipendenza. L’ho letto, ininterrottamente, come schiacciata da un attacco bulimico che non da scampo. Continua a leggere

IL GIUNCO MORMORANTE di Nina Barberova

giunco-mormorante-berberova“Dicembre –La cosa peggiore è la verginità. Qualcosa di mostruoso, che suscita disgusto, ripugnanza, ribrezzo. Non aprirsi mai a nessuno è assolutamente contro natura”.

Così un frammento da Il quaderno nero, il ‘diario’ di Nina Berberova, un frammento di grande lucidità e forza, direi quasi resistenziale. Con poche e chiarissime parole riesce a evocare un mondo dandone allo stesso tempo un’interpretazione e una via di soluzione possibile.

Il quaderno nero è un libro bello e particolare che sto leggendo e rileggendo a tratti, senza seguire un qualsivoglia filo logico. Lo apro, salto
qua e là e poi mi fermo su poche pagine e lo richiudo. Ho preso questo libro per un motivo preciso, dopo aver letto Il giunco mormorante ho sentito la necessità, la voglia di capire di più, cercare di capire meglio Nina Berberova.

Il giunco mormorante è un breve romanzo che ha una qualità rara: continua ad agire. Lo si legge rapidamente godendo di una scrittura agile e asciutta, fatta di cose semplici, quotidiane, ma anche quando si arriva in fondo e non c’è più nulla da leggere, il libro rimane lì e lavora. Continua a leggere